L’alba di Sisifo
L'essenza del marinaio di Conrad, che era stato mozzo prima che capitano, è un ragazzo che abbandona la sua prima pelle perché è costretto a fare i conti con se stesso senza intermediari.
Affascinante e lontano quanto il mar Baltico o la Polinesia.
L'Ulisse di Horkheimer inventa l'occidente perché sfida la fedeltà a Dio per conquistare un regno.
Affascinante e più lontano ancora. Come Itaca o il Circeo, per un fenicio di Sidone.
L'essenza del mare per quelli che non vanno così lontano è diversa.
È il ripetersi di riti sottostanti la quotidianità.
L'alba non è né quella di Lord Jim né quella di Ulisse ma il momento in cui ci si tuffa per pulire la carena.
Le vele non sono gli stracci dell'Olandese volante ma sono attrezzi che devono essere armati e disarmati con cura mille volte nel corso della giornata, a seconda del vento.
Il pagliolo è lo sforzo di tenere pulito ciò che i piedi nudi sporcano in continuazione.
L'essenza del mare è il coraggio di ripete ogni cosa non perché è sbagliata ma perché una volta sola non basta e non basta nemmeno la seconda, la terza o l'ennesima fino a che non si scende a terra e questo rito incessante cessa nelle vele ben piegate e nel motore acceso ogni settimana perché una barca deve essere sempre pronta a partire.
Cambia la fatica ma non la sua incoativa essenza.
Sisifo era veramente il nocchiero di Lord Jim.