Idioti
E’ vero: sono perfettamente cretino.
Ma Bombolo mi fa impazzire.
Completamente.
E’ vero: sono perfettamente cretino.
Ma Bombolo mi fa impazzire.
Completamente.
Discussione al Chiosco degli sportivi.
Il proprietario, al primo barista:
Oh, hai letto il giornale?
No, i’cché_c’è?
Hanno beccato cinque durante un’orgia in macchina.
Secondo barista, un ragazzetto biondo spento, con avambraccio alla Venditti, illuminandosi:
Cinque?
Il proprietario:
Cinque, c’è qualcosa che u’n_mi_torna: qualcuna pigliava doppio o qualcuno faceva da bosco e da riviera.
In effetti, qualcosa non torna.
Il bar, credo.
Non mi pareva difficile pensare alla cloche.
Venditti pare essere un devoto del Santo di Pietralcina.
Un santo fantastico perché credeva senza chiedere nulla in cambio (ma sant’Anselmo chiedeva qualcosa?).
Soprattutto, Venditti, in una intervista ad un giornale di apostolato dedicato alla diffusione del sommo pontefice Benedetto XV (www.papanews.it: Il Venditti che non ti aspetti, San Francesco Saverio dopo avermi salvato la vita pronosticò a mia madre che sarei diventato un cantante famoso), ha sostenuto anche di essere stato indemoniato.
"Quando avevo sedici anni, ero ossessionato da una figura malefica che appariva all’improvviso e mi immobilizzava quasi del tutto. Ricordo che potevo muovere solo il braccio destro".
Forse non era indemoniato.
Aveva i classici problemi al braccio (anzi, l’avambraccio) destro che si hanno nell’intorno dei sedici anni.
Il demonio si occupa di altro.
Almeno spero.
Un ragazzo di circa venti anni è stato ucciso a calci da cinque coetanei.
La scena ricorda Arancia meccanica.
Semplice iperviolenza da noia.
Terribile iperviolenza da noia.
Colpiscono le foto segnaletiche degli indagati.
Facce normali.
Facce che si trovano sul treno la mattina, senza che succeda nulla.
Facce che si trovano in piazza la sera e ti pestano a morte.
Codino, me la dai una sigaretta?
Codino, me la dai una sigaretta?
E giù pedate.
Il problema non è il neonazismo.
Il problema sono le facce che si trasformano.
Dalla mattina, alla sera.
Semplicemente per noia.
Non erano neonazisti i ragazzi di Campi Bisenzio che avevano l’abitudine di picchiare i cinesi.
La spiegavano con molta ingenuità: Ci si trova la sera alla casa del popolo. Ci si annoia. Dopo un po’ uno dice andiamo a comprare un gelato. Un altro risponde, un’altra volta? No, picchiamo un cinese. Facciamo qualcosa di diverso.
Chiediamo da fumare a codino. Facciamo qualcosa di diverso.
Sergio Luzzatto, ha scritto un libro molto interessante su Padre Pio (Id., Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia del novecento, Torino, Einaudi, 2008).
Forse non è un libro su Padre Pio.
E’ un libro sull’Italia che si è infatuata del santo.
Stupiscono le definizioni che ne venivano date dal Papa buono, credo santo pure lui, e comunque infallibile: Un immenso inganno che ha fatto un disastro di anime.
Di fatto, Padre Pio è diventato una icona.
Ma anche un gadget da autogrill.
E qualcosa da dipingere dappertutto.
Anche sui pescherecci.
Nulla di particolarmente allegro, oggi. Succede.
Una societa’.
Come tante.
Ne’ grande ne’ piccola.
Un cliente come tanti, ma non per la societa’.
Importante. Di quelli che fanno fatturato.
Bruttino.
Untuoso.
L’aria laida del puttaniere con moglie misogina.
Arriva.
Parla con il direttore.
Allegro e chioccio chiede della Luisa.
Non c’e’. E’ in maternita’.
Diventa freddo.
Il direttore esce. Preoccupato. Chiama la responsabile marketing.
Una bella donna. Apparentemente docile.
E’ arrivato il Caposecchi. Ha chiesto della Luisa.
Ah.
Gli e’ che la Luisa lo ha viziato. Sa come succede. Basta un sorriso. Una camicetta appena scollata. Delle calze un po’ maliziose. Insomma non le sto chiedendo niente, beninteso, niente di stravagante. Solo una conversazione cortese…
Lei si blocca.
Diventa tutta rossa.
Non riesce a non piangere.
Ma si cambia.
E sorride al Caponeri.
Non sposta ne’ il piede, ne’ la gamba.
Si lascia prendere.
Amaramente.
Da uno che non si nega nulla.
Ne’ la zuppa di fagioli e cipolle.
Ne’ una fellatio con singhiozzo.
Non e’ difficile molestare chi lavora per sopravvivere.
La dignita’ non ha prezzo, ma non sfama.
Franchino è stato un ragazzo brufoloso.
Chierichetto perfetto.
Una vera e propria passione per la meccanica.
Ha passato l’adolescenza a compilare modifiche aerodinamiche destinate alla Formula 1.
Diligente le disegnava.
Diligente le inviava alla Ferrari.
Che, impertinente, non le prendeva in minima considerazione.
Franchino era anche un pessimo pilota Polistil.
La colpa, naturalmente, non era sua.
Era un chiaro esempio di piste disegnate male.
Di macchine dotate di una aerodinamica rozza ed inefficiente.
Franchino interveniva ferocemente sulle macchine degli altri.
Le prendeva – bastava un secondo di distrazione – e le modificava armato di forbici e cacciavite.
Piccolo kamikaze Polistil.
Difficile dimenticare lo sguardo affranto del proprietario della macchinina che un improvviso bisogno aveva allontanato dalla pista.
E’ cresciuto.
Ha stazionato nei corridoi di ingegneria per un una quindicina di anni.
Sostituendo il bidello nei consigli per gli esami.
Pedante.
Untuoso.
Rompicoglioni.
Ciellino, credo.
Adesso si aggira per la rete.
Con consigli apparentemente perfetti:
Non dategli retta.
E’ pericoloso.
Finalmente si è sposata.
In un fiorire di coriandoli e riso.
Vestita color crema.
La cipria a coprire i brufoli.
La grandine a coprire tutti.
Finalmente si è sposata.
Brutta.
Come solo una sposa brutta sa essere.
La chiesa piena di gente.
Inutilmente.
Come sempre a matrimoni e funerali.
Un po’ meno ai battesimi.
Finalmente si è sposata.
Il prete blaterante.
Pieno di sé.
Pieno di parole.
Dio è gioia. E’ amore. E’ entusiasmo.
Cazzo, viene da dire, ma ti vedi?
Sottospecie di incrocio fra Al Bano ed un predicatore del Kentucky.
Finalmente si è sposata.
Ed è partita per il solito viaggio da dollaro debole.
Inutile sperare che non torni.
Basta evitare di rivederla.