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Un complotto piduista

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
22/11/2007

Per Fedele Confalonieri, la scoperta di un network di condivisione mediatica fra Fininvest e la Rai della scorsa legislatura è un complotto piduista.

Dall’elenco degli iscritti alla Loggia P2, agli atti della Commissione parlamentare di inchiesta:

Berlusconi Silvio, Milano, industriale, Tessera 1816, codice E.19.78 [E = socio effettivo; 1 = fratello massone; 9 = ramo di attività, enti vari; 78 = data di iscrizione], gruppo 17, fascicolo 0625. Versamento per quote 1978 L.100.000 con ricevuta del 5 maggio 1978, n. 104, barrato giallo.

Chi è che fa i complotti?

Il pipi di Berlusconi e la ghigna di Di Pietro

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/11/2007

Ballarò, 20 novembre 2007.
Ci sono Di Pietro, Antonio Padellaro, la_Melandri (è tutta una parola), la_Santanché, Tabacci, Bonanni.
Tabacci si offre a Di Pietro, con fare ammiccante, per la costruzione della cosa bianca.
Di Pietro si compiace vigorosamente.
stor_11650478_34090 Viene afferrato da uno sturbo di coscienza e si sente in dovere di precisare che lui sarà l’ultimo giapponese a difendere il governo Prodi, che pur di non farlo cadere si taglierà la mano destra, che agita dinanzi alla telecamera, come Muzio Scevola davanti a Porsenna.
Si accorge di avere esagerato per la seconda volta: se è così fedele perché accetta di andare sotto braccio con Tabacci? E dice: Vedete, io non ce la faccio più a vivere una maggioranza così. Io voglio stare con persone che vogliono fare, con persone serie.
Si sente in dovere di precisare che sulla fedeltà della Italia dei Valori nessuno può dire nulla, che Turigliatto è stato eletto con i voti di un altro alleato.
Scoppiano applausi a scena aperta.
Davvero impossibile non restare stupiti.
Passi che quando Di Pietro ricorda il disegno di legge Grillo sui parlamentari condannati o indagati nessuno gli rammenti di Gorrini e Osvaldo Rocca: sono più di dieci anni e sarebbe di cattivo gusto rinvangare le indagini di Biondi, che non è stato certo il più impeccabile dei guardasigilli dell’Italia repubblicana.
Ma che quando parla di Turigliatto, nessuno gli ricordi di De Gregorio è davvero singolare.
00022731Il lombrosianissimo senatore De Gregorio, noto per avere sottoscritto assegni scoperti, che non è più un reato ma nemmeno una bella abitudine, successivamente trovati in casa di  un camorrista, indagato per riciclaggio, e che è stato eletto nella Italia dei Valori e ha subito voltato gabbana per diventare presidente della commissione difesa del Senato, davvero non lo ricorda nessuno?
Davvero nessuno ha voglia di rinfacciare a Di Pietro che il primo Turigliatto è stato De Gregorio (e con molta meno dignità, oserei dire)?
Era una battuta facile e scontata.
Ma nessuno ha ritenuto di provarla.
Non la Melandri, che ha bisogno di tenerselo buono.
Non Tabacci, che se lo vuole portare al caldo dentro la cosa bianca.
Non la Santanché, che non lo  vuole nemico.
Insomma, nessuno era smemorato, ma il pipi di Berlusconi spinge forte e costringe tutti a corteggiare il senatore Di Pietro anche a costo di apparire completamente idioti.
Di là, dal miliardario ridens, Califano guidava gli etero contro i gay, dicendo che lui non si approfitta delle donne, ma sono le donne ad approfittarsi di lui.
In un altro momento, avrei sollevato le sopracciglia in un moto di sorpresa e disappunto.
Non in quello: Tabacci, Padellaro, Melandri e Santanché (per tacere di Bonanno) hanno fatto impallidere anche la faccia di bronzo del Califfone.

Il 49 di Berlusconi

19 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
19/11/2007

Si sa che Berlusconi ha annunciato lo scioglimento di Forza Italia, che è un partito politico, e la formazione di un nuovo partito politico: il partito del popolo italiano, che ci è piaciuto chiamare Pipi, o meglio il pipi di Berlusconi.
Tuttavia, a Berlusconi forse sfugge il senso dell’art. 49, Cost. che dice: tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente per concorrere con metodo democratico alla formazione della politica nazionale.
Alla luce di questo articolo, è possibile chiedersi che diritto abbia Berlusconi di annunciare lo scioglimento del partito politico che ha fondato?
In realtà, non ha questo diritto.
Il partito politico che ha fondato non gli appartiene, appartiene a tutti coloro che si sono associati in esso.
Berlusconi annunciando di sciogliere il movimento politico confessa di considerarlo una cosa sua.
Ma se il partito che ha fondato è una cosa sua, questo partito  può concorrere con metodo democratico alla formazione della politica nazionale?
Probabilmente, un partito per poter partecipare alla vita democratica del paese deve essere prima di tutto un organismo democratico, deve vivere di una essenza profondamente democratica.
Ma le dichiarazioni di Berlusconi, che ha scelto significativamente piazza San Babila, strizzando l’occhio alla destra di Storace, negano questa essenza.
E sono perciò preoccupanti.
Forza Italia non è democratica.
Il partito del popolo italiano non sarà più democratico di forza Italia.
L’apparente suicidio politico del primo partito italiano, in realtà, è la confessione della sua natura autocratica.
Ma un paese in cui il primo partito è autocratico può essere una democrazia?

