Sto con i frati e zappo l’orto
La visita di Berlusconi in Israele è stata fantastica.
E’ riuscito a dire di tutto.
Con lo spirito di Zinov’ev: parlo perché ho la bocca e perché devo parlare, non perché so che cosa dico.
Ma con molta meno dignità.
Alla Knesset, ha manifestato la massima solidarietà con il popolo israeliano, minacciato dal mostro scita, esaltando una democrazia non sempre brillante ed evocando sogni che non sono certo quelli di Martin Luther King..
Con Abu Mazen, ha paragonato le vittime palestinesi della operazione Piombo Fuso agli ebrei sterminati dalla Shoah.
A Nazareth, ha raccontato una barzelletta, per nulla blasfema, a suo dire, facendo sorridere, sempre a suo dire, i monaci (Maria, perché sei triste? avrebbe chiesto Giuseppe alla Madonna, che guardava il bambino con la tristezza di una natività del Giorgione, che evoca il mistero della croce nella iconologia cristiana. Perché mi sarebbe piaciuta una bambina, avrebbe risposto la povera donna).
Insomma, ha inaugurato un nuovo corso nella politica estera italiana, che potrebbe essere definito con il brocardo Sto con i frati e zappo l’orto, ovvero la politica del piazzista: dico sempre quello che il mio ascoltatore vuole sentirsi dire.
Con un Berlusconi Presidente del Consiglio, il legittimo impedimento dovrebbe funzionare alla rovescia: finché sta in tribunale ad ascoltare i processi che lo vedono imputato, si risparmia (e ci risparmia) un sacco di figure marroni.