Il bello di un marciapiede
Non c’è niente di bello in un marciapiede.
Quasi mai.
Persone corrono intabarrate di cose da fare.
Improvvisamente la strada viene chiusa.
Tutta la sede stradale e resta un sentiero fra le facciate e la rete che delimita il cantiere.
I passanti sono costretti a rallentare il passo. A stringersi al muro. A fermarsi per dare il tempo di passare.
Allora succede un piccolo miracolo.
Le persone si salutano e si sorridono mentre si incrociano.
Diventano vive.
Vivo l’anziano che cammina a fatica e al quale si chiede di fare con calma perché non si ha nessuna fretta:
ne ho ancora meno mica perché ho fatto tutto quello che volevo ma perché la mia ombra è scappata da tanti anni.
Con il sorriso delle difficoltà, il più bel sorriso del mondo.
Viva la suora che cammina con voce di baritono ed è felice di essere salutata.
Viva perfino la mamma che spinge la carrozzina con la faccia di chi ha smesso di fumare ma vorrebbe ricominciare.
C’è profumo di Pratolini, adesso.
Un profumo che non sanno fare nemmeno all’Officina di Santa Maria Novella.