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Author Archive for: profstanco

Chi li ha sciolti? (Tutunci: dai tappeti ai libri)

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
18/01/2008

Tutunci Hamedani Mohsen è un venditore di tappeti.
Le sue aste televisive sono state invasive fra gli anni ottanta e gli anni novanta.
Parla un arabo-fiorentino che assomiglia al tosco-calabrese dei muratori passati dal lametino al pratese su una impalcatura.
Si può sospettare che tutunci sia originario più di Pizzo Calabro che di Shiraz.
In televisione urlava: Ricorda un tappeto è per sempre.
Sapeva della pubblicità dei diamanti sul Readers digest.
Ieri è tornato.
Con una gnoccona improbabile, il cui merito era di avere scritto un libro intitolato: Come prometterla a tutti e non darla a nessuno.
In questo modo, il povero Tutunci è passato dalle arti minori alla letteratura.
Ma è rimasto un venditore di tappeti.

Giulia

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
17/01/2008

Giulia ha quarantotto anni.
Forse quarantanove.
E’ stata bella.
Molto bella.
Adesso dimostra sessantanni.
Dimostra sessantanni portati bene.
E’ invecchiata male, Giulia.
Molto male.
Appena sposata ha comprato un appartamento.
Un appartamento molto bello.
In un condominio molto borghese.
Era sposata.
Con un banchiere.
Una bimba molto bella.
Una di quelle bimbe che sembrano nate per essere belle.
Non è passato molto tempo.
Suo marito è andato via.
Giulia non lavorava.
Era solo bella.
Ha cominciato a lavorare.
Un lavoro che gonfia le gambe.
La pedicure a domicilio.
Una borsa pesante ed i piedi degli altri sulle sue gambe.
Calli e duroni.
Non è riuscita a pagare la casa.
L’ha venduta.
E’ andata via.
Senza saluti.
Era diventata più simile al portiere che agli altri condomini.
Un peccato che non si perdona.
Un peccato che si paga con l’invisibilità.
Anche la figlia è andata via.
Insieme alla casa.
E’ tornata con il padre.
Fa male adesso incontrarla in un cinema.
Fermarsi a parlarle.
Trovare nel suo sguardo la gratitudine di essere riconosciuta.
Trovare nelle sue parole lo stupore di essere considerata.
Anche solo in quelle poche chiacchiere che separano due persone civili dall’inizio di uno spettacolo.

