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L’indipendenza della Corte costituzionale

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/12/2007

Fra le fine di aprile ed i primi giorni di maggio, Romano Vaccarella si è dimesso da giudice costituzionale.
Le motivazioni riguardavano alcune dichiarazioni che erano state rilasciate circa l’ammissibilità dei referendum elettoralli che la Corte è chiamata a giudicare nella prima quindicina di gennaio.
Scriveva Vaccarella che nel momento in cui il governo anticipava pubblicamente una opinione contraria alla ammissibilità dei referendum abrogativi minacciava la sovrana autonomia della Corte e perciò giustificava le sue dimissioni.
E’ di sabato la notizia di un Guzzetta che scrive al Presidente della Repubblica chiedendogli di adottare tutte le misure necessarie ed opportune per garantire l’indipendenza della Corte costituzionale.
Ieri, il Presidente della Repubblica ha esercitato il suo potere di messaggio chiarendo di avere la massima fiducia nella autonomia e nella autorevolezza del Giudice delle leggi.
Due osservazioni.
Primo, la Corte costituzionale non ha bisogno di essere difesa: la sua posizione di ultimo giudice impedisce a qualsiasi altro potere dello Stato di modificare o rivedere il contenuto delle sue decisioni.
Secondo, i giudici della Corte costituzionale godono della stessa immunità che spettava ai parlamentari prima di mani pulite e, perciò, nemmeno loro hanno bisogno di essere difesi.
Ma se è così perché tutti mostrano di temere attacchi per l’indipendenza della Corte costituzionale?
Zagrebelsky, che della Corte costituzionale è stato presidente e presidente emerito, scrive che il giudice delle leggi si deve proteggere dai suoi protettori, un pò come una signorina di malaffare, e che queste dichiarazioni sono molte chiare nel dire alla Corte che l’unico modo che ha per affermare la sua indipendenza è dichiarare l’ammissibilità di referendum che qualche perplessità di carattere costituzionale la suscitano.
Non lo so.
Forse, è vero che se la Corte è un ultimo giudice, è anche un giudice senza ufficiali giudiziari, un boia senza scure: non esiste nessun potere che possa garantire alla Corte costituzionale l’attuazione delle sue decisioni.
L’autorevolezza della Corte si fonda sulla propria credibilità.
E queste dichiarazioni, se è possibile affermarlo, mostrano che la Corte dura fatica ad affermarsi, a sostenere un prestigio che renda all’opinione pubblica implausibili attacchi alla sua indipendenza: se i giornali titolano sulla indipendenza della Corte, il corpo elettorale può dubitarne, può immaginare che nel buio segreto della camera di consiglio possano avere ingresso, come storicamente è accaduto, convitati che nulla hanno a che vedere con le funzioni del giudice delle leggi.
Solo la Corte costituzionale, attraverso la serietà, ma anche la laica semplicità delle sue decisioni, la lucidità dei suoi argomenti, può rispondere, dimostrando di essere davvero al di sopra non solo degli altri poteri ma anche dei pettegolezzi e dei messaggi trasversali che riceve un pò da tutti gli attori politici.

Tesi di laurea (Anche questo lo Scaccabarozzi non lo avrebbe mai fatto)

18 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/12/2007

La discussione delle tesi di laurea è un momento arcano ed oscuro della vita accademica.
Resiste nel rituale un tenue ricordo di quando le università erano composte di poche centinaia di studenti e le tesi venivano davvero discusse: l’allievo doveva dimostrare di essere all’altezza del maestro ed il maestro grazie ai suoi allievi affermava la sua sapienza.
C’è anche una vaga aria da festa di paese: l’aula magna si riempie di signore assai poco abituate ad infagottarsi nei vestiti della domenica e molte delle mani che si stringono quando si ha l’ipocrisia di congratularsi con lo studente non hanno l’aria di avere impugnato molte penne.
Di qua dal tavolo, le tesi di laurea sono un momento di straordinaria noia.
Ci sono varie tecniche per sopravvivere ad una sessione: contare i "cioè" della esposizione del candidato, scommettere sui voti finali prima della discussione, giocare a brik breaker o a sneak sul portatile, etc.
Uno degli strumenti migliori di sopravvivenza è il blackberry: consente di ripassare la posta dell’ultima settimana e di rispondere a quelle mail che sembrano scritte apposta per essere dimenticate.
Per fortuna, ci sono dei colleghi che fanno di tutto per movimentare le sedute.
Così, è successo che un simpatico collega piuttosto anziano, non particolarmente famoso per le sue doti scientifiche, ma molto più noto per i denti che si rincorrono l’un l’altro disegnando un labirinto cariato, abbia introdotto il suo candidato con uno splendido concione sulle conferenze di servizi: E’ una tesi davvero interessante, si occupa di un punto centrale del diritto amministrativo, le conferenze di servizi sono uno degli strumenti più moderni di raccordo interistituzionale, etc.
Fin qui, una relazione noiosa, ma nulla di eccezionale.
Lo strano era guardare il candidato, sempre più a disagio, sempre più preoccupato, si agitava sulla sedia, sembrava sull’orlo di sentirsi male.
L’anziano relatore si accorge che qualcosa non sta funzionando.
Si ferma.
Guarda il candidato.
Il candidato è completamente rosso.
Interviene il Presidente.
Chiede cosa stia succedendo.
Il candidato, con imbarazzata flemma, risponde che la sua tesi non riguarda le conferenze di servizi, ma la conferenza Stato – regioni, che sono una cosa completamente diversa.
A questo punto, è il relatore che arrossisce.
Nemmeno troppo.
Gli è successo di peggio: una volta è stato trovato in un gabinetto mentre si dilettava more ferarum con un giovane allievo e sono cose che nessuno dimentica.

Scene accademiche (Questo lo Scaccabarozzi non lo avrebbe mai fatto)

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
20/12/2007

Si è detto molte volte che l’università sa essere stupefacente.
Sa donare delle scene che non si sarebbero mai immaginate.
E’ un mondo divertente e terribile da osservare con animo distaccato.
Può succedere, ed è successo, che il telefono squilli improvvisamente alle sette del mattino.
Dall’altra parte, un professore al quale non si deve particolare gratitudine.
–   Buongiorno
–   Buongiorno
–   Mi scusi se l’ho svegliata
–   Non si preoccupi, non stavo sognando
–   Le dispiace fare lezione alle otto e trenta?
–   Affatto, lo considero un onore e La ringrazio. Di cosa devo parlare?
–   Mah, non lo so. Decida lei. Parli di quello che vuole. Farà sicuramente meglio di me
–   Parlerei di sistemi elettorali, se può essere d’accordo
La risposta resta nel filo del telefono. Ha agganciato.
Ecco una cosa che lo Scaccabarozzi non avrebbe mai fatto e che io spero di non fare mai.

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