Ancora il trans di piazza Savonarola
Un pomeriggio.
Una bimba, la classica bimba da piazza Savonarola: bionda, carinissima, perfetta nel suo essere smorfiosa.
Una donna, per nulla la classica signora di piazza Savonarola: bionda di un colore maltinto, i capelli radi e fini, gli abiti che sanno di miseria, nemmeno troppo dignitosa.
La bimba chiede qualcosa alla madre, che invece è la perfetta signora di piazza Savonarola: bella, come se fosse appena uscita dal parrucchiere, le mani affusolate, elegantemente informale.
La bimba ha un vocione di baritono.
La donna, quella brutta, dice della bambina: "caspita, che voce. Sembra un travestito".
Non vede Meri, il trans, dietro di lei, dietro di loro, a pochi passi.
Ne sente la presenza e dice: "Scusa".
Meri sorride, velenosa: "Di nulla, io sono una donna".
Ostenta il bacino, chirurigicamente perfetto, le mani sui fianchi, a mostrare la sua magrezza, lo spinge in avanti, come in un passo di una danza ad evidenziare l’esito della rettifica. E continua:
"Eppoi, mica tutte si possono mettere dei jeans come questi". Perfida.