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Tag Archive for: mal di schiena

Programmazione (La crisi di Ferragosto non convince i capigruppo)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
14/08/2019

La crisi di Ferragosto ha fatto un passo in avanti quando la Presidente del Senato ha deciso di convocare l’assemblea ai sensi dell’art. 55, quarto e terzo comma, r. S.

Sul calendario decide l’unanimità dei capigruppo o la maggioranza dell’assemblea: la regola della maggioranza può essere disapplicata solo con l’accordo di tutti e se c’è l’accordo di tutti non c’è nessuna questione politica.

Sulla base di queste regole, la Presidente del Senato ha proposto le modifiche al calendario necessarie per inserire nella programmazione dei lavori la discussione della fiducia al governo. La Capigruppo non ha raggiunto l’unanimità. La Presidente ha convocato l’assemblea. Un senatore per gruppo ha potuto presentare le proprie proposte di modifica al calendario proposto dalla Presidente. L’assemblea ha deciso a maggioranza.

Non è una maggioranza diversa da quella che il governo Conte deve mettere insieme il 20 agosto. E anche la maggioranza sul calendario è una maggioranza politica perché le scelte sull’agenda delle scelte possono essere più importanti delle scelte stesse. Ma è una politica che guarda al futuro con uno sguardo tattico e cinico. È difficile parlare di valori guardando l’orologio.

La parola che manca a questa crisi è “linee programmatiche”: Conte il 20 agosto presenterà al Senato le direttrici essenziali della sua azione di governo che riguardano la sopravvivenza aritmetica dell’esecutivo o uno scenario concreto di politica economica che proponga il rientro del debito pubblico?

Parlerà del fallimento del reddito di cittadinanza spiegando che se un cittadino apparentemente privo di reddito non chiede il sostegno del Stato, si ha che quel cittadino ha tremendamente paura dei controlli del fisco?

Racconterà che l’aumento dello spread sui titoli di Stato trasferisce ricchezza dalla fiscalità generale a coloro che si occupano di finanza?

Parlamentarizzare una crisi significa proporre ai rappresentanti della nazione le idee per il futuro della nazione e queste continuano a mancare.

Espropri proletari

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
11/07/2011

gramsciArgenta non è una proletaria.
E' una madre assolutamente normale.
Assolutamente anormale.
Una figlia che assomiglia al padre.
Un marito che assomiglia a Ratatouille.
Festa, non organizzata da Argenta, per il compleanno della bambina Allegra.
Sostanzialmente il genere della bambina in ghisa con elevato peso specifico e, perciò, torta ipocalorica.
Argenta e petit Ratatouille sono invitate.
Il problema è che quel giorno non cade solo il compleanno della bambina di ghisa, ma anche quello della topina argentata.
La madre non si fa troppi problemi.
Si presenta alla festa di Allegra con una torta di compleanno per Petit.
Molto più grande di quella di Allegra.
Molto più appetitosa.
E naturalmente arriva anche con gli amichetti di Petit, che rispettano le proporzioni fra le torte.
Allegra piange.
Ma le feste possono essere espropriate senza un equo indennizzo?

I pensieri politicamente scorretti di una Bambina Impertinente (Kiriku)

7 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
13/04/2011

RonfBIBimba Impertinente non ama le streghe.
Non capisce perché debbano esistere.
Non ama nemmeno Kiriku.
Non le piace una storia che potrebbe finire male.
La storia della strega Karabà che terrorizza il villaggio del piccolo Kiriku, rapendo gli uomini e lasciando prosciugare le sorgenti.
Di una strega che è cattiva perché ha una spina avvelenata nella schiena e che diventa buona dopo che Kiriku la estrae.
Fiaba molto vicina a Propp: l'eroe diventa adulto attraversando una serie di prove.
Il padre tipicamente idiota guarda il cartone con la figlia che, alla fine, piange come una fontana:
–> Perché piangi: Kiriku ha estratto la spina avvelenata e la strega è tornata buona?
–> Piango perché se Kiriku ha estratto la spina da Karabà, qualcuno aveva infilato la spina dentro la strega …

