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Rocco e la vampona

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/11/2007

Rocco parla con un perfetto accento ginevrino.
Ma non ha studiato in un collegio svizzero, sua madre – il padre è sconosciuto – faceva le pulizie da quelle parti.
E’ un personaggio decisamente noioso.
Trasuda bisogno di rivalsa sociale.
Ma è timido e si ferma dove lo mettono.
Per vincere qualche problema e battere qualche chiodo, si è iscritto ad una scuola di ballo liscio.
Anche lì, non è diventato nulla di che.
Si è stupito di essere invitato a ballare, dopo un certo tempo, da una vampona sgargiante.
Il genere di donna che porta le calze a rete e lascia intravedere le giarrettiere dagli spacchi della gonna.
A Rocco sembra una milady che non avrebbe mai pensato di poter insidiare.
Ci ha ballato molte volte.
Molte più volte di quelle che sarebbero state sufficienti per avvedersi che poteva provare a stringerla un pò di più.
Ma la tipa non è del genere che si tira indietro per così poco e se Rocco resta indietro lei si fa avanti.
Rocco si stupisce.
Pensa di essere diventato bello.
Di più, charmant.
Esce sempre più spesso.
Cambia macchina.
Camicia.
Vestiti.
Diventa alla moda.
Come possono esserlo Rocco ed il suo accento svizzero.
La vampona comincia ad accennare a certe sue predilezioni sessuali.
Rocco si comincia ad allarmare.
Alla vampona piace legare l’amante e, dopo averlo bendato, sorprenderlo, se così si può dire.
Un giorno, Rocco si trova legato come un salame ad un letto, attentamente divaricato, la povera cosa timidamente penzoloni, praticamente un pisello in decomposizione.
La vampona lo bacia dolcemente e lo benda.
Rocco è ragionevolmente teso.
Non sente nulla per qualche minuto.
Poi sente – metallico e preciso – il rumore di una lama a serramanico.
Sviene.
La vampona chiama l’ambulanza.
Pare non si siano più visti.

La censura anoressica

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/11/2007

Ieri La7 ha pubblicato un servizio sulla anoressia.
Indubbiamente l’anoressia è un problema molto grave.
Una malattia insidiosa, che peggiora inevitabilmente, perché riduce giorno per giorno ogni difesa del malato.
Per La7, un ruolo significativo nella patologia sarebbe dei blog.
Le ragazze anoressiche troverebbero grazie al social networking una motivazione ulteriore per convincersi del proprio atteggiamento di odio verso il cibo.
Anche Splinder è affollato di blog anoressici.
L’idea della Melandri, onnipresente, è il controllo dei contenuti da parte del provider, secondo il modello spagnolo:

(ANSA) – MADRID, 21 NOV – L’agenzia spagnola per la qualita’ di Internet ha ottenuto dalla Microsoft la chiusura di 4 blog che incitavano all’anoressia e bulimia. Le pagine personali erano ospitate in Microsoft Windows Live Spaces. Santiago Ramentol, presidente dell’agenzia (Iqua), si e’ detto ‘molto soddisfatto’ perche’ le pagine consigliavano alle ragazze come perdere radicalmente di peso. E’ la prima volta che un’impresa che fornisce pagine personalizzate accetta una richiesta di questo tipo.

Non sembra possibile essere d’accordo.
Per due ordini di ragioni.

Prima di tutto, la libertà di manifestazione del pensiero è un valore fondamentale di ogni democrazia.
L’idea – apparentemente innocente – della censura di un blog, come di un giornale, come di una emittente, per motivi che riguardano il contenuto del pensiero pubblicato è aberrante.
Le ragazze anoressiche hanno il diritto di manifestare le loro opinioni.
Esattamente come chiunque altro ha il diritto di criticare queste opinioni.
Il problema non è la censura delle opinioni espresse da un malato, ma la critica di queste opinioni, attenta, puntuale, ma anche serena e rispettosa del suo punto di vista.
Lo Stato non può chiedere ad un media di censurare le opinioni degli autori.
Deve vigilare perché queste opinioni possano confrontarsi con opinioni diverse, in un dialogo serrato e costruttivo.
E’ ipocrita pensare che censurare un blog "malato" aiuti a superare la malattia.
Semplicemente la nasconde.
Ma questo non è un successo.

In secondo luogo, l’editore di un blog non è l’editore di un giornale.
I blog non hanno un direttore responsabile della linea editoriale.
I blog sono incompatibili con qualsiasi linea editoriale.
Chi scrive questo post non ha nulla a che vedere con molti altri blogger di Splinder.
Non sarebbe mai pubblicato dallo stesso giornale. E nemmeno lo vorrebbe.
L’idea di un controllo da parte del provider che cura l’hosting di un portale di blog è agghiacciante.
Significa trasformare l’idea di una comunicazione liberamente anarchica, ma anche perfettamente compatibile con i valori costituzionali della libertà di manifestazione del pensiero, in una testata giornalistica.
La blogosfera, se così si può chiamare, offre ai suoi frequentatori la possibilità di esprimere liberamente opinioni che difficilmente troverebbero un altro strumento per emergere.
Questo è uno straordinario passo in avanti nella affermazione di una coscienza collettiva democratica.
Ed è del tutto incompatibile con qualsiasi idea di controllo dei contenuti da parte dei provider.
L’unico controllo che può e deve esistere sono i commenti e il numero delle pagine viste.
Qualsiasi altro controllo adombra una idea di Stato etico che spaventa, perché intimamente fascista.

La bottega dell’antiquaria (appunti di economia fedifraga)

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
26/11/2007

La bottega dell’antiquaria è un luogo molto tipico.
Dentro c’è una antiquaria.
Ma potrebbe esserci anche una disegnatrice di fiori di carta, una modellatrice di crete, una decoratrice di interni, una intrecciatrice di bigiotteria.
E mille altre cose inutili.
Di solito, la bottega dell’antiquaria non va bene.
Non può andare bene.
Vende cose già viste a prezzi carissimi.
Cose inutili e dal costo volgare.
Ci si domanda che cosa c’è dietro.
Qualcuno particolarmente scafato potrebbe pensare ad una lavanderia di denaro sporco.
Ma sarebbe troppo spregiudicato.
No.
C’è un marito.
Un marito che si è rotto le palle della moglie.
Che ha bisogno di trovarle qualche cosa da fare.
E che pur di non averla fra le scatole le paga i conti, ripiana il bilancio di fine anno, va dal commercialista, etc.
Guarda i suoi denari uscire dal portafoglio con un misto di rabbia e di gratitudine.
La bottega dell’antiquario è un perfetto esempio di economia fedifraga: l’utile (o meglio: il ristorno) è una moglie silente e grata.

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