Solidali con Clemente

9 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
17/01/2008

Possono il Presidente del Consiglio ed il Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura manifestare solidarietà a Clemente Mastella?
Possono farlo in un clima trasversale che esprime disagio verso la magistratura?
Ecco quello che è successo ieri in Parlamento:
Clemente Mastella: "Mi dimetto per senso dello Stato e lo faccio senza tentennamenti. In fondo, avrei potuto restare al mio posto; un Ministro della giustizia che non è in grado di difendere neppure la moglie dall’assalto violento e ingiusto di accuse balorde e non riesce ad evitarne neppure l’arresto ai domiciliari non è certo in grado di inquinare le prove, perché è talmente risibile il proprio potere che lo si può lasciare tranquillamente al proprio posto.
Mi dimetto, dunque, per aprire una questione fondamentale di emergenza democratica tra la politica e la magistratura, anche perché, come ha scritto Fedro: «gli umili soffrono quando i potenti si combattono»" (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e Forza Italia – Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L’Ulivo, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania, Socialisti e Radicali-RNP e Verdi – Applausi di deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani e del deputato Razzi – Deputati si recano ai banchi del Governo per stringere la mano al Ministro Mastella).
Il discorso ha trovato un plauso trasversale.
Per Bondi: "Tutti comprendiamo ormai da tempo, infatti, che l’indipendenza della magistratura e la sovranità del Parlamento sono il fondamento della democrazia. Nel corso dei lavori dell’Assemblea costituente un grande giurista, uno dei Padri della nostra Costituzione, Piero Calamandrei, aveva colto lucidamente il problema, quando sosteneva che lo stato della democrazia di un Paese è intimamente legato alla condizione della giustizia. Ciò perché il ritmo e il respiro della democrazia sono identici al ritmo e al respiro della giustizia e perfino al ritmo e al respiro del processo. Entrambi si fondano, infatti, sull’urto delle forze, sulla dialettica, sul bilanciamento dei ruoli, secondo regole precise e armoniche, attraverso le quali si raggiunge la verità nel processo e il bene comune attraverso la democrazia. Questi credo siano i valori che oggi accomunano tutti noi e tutti i membri del Parlamento."
Fini: "Non si può dare corso ad una politica dei due pesi e delle due misure. Soprattutto – e mi rivolgo in particolar modo ad alcuni colleghi dell’altra parte dell’emiciclo – vogliamo, per una volta, onestamente prendere atto di ciò che tutti sanno? Vi è una parte della magistratura che rivendica il diritto all’autonomia ed indipendenza – è un dogma della Costituzione -, ma non avverte il dovere dell’imparzialità. Vi è una parte della magistratura che agisce per ragioni di tipo esclusivamente politico o per protagonismo personale" (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
Maroni: "Signor Ministro, le esprimo l’amicizia personale e la solidarietà personale e politica, mia e del gruppo. Lei ha fatto un atto di accusa durissimo, senza precedenti, un atto d’accusa che descrive un atteggiamento della magistratura, quello che lei ha definito «una trappola scientifica», che anche noi, in particolare della Lega, abbiamo sperimentato. Chi l’ha preceduta, il Ministro Castelli, ha subito addirittura di più di quello che lei ha subito" [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro).
Sono cose che danno il senso di un profondo disagio.
Politica e magistratura sono sfere di potere autonome.
Ogni volta che interferiscono creano un attrito democraticamente molto sensibile.
Un consenso trasversale per l’interferenza della politica sulla magistratura fa paura.
Molta paura.
E’ come dire che la magistratura non ha il diritto di verificare se davvero la signora Lonardo ha commesso degli illeciti.
Ovvero che la signora Lonardo, siccome è moglie di un guardasigilli, non può subire gli strali dell’azione penale.
Di quella azione penale che la nostra Costituzione disegna come obbligatoria per legge.

Clemente al capezzale

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
16/01/2008

La Sandra Lonardo sta male.


Malissimo.


E’ a letto influenzata.


Dove gli arresti domiciliari l’hanno trovata e lasciata.


Mastella – alla Camera per presentare il disegno di legge sulla giustizia – ha rassegnato le dimissioni.


Al Parlamento e non al Capo dello Stato, che lo aveva nominato. Ma queste sono finezze da costituzionalisti.


Stupisce la motivazione: Mi dimetto perche’ fra la famiglia ed il potere, io scelgo la prima.


Che significa?


Che alternative aveva per scegliere il potere?


Ammazzare moglie, consuocero ed una ventina di colleghi di partito?

Il volto dello spirito maligno

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
16/01/2008

Guido Calabresi introduce ai suoi studenti il mistero della responsabilità civile (quali sono i criteri che guidano il risarcimento del danno) con una fiaba: se improvvisamente apparisse uno spirito maligno e vi chiedesse chi è disposto a sacrificare diecimila giovani vite ogni anno in cambio di un dono per l’intera umanità, chi accetterebbe questo dono?
Pare che nessuno degli studenti di Calabresi sia disposto ad accettare il dono dello spirito maligno.
Eppure è quello che facciamo ogni giorno salendo in macchina: accettiamo il rischio di uccidere o di essere uccisi per una comodità che assomiglia molto al dono di un dio malvagio.
Ratan Tata ha il volto del dio malvagio di Calabresi. Eccolo:
rnt_1_lakh_carPrima di tutto, la sua macchina, una concept car, carina, terzomondisticamente desiderabile, come il computer portatile di Negroponte o la radio a manovella dell’Unicef, costa centomila rupie che non arrivano a contare duemila euro, e può essere acquistata da molte persone che prima dovevano accontentarsi di una macchina usata.
In questo modo, Ratan Tata diffonde il dono della macchina dove prima erano solo motorini.
O meglio: diffonde il dono della macchina nuova dove prima erano solo macchine usate.
Non solo.
Per poter fare questo dono, Ratan Tata ha industrializzato una parte importante del Bengala: la sua macchina può essere un dono perché il lavoro necessario a confezionarla costa poco. Secondo gli slogan dei suoi avversari, la Tata Nana è una macchina carrozzata con il sangue degli operai.
Forse, tutto questo non è vero.
Forse, Tata merita di essere considerato un magnate buono.
In ogni caso, criticare il consumismo degli indiani dal nostro punto di vista è ipocrita: le nostre biciclette sono una scelta in alluminio iperleggero, le loro hanno la pesantezza di quelle dei nostri nonni, per i quali la seicento fu una liberazione assai più piacevole delle lotte partigiane.

