I pensieri scomposti di Bimba Piccola (Linea rossa)
Bimba Piccola, che non è più troppo piccola, ha una grave insofferenza per una sua professoressa.
Questa interpreta le storie che insegna come se ne fosse la protagonista e racconta la propria vita come se fosse una storia da insegnare.
La conseguenza è che i compagni di classe di Bimba Piccola hanno compreso il punto debole della loro insegnante e nelle interrogazioni piuttosto che nei compiti ne fanno tesoro: loro non commentano la storia di Paolo e Francesca, raccontano il grande amore della loro docente per la quale il marito ha abbandonato moglie e figli del che la docente si vanta pubblicamente. E così via.
Lei, ovviamente, no: per lei, Paolo e Francesca appartengono all’età di Dante e devono essere compresi a partire da quella esperienza storica.
Lo fa malgrado sia perfettamente consapevole che il suo studio è molto più faticoso di quello dei compagni e che i suoi voti saranno inferiori, anche perché è stata bravissima a far comprendere alla sua docente che la considera come la considererebbe suo padre il quale, però, ha abbastanza mestiere da non far facilmente intendere quel che pensa.
Bimba Piccola rivendica questo suo atteggiamento affermando di non voler essere una “ruffiana” e di disprezzare con tutto il suo cuore i suoi compagni che, invece, sono capaci di quella piaggeria così caratteristica dell’Italietta borghese, fascista e democristiana censurata da Pasolini (ma difesa da Calvino).
Ne dovrei essere orgoglioso, penso anche se questo pensiero mi suscita una nota stonata che archivio come zanzara quando si cerca di prendere sonno.
In effetti non lo sono perché non sono stato capace di insegnarle la sottile linea (rossa? Conrad è una malattia degli occhi: dopo averlo letto, vedono tutto in una dimensione diversa) che divide la piaggeria italiota dallo spirito di leale osservanza caratteristico di ogni rapporto gerarchico preso sul serio.
Ma anche questo pensiero non mi rende soddisfatto: non sono arrivato al profondo della mia insoddisfazione.
In realtà (verum enim vero, avrebbe detto taluno che non avrebbe dovuto incontrare Kazantzakis sulla sua strada) non le ho saputo insegnare la forza (oscura) della empatia: chi sa essere prontamente empatico con il suo interlocutore acquista una forza straordinaria che gli può permettere di ottenere tutto ciò che desidera senza alcuno sforzo.
Il lato oscuro della empatia non può essere attratto nel giudizio negativo che merita la piaggeria perché ne merita uno ancora peggiore: non c’è niente di onorevole nel considerare una persona come una marionetta i cui fili sono le sue più intime fragilità.
Finalmente sorrido: Bimba Piccola è capace di rifiutare esattamente questo aspetto del malato mestiere di vivere cui un infelice dio ci ha dannati.
E questo è molto più che non essere ruffiani.