Mancie
Poco più che ragazzo, fui spedito a Milano.
Dovevo portare qualcosa a qualcuno in prima mattinata.
E mi fu fissato un albergo.
Un albergo di lusso.
Di quelli con l’omino vestito da generale che apre la porta.
Dopo essermi registrato, il facchino mi prese la valigia.
Provai un sincero imbarazzo e passai tutto il tempo fra il bancone della reception e la mia camera a chiedermi cosa dovevo fare.
Il facchino mi aprì la camera, mi spiegò le solite cose: gli interruttori, la televisione e tutto il resto.
Poi fece per andare via.
Io feci per prendere il portafoglio.
Lui mi guardò e disse: "No, la prego: è il mio mestiere".
Ed ancora oggi arrossisco e non sono capace di dare una mancia.
Nemmeno i venti centesimi del piattino di un bar napoletano.