La Venere di Caravaggio
Venere è una tela che Botticelli ha copiato da un sogno neoplatonico. Due pezzi di lino cuciti insieme. Gesso e oro per disegnare il mare di Zante senza avere mai visto un’onda ma come lo osserva chi accarezza il dorso delle onde con la chiglia e ne penetra i segreti con il timone.
Venere, però, è anche una tela che Caravaggio ha copiato da Botticelli, corrompendo quelle linee tagliate come norme e numeri, osservando quel mare come chi c’è caduto e sa che manca poco ad affogare. Il volto di Venere è più dolce e sporco. Il volto di una madre che gode mentre i figli dormono nella stanza accanto. I suoi piedi sono perfetti: Caravaggio sapeva che Botticelli non era capace di disegnarli. Hanno unghie consumate dagli anni, quel colore di avorio sporco e accidentato che prendono le unghie dei barboni quando escono dalle loro scarpe.
Anche questa Venere è nata di marzo, esattamente come quella disegnata e dipinta da Botticelli. Tutte e due hanno sul volto la stessa domanda, la domanda di chi sa che nascere è abbandonare un abbraccio senza più poter dimenticare la sua dolcezza:
Adesso, dove vado?
Botticelli sa che dopo marzo viene aprile e che tutto questo è primavera e lo sa la sua primavera.
Caravaggio, invece, nel suo marzo sa vedere già il dolore di febbraio.
P.s.
Ovviamente Caravaggio non ha copiato la Venere di Botticelli.
Ovviamente e purtroppo.