Mattino, non molto presto le otto e trenta.
Per la prima volta, entro nel bar delle mamme che hanno appena lasciato i bimbi a scuola.
Stravaccate fra tavolini e divanetti sembrano la pubblicità del reduce napoleonico. Dopo Waterloo, non Jena.
Tutte, indistintamente, si lamentano di una stanchezza che non possono non ostentare: la fatica del letto e della noia di vivere.
Tutte, indistintamente, si sono appena alzate e stanno per tornare a letto, senza troppo da fare fino all’ora di recuperare i figli da scuola, attività che intendono più o meno come se la scuola fosse in Vietnam e i figli fossero berretti verdi appena paracadutati nella giungla.
Su di un treno affollato, sul solito treno affollato che porta altrove e i cui vagoni puzzano di seconda classe e umanità immiserita, un disgraziato dalle scarpe antinfortunistiche sformate e lavate di polvere, la camicia disegnata di sudore e i pantaloni che non hanno mai avuto un tempo migliore, si lamenta di un anno in cui l’unico contratto che gli è stato concesso era per due giorni da manovale.
Chi non produce ruba agli altri e soprattutto a chi non ha un lavoro.
Potrebbe essere un programma politico, il programma politico del MACP (Movimento per l’Abolizione delle Casalinghe e dei Pensionati).
Mica si può sempre essere politicamente corretti nella vita…
Cammina con la testa incassata nelle spalle.
E’ grosso.
Un grande e grosso bambino di una quarantina di anni.
Cammina ogni mattina con la testa dentro le spalle.
Ondeggia, il cellulare senza scheda all’orecchio, le scarpe da ginnastica sfondate, la maglietta disegnata dal sudore di un’altra notte in una cameretta di bimbo.
E canta.
Canta con una voce di tenore bellissima.
Canta quello che gli viene in mente.
Oggi: Mamma, dammi cento lire che in America voglio andar…
Una voce che esce da quella testa e da quelle spalle e diventa cristallo nell’aria.
Mentre due bambine bionde danzano il sentiero degli zaini verso la notte.
Che ti portano fuori i bambini.
Cui porti fuori il cane.
Che ti portano fuori i bambini, come se fossero cani.
Cui porti fuori il cane, come se fosse un bambino…
Si presenta per la quinta volta.
Stanco, ma con l’aria di chi ha capito tutto.
Sudato, ma con la faccia di uno che non puzza, di uno che non pensa di poter essere un’offesa permanente per chi lo odora.
Prima e unica domanda: Quando è che un giudice può sollevare una questione di legittimità costituzionale? Prima e unica risposta: Quando la legge è contraria al buon costume, ai principi della Costituzione, all’interesse pubblico… Che è come dire, siccome studiare è faticoso, allora penso di poter immaginare la Costituzione e sicuramente non mi sbaglio.
Si sbaglia, invece, gravemente. Esattamente come quando pensava che le sue ascelle non potessero avere odore e che, comunque, quel bell’odore di casa e stalla non possa dare fastidio a nessun essere umano che non gli voglia – del tutto, arbitrariamente e senza alcun motivo – male.
Abbandona l’aula con la faccia del vitello che guarda i colleghi dal recinto del macello e aspetta fuori, aspetta a lungo, finché non ha termine la sessione e può gridare l’ingiustizia: Mi dica che cosa devo fare: questa volta [la quinta, N.B.] avevo persino letto il libro…
Un trapianto di cervello, la sorridente risposta di una giornata d’esami.
Ascensore.
Vecchia sfiorita con fiori.
Sa, professore, che mi è nato il quinto nipote…
Congratulazioni, secco come la frusta dell’indifferenza.
Ma è maschio anche questo. Avrei tanto voluto una femmina…
Non si preoccupi, Signora. Può sempre cambiare idea
😕
Da grande, secco come uno schiocco nelle porte che si chiudono.
Un disgraziato non molto informato spara a due carabinieri davanti a Palazzo Chigi mentre il nuovo governo giura al Quirinale.
Reazioni inconvulse e non troppi interrogativi, non troppe domande ragionevoli e quiete, non quelle di Sherlock Holmes che combatte il terribile Moriarty, piuttosto il genere che fa Nonna Papera quando non trova la torta di mele che ha lasciato a raffreddare sul davanzale.
Il Senato e la Camera hanno un nuovo presidente.
I senatori hanno eletto Libero Grasso, con una maggioranza relativa superata a stento malgrado una elegante questione procedurale posta dal senatore Calderoli e che il presidente provvisorio Colombo ha saputo risolvere nel senso della infondatezza con una rapidità sorprendente per un signore che ha fatto parte dell’assemblea costituente.
I deputati hanno eletto Laura Boldrini, con una maggioranza che non ha avuto bisogno di appoggi esterni ma che è stata più volte fermata da applausi esterni (gli appassionati di applausometri hanno contato ventidue minuti di discorso e venti minuti di applausi). Read more →
Mercoledì, sei ore di lezione.
Ovviamente di cose diverse.
All’inizio della giornata, ci si chiede se sia spostato l’asse terrestre e se siamo finiti in Scozia. Sono dieci giorni che non smette di piovere.
Alla fine della giornata, quando si è salutati con un Buonasera Professore, ci si guarda alle spalle per vedere se c’è qualcuno, perché non si sa più chi siamo.