La proprietà morale: ossimori agli Uffizi
La proprietà non è mai morale. Fra proprietà e morale c’è una contraddizione. Le due parole sono un ossimoro. La proprietà è giusta nel senso che è regolata dal diritto e il diritto non è morale. E’ prodotto secondo le regole che ne disciplinano la validità.
Oggi fa notizia Schmidt, il direttore degli Uffizi, che ha circondato la foto di uno dei tanti quadri trafugati durante l’ultimo conflitto mondiale di nastri neri con su scritto Rubato in italiano, francese, inglese e tedesco.
Il quadro è stato sottratto da un soldato tedesco in fuga, è attualmente di proprietà della famiglia di questo soldato, che ha offerto di venderlo allo Stato italiano per una cifra inferiore al suo valore venale.
Schmidt ha messo on line un video per dare visibilità alla sua iniziativa e ci è riuscito.
L’essenza della questione per il Direttore degli Uffizi è che quel quadro deve tornare nel luogo da cui è stato rubato, perché appartiene unicamente a quella esatta stanza: avere la legittima proprietà di un quadro rubato molti anni prima, secondo Schmidt, sarebbe immorale.
E’ una posizione interessante perché permette due o tre giri di parole intorno al rapporto fra diritto e giustizia.
Sul piano del diritto, i proprietari del quadro rubato potrebbero avere ragione, assolutamente ragione: l’art. 14, dir. 2014/60/UE, che regola gli obblighi di restituzione delle opere d’arte trafugate da un paese dell’Unione e detenute in un altro Paese dell’Unione, stabilisce che tali obblighi si applicano solo alle opere d’arte che sono uscite dai confini di un paese dell’Unione dopo il 1 gennaio 1993.
Si può applicare anche alle opere trafugate prima, così l’art. 15, ma solo per effetto della decisione di uno Stato membro.
Schmidt chiede l’adempimento di un obbligo che non è previsto dal diritto dell’Unione e, quindi, una liberalità.
Considera questa liberalità, nel suo ragionamento, come l’adempimento di un dovere morale e questo è l’aspetto che disturba.
L’essenza della morale è che appartiene al foro interiore di ciascun individuo. Non è una norma vincolante se non per chi ne elabora il contenuto. Ciascuno può limitare se stesso vincolandosi al rispetto della propria coscienza.
L’essenza del diritto è che appartiene alla dimensione pubblica. E’ una norma vincolante perché adottata dalla maggioranza di coloro che partecipano alla dimensione in cui la norma viene elaborata. Una comunità può limitare i propri membri solo in base a una decisione adottata secondo il principio maggioritario.
La prima ha il sapore del cielo stellato e della sensibilità di chi ha occhi per saperlo vedere. Il secondo ha la consistenza delle discussioni parlamentari e delle aule di giustizia. Il diritto consente una giustizia senza morale, perché l’unica morale in cui si può riconoscere è la democrazia deliberativa e quindi il principio maggioritario.
Quando si chiede l’adempimento di un obbligo non secondo il diritto ma perché risponde a un imperativo morale, si offende l’essenza della dimensione normativa dello Stato perché si afferma che la nostra concezione della morale deve essere applicata anche da un altro uomo e questo è ragionevole solo se consideriamo la nostra morale superiore a quella dell’altro anche se l’altro ha “giuridicamente” ragione, ovvero ha ragione per effetto della volontà della maggioranza di coloro che fanno parte della comunità in cui si applica quella norma, che è l’unica condizione richiesta perché la volontà di un individuo si possa affermare al di sopra di un altro individuo.
Schmidt è caduto in questo paradosso, che, in fondo, era lo stesso di Antigone. Solo che Antigone non ha chiesto a un altro di seppellire il fratello sacrificando la propria vita. Lo ha fatto lei.
Fra Schmidt e il suo ignoto concittadino che ha ereditato il quadro trafugato da Palazzo Pitti non c’è la morale, c’è il diritto e la morale supera il diritto solo per i superuomini, ma i superuomini affrontano il conflitto fra diritto e morale in prima persona, non chiedono agli altri di compiere il sacrificio imposto a chi fra le leggi degli dei e quelle della città preferisce obbedire alle prime.