Il pipi di Silvio

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
19/11/2007

Che Berlusconi si dia al pipi e’ cosa che nessuno avrebbe potuto sperare.

Nemmeno la Brambilla, sinceramente provata dalle gelosie soffocate di Bondi e Dell’Utri.

Ha scelto piazza San Babila, un bagno di folla nazionalpopolare, più simile alla inaugurazione di un ipermercato che alla politica plebiscitaria di questi ultimi tempi.

Ci e’ arrivato dopo avere allontanato Fini e Casini con offese da basso trivio e Bossi che di politiche del pipi se ne intende  non commenta e sta a guardare.

E la apparente assurdita’ di questa mossa e’ preoccupante: timeo danaos et dona ferentes.

Chi li ha sciolti? (Itaglieni)

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
23/10/2007

Solito finire di serata  in salotto borghesuccio.
Solito televisore acceso e solite divagazioni telecomandate.
Il venti pollici con tubo catodico decide di soffermarsi su sei disgraziati, messi in ordine di altezza, con un tavolinetto davanti, che sono chiamati a spiegare il significato di alcune parole desuete al loro parlare quotidiano.
I disgraziati sono stati armati di bigné e prenotano la risposta schiacciandosi un bigné sul capo.
La scena è agghiacciante: nessuno conosce il significato di "ovile" (quella robbbba dei maiali) o "sostentamento".
Vince quello che sapeva "rotula".
Soprattutto, mi è impossibile che cosa convinca un tizio con i capelli lunghi e ricci, i denti radi, l’espressione non brillante a farsi prendere per il naso in quella maniera atroce.
E se lui è disposto a fare la figura del completo idiota non capisco quelli che gliela fanno fare.
In particolare, se notoriamente le agenzie pubblicitarie schifano il porno, come fanno a non schifare queste trasmissioni?
In ogni caso, devo ammettere che mi ha fatto riflettere: di fronte a sei disgraziati con la testa piena di bigné, che sorridono tutti soddisfatti della loro aria idiota (troppo idiota per essere vera), le risse parlamentari diventano molto più comprensibili.
Sono il tenue eco di questa rappresentanza: una perfetta rappresentazione del popolo itaglieno.

