Il giorno dopo del giorno prima è una trattoria livornese.
La più tradizionale delle trattorie livornesi in cui gli unici turisti che sono arrivati, reduci di una crociera alla maniera di zek in “fuga di convalescenza” nella Kolyma di Salomov, probabilmente sono finiti nel cacciucco del giorno dopo.
Il tavolo degli intellettuali, praticamente una buca delle orate con i più fini cesellatori di triglie che la natura labronica abbia saputo produrre (con il deretano), si interroga a voce alta.
Uno dei suoi animatori (culturali) si produce nel noto: Bisogna pagare bene perché chi paga bene sa cosa paga e chi sa cosa paga conosce quello che compra. In Thailandia, si paga bene… A Cuba si paga bene…
Qui non ci sono né professori universitari che parlano del futuro dell’uomo occidentale né architetti d’affari che parlano di lottizzazioni. Ma un bel po’ di puzzo l’uomo lo fa anche qui.
Il Negrobus è l’immigrato da mezzi pubblici. Una particolare categoria di extracomunitario nota a tutti i pendolari.
Con l’avvertenza che i negrobus non sono solo originari dell’Africa subsahariana. Ci sono negrobus rom, cinesi e anche italiani.
La domanda che non riesco a non pormi ha per oggetto il biglietto che tiene fra i denti.
Nasce da anni passati sul Feccia Nera, il treno che unisce Pisa a Firenze ma anche Firenze a Pisa e consente a Montelupo, Empoli, San Miniato, Santa Croce, Pontedera e Cascina di non essere ingoiati da un universo parallelo.
Sul Feccia Nera i negrobus viaggiano solitamente senza biglietto.
Quando il controllore li ferma, scendono dal treno. Aspettano il successivo e prima o poi arrivano a destinazione senza mai fermarsi alla biglietteria.
Questo ha il biglietto e lo tiene in bocca ostentamente, come un osso.
Lo fa per dire:
Sono diverso da tutti gli altri e pago il biglietto
Oppure sta lanciando una sfida:
Chi ha il coraggio di controllare il timbro su un biglietto sbavato?
Livorno è pubblicizzata da uno splendido video della Società che gestisce gli approdi delle navi da crociere con lo scopo di attirare turisti da tutto il mondo.
Vale la pena guardarlo con cura.
Soprattutto se si conosce Livorno.
La protagonista è una ragazzina che si potrebbe chiamare Rugiada, come la storiella della tipa che scende da uno yacht su una banchina del Mediceo. Meravigliosamente leggiadra. Il rude ormeggiatore le chiede come si chiama e lei risponde Rugiada.
Boia, che culo. Se nascevi a Livorno, ti chiamavano Guazza…
Guazza vede tutte le bellezze della città.
La terrazza Mascagni che non è così. E’ accanto alle baracche dove si frigge il pesce h24, ma il puzzo di pesce fritto su Vimeo non si sente.
La teleferica per Montenero che non è così. E’ tutto alluvionato e fa ancora male al cuore andarci.
La terrazza del Grand Hotel Palazzo che non è così. Se ti giri, pare di essere a Beirut.
Il culmine si raggiunge quando Guazza si tuffa in un punto in cui la Capitaneria di Porto ha imposto il divieto di balneazione.
Ma si potrebbe continuare.
Livorno deve essere una città delle crociere?
Crea ricchezza alla città un flusso ininterrotto di turisti cheap che scendono in città per andare a Firenze, Pisa e San Gimignano.
Tutto in un giorno solo, con un ritmo da ironmen?
E’ vero che la pubblicità ingannevole e il cattivo gusto non sono reati, ma, in altri tempi, una interrogazione parlamentare ci sarebbe stata proprio bene.
Visto che la società che gestisce il traffico delle crociere è partecipata dall’Autorità Portuale e le Autorità Portuali sono pubbliche amministrazioni a tutti gli effetti.
La speranza è che i ragazzi del Nido del Cuculo lo guardino prima possibile.
E’ un esame di parlamentare ma si siede con il codice civile. Fa nulla, magari è un tipo scaramantico.
Prima domanda: silenzio, più o meno imbarazzato.
Seconda domanda: risposta, piuttosto fuori tema.
Terza domanda: come le prime due, ma con un linguaggio decisamente approssimativo.
Forse, se non le dispiacesse troppo, le devo chiedere di vederci ancora.
Mi faccia un’altra domanda…
Non rispondo, come sempre, che è una questione di giustizia.
Mi pongo il problema del libro di testo: forse ha sbagliato libro di testo, o forse ho scelto io un libro di testo troppo difficile e gli chiedo che libro ha studiato.
Risponde che non lo sa.
Rispondo che conviene sapere con chi si decide di passare il proprio tempo.
Non sapere nulla, va bene e ci sono abituato.
Ma presentarsi a un esame senza sapere nemmeno qual era il libro che si sarebbe dovuto studiare, non mi era mai successo.
Il bello di un piccolo incidente è il tempo che si trascorre con i propri figli, un tempo che non si comprende mai quanto è prezioso fino a che non si ha l’occasione di gustarlo.
Un tempo che è fatto anche di giardini pubblici. Read more →
Altrove (su jusbox.net) si è scritto sin troppo sulla prima crisi preparlamentare di governo della storia repubblicana.
Qui, si vuole sviluppare, sul piano politico e non istituzionale, uno degli aspetti del problema e più precisamente quello che riguarda l’elezione del Presidente del Senato.
Questo adempimento dovrà essere assolto il 15 marzo 2013.