L’uomo che corre
L’uomo che corre non è Lucio Bezzana, anche se questa storia gli potrebbe piacere.
E’ un tipo che si vede spesso, nei posti più improbabili e alle ore più improbabili.
Corre, corre sempre. Talvolta con i pantaloncini e la canottiera da runner, ma più da mercato rionale che da Isolotto dello Sport. Più spesso vestito di un paio di jeans sudici e di una camicia sudata. Ai piedi delle scarpe da ginnastica consumata.
La sua non è un’ultramaratona. Assomiglia a una fuga. Corre e basta. Parla con se stesso mentre corre. Dice cose senza senso a chi incontra.
Non so quante persone lo conoscono. Ma fa parte dell’asfalto cittadino come il vigile con i capelli rossi o il furgone che porta via il ferro.
In ogni caso, non fa male a nessuno.
Oggi correva verso le cinque vie. Quando è arrivato a San Felice è stato urtato da una macchina. E’ caduto e ha mandato il conducente a quel paese. La macchina si è fermata e un sessantenne aggressivo, ha preso un bastone che teneva accanto al sedile del conducente e si è avvicinato urlando
Io ti ammazzo
L’uomo che corre lo ha solo guardato. Uno sguardo di Cristo. Senza neppure alzarsi da terra.
Il tizio si è sentito nudo come uno che ha cacato il proprio buco del culo. E’ risalito in macchina ed è andato via.
L’uomo che corre si è rialzato e ha ricominciato a correre, zoppicando, claudicando. Non fugge dalle sue domande. Fugge da tutto ciò che ha dentro un uomo quando viaggia con un bastone in macchina per essere pronto a picchiare i propri simili.