L’uccello di Clemente

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
09/10/2007

New York, 8 ottobre 2007 – Columbus Day (che peraltro cade il 12 ottobre)
Il ministro della giustizia, e non anche della grazia, italiano sbotta in un simpatico: "I biglietti, li ho pagati io, per i cazzi miei: 8.800Euro per me e mia moglie Sandra".
Di conseguenza l’uccello del ministro vale più di ottomila Euro, quasi novemila.
Non è male.
A parte, il feticismo, quello che conta mi pare che siano due polemiche.
Da una parte, i costi della politica e dell’uso personale della politica. E’ una polemica che si affaccia dai tempi della unificazione, che ha ammalato politici, come Giolitti, dallo spessore un pò più denso del guardasigilli di Ceppaloni.
E’ una polemica su cui continua a valere la pena di interrogarsi perché coinvolge il prezzo del consenso e le dinamiche della democrazia.
Temo, però, che sia una polemica vecchia: il consenso si forma in maniera sempre meno clientelare.
O meglio attraverso clientele sempre meno ceppalonesche.
E’ sempre più vecchio, e forse anche sterile, il meccanismo del voto di scambio, il prezzo dello scambio ha un moltiplicatore molto più basso del costo della propaganda.
Le autoreggenti della Brambilla generano più consenso per Berlusconi di un posto alle poste e gli costano molto meno.
La seconda polemica riguarda l’autonomia della magistratura.
Qui, forse, Mastella non ha tutti torti.
Esiste uno scandalo in Lucania: avvocati e magistrati che pilotavano le cause, non solo penali, ma soprattutto civili, per il tramite di una consorteria trasversale al sistema politico e fortemente interconnessa con lo stesso.
E’ uno scandalo di cui non si comprendono bene i confini.
I giornali ne hanno sempre parlato nelle pagine interne.
Non è facile nemmeno rammentare il suo esatto contenuto.
La comunicazione di questo scandalo oggi è che il magistrato coraggioso che ha cercato di portare in dibattimento il malaffare rischia di essere trasferito.
Ma:
(i)   questo magistrato aveva chiesto di essere trasferito a Napoli per motivi personali, sicché aveva già deciso di mollare l’osso;
(ii)  questo stesso magistrato ha consumato somme particolarmente ingenti, oltre un milione e mezzo di Euro, in indagini che potevano essere delegate alla polizia giudiziaria, come indagini assai più complesse e delicate sono state affidate alla polizia giudiziaria da Falcone o Borsellino;
(iii)  vi è nella autonomia costituzionale della magistratura, un duplice filtro: da una parte, gli ispettori ministeriali cui sono affidate le indagini che sole possono giustificare l’attivazione del potere disciplinare del CSM su impulso del guardasigilli sono magistrati; dall’altra parte, il CSM è composto per due terzi da magistrati, sicché il potere politico può materialmente molto poco nei confronti di un magistrato se la classe dei magistrati non condivide le sue censure.
In questo, Mastella mi pare che abbia assolutamente ragione: se i suoi ispettori gli denunciano delle irregolarità, lui ha il dovere di attivare il consiglio supremo della magistratura ed il consiglio ha il dovere di verificare la sostanza di queste irregolarità.
Aggiungo che, a mio parere, non è una irregolarità da poco l’esternalizzazione delle indagini. Lo Stato ha il dovere di far fronte alla lotta contro il malaffare utilizzando il proprio apparato perché la pubblica amministrazione è vincolata al principio di legalità ed al dovere di imparzialità. Fare a meno di questo appparato significa anche fare a meno di questi valori costituzionali. In questi casi, ci si deve chiedere perché il magistrato titolare delle indagini ha utilizzato dei consulenti di propria esclusiva fiducia e rispondersi che gli apparati dello Stato erano al servizio del malaffare può essere comodo.
Infine, dire che il CSM ha già censurato Mastella perché non ha concesso le misure cautelari che il guardasigilli chiedeva (così Giuseppe D’Avanzo su Repubblica di oggi) è falsificare la realtà: le misure cautelari sono concesse sulla base di una cognizione sommaria, che lascia del tutto impregiudicato il merito della questione.
Insomma, Mastella è un relitto storico.
Naif.
Non simpatico.
Odioso quando afferma di non poter essere sottoposto al giudizio della opinione pubblica perché sorretto dal voto massiccio dei suoi elettori.
Ma anche la magistratura non è sempre simpatica.

Bertinotti e Calamandrei

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
06/10/2007

Il compagno Bertinotti ha deciso di recitare Piero Calamandrei, in uno spettacolo dedicato a Danilo Sbolci.
Ho vissuto a lungo in uno studio che era stato lo studio Calamandrei.
Bertinotti Dove la presenza di Calamandrei, i suoi libri, i suoi appunti a margine, le sue memorie, non solo processuali, si potevano toccare.
Non vi era un angolo senza uno foto di Calamandrei.
Di Calamandrei conosco mille aneddoti.
Quella volta che discuteva in Cassazione dinanzi ad un presidente svogliato che fece cenno di tagliare la sua arringa e ricevette come risposta "Vede, Eccellenza, se leggessi, potrei leggere una pagina si ed una pagina no. Ma gli è che parlo a braccio".
O quell’altra che cominciò a discutere, attento, preciso, brillante, finchè il suo giovane di studio non gli tirò la manica della toga: "Professore, noi siamo dall’altra parte" e lui "Vede, Eccellenza, questo avrebbe potuto dire il mio avversario, se ne fosse stato capace, ma se anche lo avesse detto, avrebbe avuto torto. Ed ora le spiego perché …"
Soprattutto conosco bene la sua personale angoscia.
Per tutta la vita fu tormentato dalle Fosse Ardeatine, rappresaglia ad un attentato che aveva organizzato suo figlio Franco.
Anche da questa consapevolezza è nata la retorica angoscia di quella lapide che era appesa nella stanza del professore che mi accompagnò fino alla tesi di laurea:
___
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
___
Di Calamandrei conosco il dolore per la morte dell’amico Enrico Bocci – avvocato -, torturato a morte da quella Banda Carità che la magistratura fiorentina di recente ha quasi riabilitato nella sentenza di assoluzione dei suoi apologeti.
Conosco il suo dolore per non avere mai avuto il coraggio dell’amico che aveva continuato a scrivere, resistere, vivere a Firenze, mentre lui si era ritirato in campagna, verso Montepulciano:
___

