Fra Edmond Dantes, Silvio Berlusconi e Garage Olimpo
C’è qualcosa di osceno nell’applauso che un sindacato di polizia ha dedicato a tre poliziotti condannati per omicidio colposo in relazione alla morte di un giovane a Ferrara.
C’è qualcosa di turpe nel modo con cui Silvio Berlusconi critica la magistratura che gli ha concesso un modo di scontare la pena molto distante da quello per cui il nostro paese è stato condannato dalla Corte Europea dei diritti umani.
Da una parte, s’intravede un corpo di polizia che opera al di fuori della legalità e della fedeltà alla Costituzione. Uomini che si pensano superiori alla legalità perché la legalità non consente loro quello che vorrebbero a tutela della stessa legalità.
Dall’altra parte, un uomo che ritiene ridicolo e oltraggioso il pensiero di un processo nei propri confronti, un uomo che oltrepassa la legalità con la forza del consenso elettorale.
Non è questo che colpisce allo stomaco.
Tutti i condannati si sentono innocenti e sono vittime di errori giudiziari o di profonde ingiustizie.
Colpisce l’assenza di vergogna.
Quella vergogna che prova anche Edmond Dantes condannato ingiustamente, quella vergogna che prova una qualsiasi persona onesta, solo per il fatto di avere conosciuto la porta del tribunale.
Anche questa vergogna è scomparsa.
Insieme alla parte superiore del bikini e a quelle cravatte senza le quali un tempo non si aveva il cuore di uscire di casa.