Troia, ti stupro (XII trans. e fin.)
Casalbruciato, 7 maggio 2019.
Nelle prassi del disciolto Partito Nazionale Fascista, un gerarca appena nominato si doveva recare in una casa di piacere e dare mostra della propria virilità mentre i suoi camerati lo aspettavano per gioire insieme a lui della impresa.
E’ un modo di considerare l’universo: un oggetto di conquista per i lombi del suo prepotente gerarca.
Ma è anche un modo di considerare se stessi, come qualcosa che merita essenzialmente per ciò che si è capaci di fare con il proprio strumento riproduttivo.
Riecheggiano e rimbombano queste riflessioni nei fatti di Casalbruciato, non luogo alla periferia di Roma nel quale i militanti di Casa Pound hanno mostrato i lembi dei loro muscoli a una famiglia bosniaca che aveva raggiunto il punteggio necessario per l’assegnazione di un alloggio popolare.
La riflessione più triste, però, riguarda la validità e l’efficacia della Costituzione. L’art. XII, disp. trans. e fin. vieta la ricostituzione del disciolto Partito Nazionale Fascista. E’ significativamente una disposizione transitoria perché per i Costituenti non aveva senso imporre stabilmente un divieto che trovava il proprio presupposto nella ignoranza di valori che aveva generato il ventennio.
I costituenti immaginavano che sarebbe stato possibile edificare un nuovo Stato e una nuova nazione in cui nessuno avrebbe più agitato i propri lombi come strumento di potere e oggetto di sintesi politica.
Hanno avuto torto e non solo a Casalbruciato.
La cosa più triste è che ne erano probabilmente consapevoli: Gobetti e le sue analisi non si superano neppure in settanta anni.