VIVI E PRESENTI CON NOI
FINCHE' IN LORO
CI RITROVEREMO UNITI

MORTI PER SEMPRE
PER NOSTRA VILTA'
QUANDO FOSSE VERO
CHE SONO MORTI INVANO
____

So e ricordo che Calamandrei è fisicamente morto di povertà.
Pur essendo uno degli avvocati più importanti del paese, pur essendo professore universitario e presidente del consiglio nazionale forense, non trovava mai il tempo di scrivere le notule e la voglia di farsi pagare non faceva parte del suo carattere.
Calamandrei Così, quando arrivò il momento di una banale operazione dovette andare nell’ospedale di tutti e lì fu macellato, da qualche specializzando di cui non si è mai saputo il nome.
Troveremo tutto questo nella recitazione di Bertinotti?
Cosa c’entra questo brillante politico e sindacalista con Piero Calamandrei?
A me, pare quasi osceno che la memoria di Calamandrei sia recitata dal comunismo di cachemire (o cashmere?) di Bertinotti.
Anche se forse non si può dire, nella sua erre moscia, nel suo dibattere brillantemente fatto di nulla, mi sembra che la generazione di Calamandrei, Bocci, Amendola, Spartaco Lavagnini, Gobetti, Carlo e Nello Rosselli, sia davvero morta invano.
Ancora più che nei capelli trapiantati da non si sa dove (ma si immagina) di Berlusconi o nelle autoreggenti della Brambilla, cui – lo ammetto, è la seconda volta che le cito – sto iniziando ad affezionarmi.

Il sonno del senatore. Nuovi profili del diritto di resistenza

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/08/2007

Pare che nel porto di Lipari vi sia stato un importante attentato.
Lo yacht dell’industriale Della Valle è stato sganciato dagli ormeggi.
Abbandonato, libero di insabbiarsi o di arenarsi o – più probabilmente – di urtare altre imbarcazioni.
A bordo, il senatore Mastella.
Un’unica dichiarazione: "non mi sono accorto di nulla. Dormivo".
Sembra possibile osservare che:
(i)   quando accade qualcosa di potenzialmente irreparabile, il senatore Mastella dorme;
(ii)  quando il senatore Mastella non può dire di non essere stato presente, ammette la presenza, ma la ammanta di un sonno provvidenziale, che ricorda i miti greci o l’Ariosto;
(iii) il sonno dell’onorevole Mastella è pesante;
(iv) sullo yacht di Della Valle l’onorevole Mastella si sente a casa e dorme della grossa, come non può fare in Parlamento, dove è impegnato a difendersi dai multiformi attentati che le opposizioni (l’attuale e la potenziale) muovono alla sua forza di governo (attuale e potenziale);
(v) l’onorevole Mastella non è interessato né alle primarie del partito democratico (brillantemente occupate dal dibattito Venditti – De Gregori, rispettivamente spalleggiati da Milva e Vecchioni), né alla maliziosa occupazione mediatica della autereggente Brambilla, né al pellegrinaggio verso Santiago di Cuffaro, che ieri invocava la sua presenza con toni nostalgici.
Al di là di queste osservazioni, l’attentato appare nobilmente simbolico.
L’attentatore non ha cercato di fuggire e – nella consapevole adesione alle tradizioni risorgimentali – si è lasciato arrestare dai carabinieri.
L’attentatore ha spiegato il suo gesto con il fastidio per i privilegi dei notabili nella assegnazioni dei posti barca a Lipari.
Fastidio assolutamente condisibile, anche dal punto di vista dei valori costituzionali.
L’attentatore ha dimostrato una garbata fantasia nello scegliere il gesto cui affidare la protesta.
In altri tempi, avrebbe anche potuto dare fuoco allo yacht, invece di limitarsi a costringere i marinai di guardia ad accendere i motori per ormeggiare di nuovo l’imbarcazione.
Sembra, insomma, possibile sostenere che il diritto di resistenza stia trovando nuovi orizzonti, i quali in una logica strettamente bipartisan, potrebbero completarsi con la ribellione di una pattuglia di pompieri che spenge il vulcano di Berlusconi, il furto dei parabordi all’Icarus di D’Alema, etc.
Dal punto di vista etico (ma anche costituzionale), pare però che l’unica vera osservazione riguardi la legittimità dell’uso di uno yacht privato da parte di un personaggio politico: lo yacht ha un costo, i costi dei capitani di industria hanno un ammortamento, quale è l’ammortamento del sonno dell’onorevole Mastella?
Anche questo a ben vedere è un problema che riguarda i costi della politica, esattamente come lo stipendio dei barbieri di Montecitorio o le indennità dei parlamentari.
Solo che questi dati sono conoscibili, mentre dell’ammortamento del sonno del senatore nessuno avrebbe mai saputo nulla se un nobile attentatore non avesse protestato.

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