Ce la faremo?
Le terrazze, in tempi di pandemia, aiutano.
Aiutano molto.
E’ divertente guardare il mondo dall’alto, anche un mondo a velocità ridotta.
Si finisce per conoscere i vicini.
Come quello dall’altra parte della strada, all’inizio molto entusiasta, il cartello Ce la faremo affisso fuori dalla finestra, l’inno d’Italia alle sei del pomeriggio, gli applausi a scena aperta. Quasi un bel signore e ben vestito. Poi sempre più stanco, sempre più provato, sempre più in pigiama tutto il giorno.
Finalmente è uscito, con la mascherina e le borse per la spesa. Si è fermato per soffiarsi il naso. Ha tirato fuori il fazzoletto di carta. Non si è ricordato di avere la mascherina e se l’è soffiato, con un terrificante moccolo a voce alta, un Dio serpente assolutamente fuori di contesto.
Il suo Ce la faremo di un mese fa, è diventato un sonoro Resta a casa, testa di cazzo. Dal chiuso di una persiana, naturalmente, perché questo è un quartiere signorile, in fondo.