Firenze più di prima (Quello che non si può inventare né diventare)
Lo slogan dell’attuale campagna elettorale del candidato a succedere nella poltrona di Lorenzo Il Magnifico (che veniva dal Mugello) e di Matteo Renzi (che è del Valdarno) è Firenze più di prima e questa volta il candidato viene dalla Campania, ma, d’altra parte, La Pira era siciliano.
Suona ironico ai fiorentini, cui peraltro suona ironico anche il diventar ciechi di sifilide.
Da quando è apparso ci si chiede (mi chiedo, meglio) che cosa significhi, che cosa significa Firenze, che cosa vuole dire più e a cosa è riferito il prima e non si trovano (trovo) molte risposte in una campagna elettorale fatta di immagini, parole usate come immagini e il tutto senza un messaggio forte capace di illudere trascinando.
Se è difficile restare di sinistra, diventa difficile anche restare fiorentini.
Ma è il giornalaio di piazza della Repubblica – il mio personale spacciatore di fumetti – che lo interpreta in maniera geniale. Una straniera gli chiede un certo numero di giornali, lui glieli porge. Lei chiede una shopper. Lui dice che li ha finiti e le indica il giornalaio di fronte, lo chieda a lui, Signora. Lei chiede come si dice shopper in italiano. Lui risponde “tarzanello, si dice tarzanello, dear lady”. Mi guarda e dice “più di prima, amico: più di prima”, mentre la signora si allontana ringraziando e lui le dice “come se fosse antani”, con sorriso di un fedele servitore.
L’unica cosa che resta da fare più di prima è, in effetti, prendere e prendersi in giro (i tarzanelli sono il materiale fecale che resta appeso alle liane anali quando non si ha a disposizione un bidet). Ma questa capacità non si inventa. Ci si nasce e se non ci si è nati è un problema più grosso del regolamento urbanistico. D’altra parte, Giuseppe Conti si lamentava – nel 1899 – che oramai erano scomparse le faceti figure di spiriti bizzarri, piene di facondia e di spirito del passato e se erano scomparse nel 1899, di cosa ci si lamenta oggi?