Autodifesa
Da casa, la signora Lonardo ha fatto cadere un governo.
Difficile non condividere la richiesta di revoca degli arresti domiciliari.
Al consiglio regionale, faceva sicuramente meno danni.
Da casa, la signora Lonardo ha fatto cadere un governo.
Difficile non condividere la richiesta di revoca degli arresti domiciliari.
Al consiglio regionale, faceva sicuramente meno danni.
Si e’ parlato di trenta chili e della sua antica bellezza, chiusa dentro una malattia apparentemente insolubile.
Si sono dette molte cose su di lei e sui suoi figli, sulla loro soitudine apparentemente inarrestabile.
Forse si e’ detto troppo.
Perche’ si e’ sempre parlato solo del nostro punto di vista, del nostro sguardo, malato di nostalgia e di consapevolezza.
Esiste un altro modo di guardarla.
Un modo duro.
Che non le perdona lo sguardo progressivamente piu’ vuoto.
Che non accetta la sua incapacita’ di ridere dei giochi dei bimbi, di quegli scherzi sciocchi ed innocenti che riempiono il cuore dei genitori.
Che vede il rimprovero del suo sguardo mentre si sta perdendo e non riesce a capirlo.
Perche’ non e’ facile capire una persona che non riesce piu’ a vivere.
Non e’ facile accettare la metamorfosi inarrestabile di un corpo piegato da una malattia che e’ solo pensiero e resa.
Non e’ facile sentire il peso della sua caduta sul proprio spirito.
E allora uno puo’ pensare anche di fuggire.
Solo per un momento.
Solo per respirare. Il tempo di riprendere fiato fra due braccia che hanno la forza di abbracciare.
Perche’ non si e’ nati per trovare degli occhi vuoti incorniciati da un fuoco spento.
La resa e’ una sconfitta che non perdona.
Annienta ed annichilisce.
Si scompare cosi’. Ci si arrende alla vita. Come naufraghi che si cibano di cadaveri.
Non volevo scrivere questo post.
Non volevo scrivere della fiducia a Prodi.
Non volevo scrivere di Marini e di Nino Strano.
Nè del primo che urla "Mica siamo all’osteria" né del secondo che tira fuori una bottiglia di champagne e si ingozza di mortadella.
Platealmente.
Simile al basso impero post Caligola.
Perché anche Tiberio aveva più dignità.
Ma non riesco a non farlo.
Mi sento di doverlo fare.
Con delle osservazioni molto tecniche.
Da professore pissero.
Prodi ha sostenuto che chiedere la fiducia era un dovere.
Un dovere istituzionale.
Un modo per rispettare la sovranità del Parlamento.
Non è così.
Può essere così solo se si considera la Costituzione come un testo scritto, un qualcosa che può essere liberamente interpretato dal suo lettore.
La Costituzione però non è un testo.
E’ la consapevolezza di un testo che vive nel tessuto storico, politico e sociale di una nazione.
Se in sessanta anni di storia costituzionale, sei l’unico che si presenta davanti al Parlamento per ricevere una formale mozione di sfiducia, non sei un dritto.
Sei uno che si disinteressa completamente della storia delle istituzioni di cui fa parte.
Le crisi extraparlamentari hanno un valore.
Un valore materialmente costituzionale.
Sono uno strumento per rendere liquida una frattura fra maggioranza e governo.
Per evitare contrapposizioni rigide.
Per consentire la ricerca di mediazioni ponderate.
Ignorare tutto questo non significa rispettare la Costituzione.
Esattamente il contrario.