Da Nedo: cacciucco e vin brulé
Il luogo è famoso più per il cacciucco che la cordialità.
La gestione è passata, con l’ignoranza, dal padre ai figli.
Eppure ci si viene volentieri. Un po’ perché ci vogliono anni prima di diventare clienti e avere diritto alla foto (con la candela) per Ognissanti, un po’ perché ci si mangia come dalla povera nonna (abbondanza di semplicità e carestia di tutto il resto).
Da soli può essere divertente. Si vede quello che succede e si odono le parole altrimenti destinate a rimanere nel segreto della terra di nessuno fra la bocca e la cassa: i pensieri di Nedo, il quale non si è mai allontanato dalla cassa per più di cinque minuti negli ultimi settanta anni.
L’autore dei pensieri è un vecchio con la faccia di Lucifero e l’espressione di chi non pensava che cadere dai propri sogni sarebbe stato un esercizio così noioso da diventare un poema.
All’ingresso di un cambogiano obeso che parla un italiano mesto e dice:
Sono solo
,
il demone risponde:
Si vede, con codesta faccia, con chi tu volevi essere?
Mentre il tavolo solitario lì accanto pensa che certe lingue hanno bisogno del porto d’armi anche quando gli hanno avvitato alla nascita un silenziatore.