Il giardino del pittore
Il pittore aveva imparato a dipingere remando contro corrente. Nella Parigi di Maupassant, con la lentezza inesorabile del genio, aveva vinto i maestri che lo avevano preceduto. Dipingendo l’anima delle cose. Quello che resta del giorno quando ci si abbandona a Morfeo.
Il giardino del pittore, forse, è il suo quadro più bello e stupefacente. Il pittore ha dipinto molte volte quel giardino e questo lo sanno tutti. Perfino i visitatori. Ma prima di dipingere quel paesaggio, il pittore lo ha inventato. Ha trasformato un pezzo di loro edificabile vicino alla Senna delle passeggiate in canotto nel passaggio della sua anima.
Questa volta non ha chiuso gli occhi per cercare le impressioni che la luce aveva appoggiato dietro l’ombra delle palpebre. Ha trasformato quelli che vedeva con gli occhi chiusi dando forma a quelle are di terra. Ci vuole amore per farlo. Si deve essere innamorati della luce. Un amore profondo e ricambiato. Indimenticabile. Di quelli che si scoprono quando si pensa di conoscere tutto e che non si possono più abbandonare.
Le ninfee del pittore sono il suo vero autoritratto e Michel Bussi è uno scrittore da autogrill.