Per essere lontani si deve essere in due (popolo e costituzione)
La costituzione e il popolo non sono vicini. E se sono lontani la colpa è di tutti e due.
L’annuale convegno dell’associazione dei costituzionalisti è accattivante: Democrazia oggi. Ovvero il modello democratico fondato sulla rappresentanza di fronte alle sfide del populismo.
L’onestà di uno dei taglienti relatori afferma che ci sarebbe una incompatibilità di fondo fra Costituzione e populismo.
Il pensiero costituzionale fondato sulla rappresentanza politica sarebbe incompatibile con un discorso politico che parla alla pancia del popolo.
È vero.
Però la nostra polemica sul populismo, in fondo, è molto snob. Muove dall’idea che il popolo non sia degno di Kant. Che Kant non possa essere accolto da un popolo in canottiera che beve birra da muratori.
Questa idea, forse, mi spaventa ancora più del populismo.
Il popolo ha bisogno di essere amato e non si può essere democratici senza essere gramscianamente innamorati del popolo.
Probabilmente Kant non avrebbe apprezzato che un vetturino durante la sua passeggiata pomeridiana gli chiedesse di essere aiutato a capire il rapporto fra ragion pratica e ragion pura.
Lo stesso però non valeva per Don Milani o persino per Calvino, per non ricordare il Pasolini delle lettere con cui rispondeva ai suoi lettori.
Se Kant fosse stato meno snob, la Prussia sarebbe stata meno triste e l’arrogante mestizia dei cavalieri teutonici ha causato non poche disgrazie alla storia d’Europa.
Lo stesso vale per la costituzione. Se il popolo non la capisce è anche colpa di chi non è stato capace di raccontarla.