La lettera scarlatta
La signora dalle scarpe gialle ha trovato una lettera scarlatta in fondo al suo cuore.
Facile ludibrio bigotto.
Lontano dalla verità che è altrettanto bigotta ma meno banale del verosimile.
La signora dalle scarpe gialle sa che il verosimile, non la verità, assomiglia all’edera.
Cresce, si arrampica, abbraccia fino a soffocare.
Non c’è amore nell’abbraccio dell’edera.
Non c’è amore nella crudeltà banale delle presunzioni.
La signora dalle scarpe gialle lo sa perfettamente e stringe i propri cerotti per camminare come se non provasse dolore.
Sa che nessun albero si può liberare dall’edera senza la compassione di un giardiniere.
Non è facile essere i giardinieri di se stessi e gli alberi, in fondo, amano l’edera che li soffoca rivestendoli di una parvenza di foglie, vogliono morire dentro quelle foglie che li rendono belli e li fanno soffrire.
E’ la storia della lettera scarlatta, anche se forse Nathaniel Hawthorne la vedeva diversamente, con il suo romanticismo un po’ gotico e provinciale, il romanticismo di un doganiere.