Mutande alla pizzaiola

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
15/01/2008

I negozi di biancheria intima assomigliano a luna park della passera.
Calze, culottes, parigine, brasiliane.
Sete, tulle, pizzi e trine.
Promettono improbabili trasfigurazioni.
Sarebbe più onesto proporre mutandoni tartufati e slip meringati, a seconda dei gusti.
Almeno il palato potrebbe correggere quello che gli occhi non vorrebbero vedere.

La solitudine delle riforme

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
15/01/2008

Si parla molto della riforma elettorale.
La Corte costituzionale ne parlerà il 16 gennaio e la sentenza di ammissibilità – o inammissibilità – dei referendum elettorali sarà pubblicata entro il 10 febbraio.
Dopo, spetta al governo indire i comizi elettorali per una data compresa fra il 15 aprile ed il 15 giugno 2008, a meno che non si vada ad uno scioglimento anticipato delle Camere, nel qual caso il procedimento referendario sarebbe sospeso per un anno ed il referendum dovrebbe svolgersi non prima del 15 aprile 2009.
La riforma elettorale presenta molti nodi.
Il nodo principale riguarda il metodo della riforma elettorale.
Le leggi elettorali sono strumenti più o meno complessi per la trasformazione dei voti in seggi.
Ciascuno di questi strumenti determina i potenziali vincitori ed i potenziali perdenti della competizione elettorale.
E’ inevitabile che i partiti giochino un arrocco reciproco e che rendano sostanzialmente improponibile una riforma elettorale.
Sta qui la solitudine delle riforme elettorali: ogni gruppo parlamentare è inevitabilmente solo dinanzi a delle scelte che non possono non separarlo dagli altri movimenti politici.
Se è così, il metodo delle riforme elettorali passa inevitabilmente attraverso il dialogo referendario.
Ma non nel senso dei referendum elettorali proposti da Guzzetta e Segni: il referendum abrogativo in materia elettorale obbliga a ritagli articolati, assai complessi e defatiganti dal punto di vista della tecnica legislativa. Il prodotto referendario è facilmente peggiore della legge oggetto di referendum. Perfino in questo caso.
No.
Forse, il metodo da seguire è il referendum propositivo: un meccanismo che consenta direttamente al corpo elettorale di scegliere la forma della democrazia  elettorale.
I partiti dovrebbero avere il coraggio di chiedere al popolo di scegliere fra due o tre modelli alternativi: un maggioritario puro, senza vincoli di coalizione, un proporzionale corretto in senso maggioritario, con dei premi di maggioranza, un maggioritario corretto in senso proporzionale, sfruttando i resti e le soglie di sbarramento.
Ma chiedere il coraggio ai partiti è cosa che fa tremare le vene ai polsi.

La sapienza del pastore tedesco

7 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/01/2008

Il Rettore della Sapienza ha invitato il Papa.
Alcuni professori hanno protestato.
La colpa del Papa è di avere difeso la chiesa su Galileo.
Ovvero di avere idee personali sul processo a Galileo.
Probabilmente le idee personali del Papa sul processo a Galileo sono le idee della chiesa su questo processo.
I problemi sono, secondo me, due.
Primo.
L’università può negare la libertà di parola ad una persona perché non condivide le sue opinioni personali?
No.
Se la Chiesa non poteva sollevare Cordero dall’insegnamento della procedura penale perché non condivideva il suo approccio, egualmente l’università non può negare al Papa di spiegare le sue opinioni, per quanto discutibili e da discutere.
Secondo.
Perché l’università ha bisogno del Papa per inaugurare l’anno accademico?
Forse la sua presenza non è necessaria.
Può anche essere considerata inopportuna, a meno che non sia accompagnato da altri prelati e religiosi in rappresentanza di tutte le confessioni.
Se è possibile sostenere che i laici non hanno il diritto di contestare le idee dei religiosi o di pronunciare anatemi contro di loro, è altrettanto opportuno rendersi conto che la presenza religiosa in una manifestazione laica assomiglia a quella di una mosca nel latte.
Non c’entra proprio nulla.
Anzi, dà un certo fastidio.