Tifosi della Lazio in Curva Sud

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
16/09/2010

tricolore cisalpinoDue/tre patrioti hanno sventolato la bandiera della Repubblica Italiana durante un raduno della Lega Nord e sono stati allontanati dalla polizia di Stato.
Si grida allo scandalo.
Vi sarebbe un sacro diritto alla bandiera e non si potrebbe sopportare che la polizia incaricata di salvaguardare l'insieme dei valori che la bandiera della Repubblica Italiana simboleggia non intervenga a garanzia di chi la agita.
Insomma, l'intervento della polizia a favore della Lega Nord e contro gli agitatori patriottici non sarebbe molto distante dal ruolo della Guardia di Finanza nel cannoneggiamento libico del peschereccio italiano di qualche giorno fa.
Fin qui, De Amicis.
Ma forse se ne può fare anche a meno.
Il valore costituzionale della bandiera è poco più che un omaggio alla tradizione, un segno di continuità con il passato, un intendersi legati sia alla decisione dei Savoia di usare il tricolore anziché la coccarda azzurra come bandiera dell'esercito durante le guerre di indipendenza, sia all'uso di questo simbolo da parte degli ambienti mazziniani durante il Risorgimento.
A volere osare di più, si potrebbe ricordare che la consegna del tricolore alla Repubblica Cisalpina avvenne ad opera di Napoleone ed aveva un intento chiaramente giacobino e rivoluzionario, sicché la costituzionalizzazione di questo simbolo vale anche ad indicare le nostre radici comunarde ed insurrezionaliste, molto più vicine alla Francia della Rivoluzione che a qualsiasi altro paese europeo.
Ma forse anche di questo si può fare a meno.
La verità è che se uno si mette ad agitare la bandiera italiana durante un raduno leghista mette a repentaglio la propria incolumità e quella di chi lo circonda, sicché la polizia fa bene ad intervenire.
Esattamente nella stessa maniera in cui dovrebbe intervenire se un citrullo si mettesse ad agitare la bandiera della Lazio in mezzo ai tifosi della Roma, in stile Bondi o De Sica in un qualche Vacanze di Natale di anni fa.

I pensieri politicamente scorretti di una bambina impertinente (Plasma)

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/07/2010

BimbaImpertinente
Il padre di Bimba Impertinente non ha vissuto una casa con televisore da piccolo.
Il televisore è stato acquistato quando era già grande e preferiva evitare le mura domestiche.
In un certo senso, la presenza del padre nella casa in cui era figlio è stata sostituita da un televisore e nessuno ne ha sofferto particolarmente.
Però, ancora oggi, se vede un televisore, resta incantato. Come il serpente al flauto del fachiro.
Altrettanto, Bimba Impertinente.
A scuola, le è stato detto che il padre di una sua amichetta è apparso in televisione.
Si occupa di pubblica sicurezza e lo hanno intervistato in occasione di una delle sue imprese.
=> Babbo, il babbo di ___ è stato in televisione
=> Ah si?
=> Come ha fatto ad entrarci?
Primo quesito che costringe il padre a tentare la spiegazione del mistero delle riprese video. Molto in stile Papalagi.
Ovviamente, non ci riesce, però usa la parola "macchina" sia per indicare la macchina da presa che la televisione.
=> Babbo, perché la televisione non ha le ruote?
=>?
=> Se la televisione è una macchina, perché non ha le ruote?
Il padre continua a pedalare, pensando: (i) forse è diventato il momento di comprare un televisore al plasma da cento pollici e mille hertz; (ii) forse mia figlia non è il genio assoluto che mi racconto.

Chi li ha sciolti (Menopause roventi)?

