La fortuna di Violetta è la tisi
Non c’è troia capace di risalire a lungo dall’inferno
Proprio non c’è
La signora delle Camelie, Violetta, Esther – la meravigliosa e piccola Esther di Balzac – sono tutte invenzioni da romanzo
Alla fine e nella realtà, torna sempre un’arsura di stupro che solo le rughe malcelate di un viso a luna piena
Le braccia con i primi segni di grinze
I glutei che cedono alla ferocia degli anni
I seni stanchi di bisturi
Le caviglie idropiche
Le gambe accavallate e scavallate con la grazia di uno specchio infranto
I piedi che è pietà distrarsi
possono, forse, cancellare.
Anzi, trasformare in nostalgia.
E’ inutile cercare sperando in quello che non c’è.
Perché non c’è niente quando si ignora che
volo di pigolanti passeri è la vecchiaia
Quando non ci si rende conto che l’amore che ama quelle braccia, quei glutei, quei seni, quelle caviglie, quelle gambe, quei piedi ignora l’arsura dello stupro, l’ansia dell’orgasmo.
La signora delle camelie non può risalire a lungo dall’inferno
La signora delle camelie, Violetta, Esther, come la si vuol chiamare, resterà sempre una troia
La sua fortuna è morire di tisi prima che il suo destino diventi un romanzo gotico pensando di essere ancora una novella erotica.
Ma questo è il romanzo, la vita si sa è sempre più grottesca.