Il ritorno di Ulisse in patria
Ulisse viaggia un mare che non esiste più, il mare di tutto ciò che ha vissuto da quando ha lasciato Itaca iniziando un viaggio verso l’inferno, l’inferno di una figlia d’altri chiesta come sacrificio per una dea falsa, l’inferno di una guerra nella sabbia tempestosa dei Dardanelli, l’inferno di un ritorno in Patria che non finiva mai, di una nostalgia affamata di emozioni.
Ulisse viaggia per tornare a casa perché una guerra non si dimentica facilmente, è compressione dell’anima, abitudine all’odio, al sapore di sangue su denti che vedono le vittime colpevoli d’ispirare la pietà della morte.
Ha vissuto il desiderio di tornare a casa come il solcometro di un sogno e la certezza che sarebbe svanito.
Ulisse che torna in Patria non è l’orgia delle frecce che uccidono come pioggia di fuochi e meteoriti. E’ il piacere di trovare un figlio, capire che questo figlio non sarebbe diventato re senza la tempesta di dardi scatenata dalla rabbia del padre. E’ anche il bisogno di tornare per mare perché un figlio di re diventa re quando il padre muore e la morte perfetta è quella di chi parte per oltrepassare le colonne di Ercole. Non per tornare da Circe o cercare il tempio di Ifigenia. Ma per dimenticare ogni nostalgia.
La nostalgia di Circe che ha ucciso Penelope e la nostalgia di Penelope che ha ucciso Circe.