Il filo spezzato
Il referendum veneto ha superato il quorum del 50% di aventi diritto.
Il risultato è una sconfitta e una vittoria.
La sconfitta è di una classe politica nazionale che non parlare alla testa dei cittadini.
La vittoria è di una classe politica non solo locale che sa parlare benissimo agli stomaci dei suoi elettori.
Il punto però è divertirsi.
E il divertimento è un problema quando il significato profondo del referendum è un filo spezzato.
Per 119, l’articolo della Costituzione non il telefono dell’ambulanza, le risorse sono in rapporto alle attribuzioni.
Lo Stato deve attribuire a ciascuna regione le risorse necessarie per un esercizio differenziato e adeguato delle competenze che le sono affidate.
Il metro che affida le competenze è il principio di sussidiarietà inteso come metodo di democrazia.
Per il referendum veneto il criterio di attribuzione delle competenze dovrebbe essere il residuo fiscale.
Come dire: ti concedo l’istruzione se te lo puoi permettere.
Spezzare l’idea di solidarietà può anche essere una buona idea. Farlo in maniera palese non è solo di cattivo gusto. È stupido.
Soprattutto se a farlo non è un popolo che fino al secondo dopo guerra inoltrato era famoso per ricchezza e opulenza.