I pois di Berlusconi

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/01/2008

Ieri Berlusconi ha occupato pesantemente i nostri televisori.
Prima ha denunciato l’intesa sulla legge elettorale raggiunta con Veltroni.
Non sarebbero possibili accordi con una maggioranza liberticida.
Il problema sarebbe il disegno di legge Gentiloni sul conflitto di interesse.
Poi ha presentato Pato, il nuovo giocatore del Milan.
In entrambi i casi ha confermato il look scravattato di piazza San Babila: una sciarpa di seta blu a pois su camicia villosamente aperta.
I pois di Berlusconi non sono amichevoli.
Ricordano un po’ un cantante lirico.
Hanno la stessa eleganza degagé.
Contemporaneamente sciolta ed impacciata.
In ogni caso, fa pensare.
Fra il Berlusconi su Pato, il Berlusconi sul conflitto di interessi, il Berlusconi sulla riforma elettorale non ci sono soluzioni di continuità.
Berlusconi occupa uno spazio della domenica televisiva che è lo spazio del chiosco degli sportivi.
Non c’è nulla da fare.
Un politico che è un affabulatore da bar ha un potere straordinario.
Parla direttamente al cuore del suo elettorato.
Il suo successo calcistico impegna il suo potere politico.
Rifiuta il conflitto di interessi perché lo scaccerebbe da un porto sicuro, dal caffé corretto con la sambuca che illumina il pensiero degli altri avventori sulla logica delle tre punte.
Rifiuta il consenso sulla bozza Bianco (se esiste ancora) perché non ha bisogno di una riforma elettorale per conquistare i voti di una coppa intercontinentale.
Tutto questo è stato molto elegante.
Il presentatore della domenica sportiva ha fatto aspettare Berlusconi per tutto il tempo di uno spot della Acer e lo ha interrotto prima del tempo per dare spazio alle domande sul colore (giallo) delle scarpette del nuovo fenomeno milanista.
I pois di Berlusconi sono restati cortesemente imperturbabili.
Questo aggio mediatico, che permette al padrone del pipi di godere di un plusvalore di legittimazione democratica, è il vero problema della riforma elettorale.
Qualsiasi gioco sulle regole elettorali deve partire dai presupposti della competizione politica, ponendo gli attori sullo stesso piano.
Altrimenti la competizione resterà falsata.
Almeno fino a quando D’Alema non diventerà il presidente della Roma e comprerà Ronaldinho.
O Fini sbarcherà nella perfida Albione conquistando il Chelsea.

Il giardino segreto delle donne

9 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
12/01/2008

Il giardino segreto delle donne è al centro delle loro gambe.
Segreto.
Perché proibito.
Proibito.
Perché segreto.
Ne sono giardiniere attente.
La forma di questo giardino svela molto.
Può essere denso.
Quasi una foresta pluviale.
Egualmente selvaggio ed impenetrabile.
Oppure rado.
Come una brughiera.
Dolce del sapore dell’erba al mattino.
Ma può anche essere un deserto.
Senza neppure un filo d’erba.
Attentamente ripulito.
Nel primo, la giardiniera è orgogliosa della propria natura.
La rispetta.
Nel secondo, la giardiniera si coltiva.
Come un giardino all’italiana.
Segue i propri contorni.
Li addolcisce.
Ma lascia sempre il seme della natura selvaggia.
Nel terzo, la giardiniera abbandona la propria natura.
La doma completamente.
Quasi a trasfigurarvi il suo pensiero.
Sempre la bellezza di un giardino segreto è l’animo del suo giardiniere.

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