15 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
03/07/2010

vampate-menopausaSe la pioggia tira fuori i rospi, il caldo caccia di casa le menopause.
Si aggirano per la città, roventi e pallide di sudori diacci.
La prima ti taglia la strada con la bici servoassistita: tu, con le borse della spesa e due figliuole, una davanti e l'altra dietro, lei che fa carving come se fosse la pattuglia dell'alba in attesa dell'onda perfetta.
Odiosa come solo delle spalline sudate che escono da un vestito color carne possono essere.
La seconda dal trippaio. Specie di Caron Dimonio che passa la giornata dietro ad un pentolone in cui sobbolliscono le interiora. Pallida anche questa. La gonnellina tagliata dritta sotto il ginocchio, fruit con scollo a V che potrebbero essere fuori produzione da sei lustri, farfallina d'argento al collo senza essere la D'Addario. Chiede un panino con lampredotto. Caldo e lampredotto (interiora di bue bollite per giorni e servite bollenti) sono un film di Thomas Miliian senza Bombolo. Viene servita. Si imbufala:
–> E' caldo
–> Signora, è lampredotto
–> Ma è bollente
–> Signora, è lampredotto
–> Ma con questo caldo, non si può
–> Signora, è lampredotto
–> Io non pago
–> Va bene, basta non mi chieda l'insalata di trippa per dirmi che è ghiaccia
La risposta del Caron Dimonio che è anche troppo british per fare il trippaio in San Firenze.
La prossima?

Il meccanico magico (Balla itinerante)

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
08/04/2010

djerba4

Tizio.
In macchina, fra il nulla e la Cappadocia.
Pellegrinaggio in Renault 4.
Un modo per salutare una fedele compagna di viaggio prima che esali l'ultimo respiro.
Notte.
Strada dritta.
La Renault 4 che fila in perfetto stile Canzone per un'amica.
Improvvisamente da una strada laterale invisibile esce un camion.
Urto tremendo ed inevitabile.
Tizio esce malconcio dalla vettura distrutta.
Il camionista non sa cosa fare.
Non ci sono assicurazioni obbligatorie in Turchia.
Polizia.
Nel dubbio, arresta entrambi.
Il pellegrino della Renault riesce a spiegarsi.
Esce.
Trova un meccanico meraviglioso che con un martello ed una chiave inglese rimette la macchina in condizioni perfette.
Riparte.
Portando con sé questa storia.
Una bella storia per serate di birra e vino.
Per molte serate di birra e vino.
Perché la storia è talmente bella da essere stata raccontata in prima persona da almeno tre persone.
Leggenda metropolitana o balla* itinerante?

*Le balle sono bugie talmente esagerate da riempire un sacco (in fiorentino: balla)

Difese

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
10/03/2010

togaDialogo fra un solicitor ed un barrister.
Nel Regno Unito, gli avvocati che si occupano di diritto penale sono rigidamente suddivisi fra solicitor e barrister.
La ragione è che l'etica della professione impedisce ad un avvocato di difendere chi sa colpevole: può solo ammettere la colpevolezza e chiedere una pena mite, ma non può chiederne l'assoluzione senza offendere la Corte.
Di conseguenza, i solicitor parlano con i clienti e con il barrister, dicendo al barrister solo ciò che è necessario per la difesa del cliente.
Il solicitor è il procacciatore di clienti del barrister ed il barrister è la voce del solicitor dinanzi al giudice.
Un solicitor si rivolge al barrister chiedendo se ha voglia di un bel fatto di sangue.
Di una difesa cruenta.
Di un fatto che raccapriccia.
Il barrister si emoziona.
E' felice dell'incarico: Finalmente, dopo tanti reati finanziari ….
Vero.
Molto vero.
Un fatto di sangue è divertente.
Difendere è divertente.
Un po' come commettere il reato senza sporcarsi le mani.
Come essere complici senza essere colpevoli.
Vincere l'adrenalina del delitto ed essere anche pagati.

Chi li ha sciolti (sms di natale)?

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/12/2009

nokia-e55_white_05_lowres_Gli sms di natale vanno scemando.
E’ una fortuna.
Di meno, per chi non se ne accorge.
Tipicamente, tizio.
Un genio della comicità involontaria.
Quest’anno:
Come un fiocco di neve possa questo periodo adagiarsi sulla nostra vita, sciogliersi tra i nostri desideri, rinfrescare il nostro futuro ed idratare il nostro amore. Buon Natale da ____
Idratare, si, proprio IDRATARE.

