Stupore di presepio
E’ un istante.
Un istante di fretta terribile e inutile.
Un istante vissuto nella coda dell’occhio.
Lungo come un’agonia.
Lieve come l’agonia di un santo bevitore.
Quello in cui si apre il sipario della strada, del freddo, della polvere di stelle macinata nell’asfalto, su di una vetrina.
Una vetrina di cartoleria, squallida come negli anni cinquanta.
Con dei presepi, in perfetto e adeguato tono.
Ma soprattutto un bambino, a tre passi di distanza, che lo guarda.
Con l’aria di cercare un mestiere nuovo, una figura mancante, un gioco di luci.
Lo stupore di presepio che illumina il deserto di una giornata.