I Cocci di Gelli
Licio Gelli ha composto la danza macabra della Repubblica, e non solo, usando come tastiera una loggia massonica.
Fa venire i brividi che questo fascista educato nel fascismo, combattente nella Guerra di Spagna, Repubblichino, successivamente, nel caos del dopoguerra, partigiano, per professione rappresentante di macchine per cucire, sposato con quattro figli e non molti pettegolezzi sulla vita privata abbia guidato le trame più oscure della storia repubblicana.
Trame che, ancora oggi, è assai complesso districare e, probabilmente, nessuno ci è riuscito, almeno sinora.
Ma Licio Gelli fa parte di un mondo oramai scomparso.
Adesso i segretari delle logge massoniche si dimettono perché vittime di revenge porn: adescati in rete, inviano il selfie in cui mostrano le proprie pudenda alla impenetrabile indifferenza di uno specchio e lo girano ingenuamente alla controparte della liason elettronica.
Questo Licio Gelli non lo avrebbe mai fatto e non solo perché negli anni in cui ha operato la sua lunga carriera non esistevano né internet né le chat ma perché riteneva molto più eccitante il potere di qualsiasi forma di rapporto sessuale.
Due cose, però, non sono cambiate: il povero Cocci, l’avvocato pratese segretario della loggia Sagittario e candidato in pectore alle regionali per Fratelli d’Italia, proviene da una cultura politica non distante da quella di Gelli e entrambi gestivano logge massoniche di cui facevano parte personaggi di ogni genere: nel caso di Gelli, Berlusconi e Di Lorenzo, nonché molti altri, parecchi di secondo piano. Nel caso di Cocci, più modestamente, il candidato di Fratelli di Italia e il grande elemosiniere del PD pratese.
Che dire?
Non c’è più la massoneria di una volta, ma questo si capisce già dal taglio delle giacchette.