Libertà nella rete (A proposito del Popolo delle Libertà e dei suoi indirizzi sull’internet)

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
22/12/2009

giornali_strilloneIl senatore Raffaele Lauro ha presentato – alla stampa, ma non al Senato – un disegno di legge con cui proporrebbe di punire con una aggravante i reati di apologia ed istigazione commessi per il tramite della rete.
I reati di apologia e di istigazioni rappresentano un terreno costituzionalmente molto delicato: il confine della libertà di manifestazione del pensiero "lecita" e necessaria per l’affermazione dei valori costituzionali con quel pensiero che è talmente vicino all’azione da confondersi con essa.
E’ un tema vecchio: in realtà, probabilmente, dal punto di vista logico distinguere fra diverse categorie di pensiero sulla base della loro contiguità all’azione è un esercizio impossibile.
Una democrazia esige che la libertà di manifestazione del pensiero possa avere anche contenuto eversivo dell’ordine costituzionale: un partito politico può essere antisistema. Tuttavia il confine fra la normale attività di propaganda di un partito politico antisistema e l’apologia del reato di insurrezione armata ovvero l’istigazione all’attentato contro la Costituzione può essere molto labile.
Più interessante la questione del mezzo utilizzato: la rete diventa una aggravante.
Perché?
Perché usare la rete per diffondere le proprie opinioni politiche è più pericoloso di qualsiasi altro media?
La vera differenza fra la rete e gli altri mezzi di comunicazione è l’accessibilità e la costruzione di un modello democratico in cui è possibile la libera associazione fra quanti hanno idee e sentimenti simili fra di loro, senza alcuna barriera sociale o economica.
Il sottoscritto accede molto facilmente al suo blog per postare le sue idee, ha molte più difficoltà a scrivere per il Corsera o ad essere invitato da Vespa nel suo salotto pomeridianamente differito.
Questo rischia di dare molto fastidio e genera disegni di legge come quello annunciato, ma non presentato, più un cadeaux che un progetto di legge, dal senatore Lauro.
Ma non è Lauro che preoccupa di più in questo periodo.
Preoccupa il processo Vivi Down.
In questo processo, che sta arrivando a sentenza, quattro top manager di Google sono accusati di non avere impedito la trasmissione tramite You Tube di un video in cui un ragazzo affetto dalla sindrome di Down veniva vessato.
Un terribilmente banale episodio di cyberbullismo.
Per la pubblica accusa, Google, in persona dei suoi top manager, avrebbe dovuto impedire la diffusione di questo video.
L’accusa è eversiva di una serie di norme giurisprudenziali e di legge: il "service provider" che si limiti a concedere l’accesso alla rete, nonché lo spazio nel proprio "server" per la pubblicazione dei servizi informativi realizzati dal fornitore di informazioni, non è responsabile della violazione del diritto d’autore eventualmente compiuta da quest’ultimo (in questi termini, già: Tribunale  Cuneo, 23 giugno 1997, in Giur. piemontese 1997, 493).
Questo indirizzo giurisprudenziale si è consolidato nell’art. 16, primo comma, d.lgs. 9 aprile 2003, n. 70, per il quale:
Nella prestazione di un servizio della società dell’informazione consistente nella memorizzazione di informazioni fornite da un destinatario del servizio, il prestatore non è responsabile delle informazioni memorizzate a richiesta di un destinatario del servizio, a condizione che detto prestatore: (a) non sia effettivamente a conoscenza del fatto che l’attività o l’informazione è illecita e, per quanto attiene ad azioni risarcitorie, non sia al corrente di fatti o di circostanze che rendono manifesta l’illiceità dell’attività o dell’informazione; (b) non appena a conoscenza di tali fatti, su comunicazione delle autorità competenti, agisca immediatamente per rimuovere le informazioni o per disabilitarne l’accesso.
E’ una norma che, per la libertà di manifestazione del pensiero, ha un valore materialmente costituzionale, perché consente a qualunque persona di accedere alla rete e rendere accessibili le proprie idee senza subire il controllo preventivo di nessuno.
La sottile censura del processo Vivi Down, dal nome della associazione che lo promuove come parte civile, è pericolosa perché introduce nella rete una nuova tensione: le policies dei Service Provider in materia di privacy, per citare Facebook, ovvero di diritto di autore, per ricordare The Pirate Bay, possono decidere che cosa pensano le persone.
La tenaglia dei due movimenti, la giurisprudenza milanese del caso Vivi Down e l’aggravante Lauro, può rendere molto difficile manifestare il proprio pensiero ed è pericolosamente vicina ad un sentimento autoritario della rete che fa rabbrividire.

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