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Author Archive for: profstanco

Gamba di legno

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
18/11/2007

Può accadere di camminare tranquillamente e di essere attratti dalla persona che ti cammina davanti.
Ha un passo veloce ma strano.
Non capisci perché muove in maniera circolare la gamba sinistra, come se la dovesse trascinare avanti ad ogni passo.
Poi vedi questa persona che quasi inciampa, sussulta, smorfia il viso, si appoggia al muro.
E distrattamente guardi per terra: due passi indietro è rimasta la sua gamba.
protesi_infO meglio, la fine della sua gamba: tibia e piede, di plastica rigida, calzate in una scarpa consumata.
Si è sganciata la gamba di legno.
Poveraccio.
Impossibile non farsi venire da ridere.
Ma soffochi il sorriso, ti chini, raccogli lo stinco di legno, lo porgi come se fosse la cosa  più naturale del mondo e chiedi: Posso essere d’aiuto?
Il tizio ti strappa la protesi di mano, se la aggancia rapido e riprende la sua strada, come se fosse colpa tua quello che è successo.
La prossima volta gliela porto via.
Così impara (mentre mi rincorre a zoppino).

Chi li ha sciolti? (amplessi perplessi)

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
18/11/2007

Esiste in pieno centro storico una cabina fotografica, di quelle che si usano per le fototessere.
t5_04E’ in una strada non molto frequentata, una di quelle vie che nell’antichità doveva essere  un viottolo che portava ad un orto e che oggi è rimasta senza senso se non per chi ci  abita.
La cabina gode di una tranquilla solitudine ed è usata di per solito come luogo di decenza per i bisogni grossi degli ambulanti o per altri scopi non troppo nobili.
Stamani, una piccola  folla si assiepava fuori della cabina.
Una coppia ignara del mondo circostante si era riparata dietro la tenda svolazzante per dedicarsi ad amplessi piuttosto rumorosi anziché no.
Il tutto è andato avanti per una decina minuti, finché un anziano signore si è avvicinato alla  macchinetta, ha inserito i denari necessari per una fototessera ed ha fatto partire l’apparecchio.
Il flash ha gelato gli amanti, che sono usciti, tirandosi su i pantaloni, con un’aria che non saprei se più imbarazzata o infastidita.

Fi Pi Li

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
16/11/2007

Sono talmente fermo che posso scrivere un post dal mio  blackberry. Una coda sconfinata.

Oggi, consiglio di facolta’. Commemorazione di un collega morto anzitempo. Nulla e’ più triste di un funerale laico. Soprattutto se:
–    il relatore sbaglia il nome del morto nella orazione ufficiale,
–    il giovane allievo piange lacrime come chicchi d’uva (ha perso il suo unico sponsor e la sua eredita’ e’ una condanna a ricercatore a vita).

Mentre rifletti su tutto questo e speri che nessuno ti faccia una commemorazione (in fondo, basta morire dopo essere andati in pensione e potrebbe essere il caso di riuscirci), vieni definitivamente distratto dalla scoperta, con un certo stupore per la tua ingenuità, del perche’ hai trovato un posto a sedere ancora libero: è accanto al prof. Chang, il quale ha dimenticato anche questa volta il palto’ in cucina e puzza di involtini primavera in maniera davvero imbarazzante.

Lambertow (ha rotto i coglioni)

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
16/11/2007

I quotidiani di oggi parlano quasi soltanto del voto favorevole ottenuto dal Governo al Senato e delle parole con cui Dini ha chiarito il senso del suo voto: favorevole ma consapevole della necessita’ di chiudere l’attuale fase politica.

Il discorso e’ ferocemente bizantino e del tutto incomprensibile al senso comune. Pare che la verita’ vera sia nel fatto che se avesse voltato gabbana taluno avrebbe potuto pensare che fosse stato acquistato dal miliardario ridens. Naturalmente non e’ cosi’. Mai nessuno ci avrebbe pensato.

Pensare che il nostro sistema parlamentari si regga su Lambertow fa venire i bordoni.

Non perche’ la minoranza di centro non possa essere decisiva. E’ una naturale conseguenza del teorema dell’elettore mediano: in un sistema nel quale il consenso e’ distribuito su una linea il cui estremo sono le destre e le sinistre radicali il centro concentra il massimo numero di voti ed il gruppo che più lo rappresenta e’ decisivo in una qualsiasi competizione elettorale.

Il teorema dell’elettore mediano ha consentito di spiegare la convergenza al centro di DS e AN. Ma è’ probabilmente in crisi: Bush ha vinto con i cristiani più conservatori e radicali, ma la stessa cosa e’ avvenuta in Puglia con le ultime elezioni regionali.

Soprattutto il teorema dell’elettore mediano non spiega Lambertow, che non rappresenta il misterioso centro del consenso elettorale. E’ uomo il cui spessore politico e’ nella capacita’ di governare un attento network di relazioni elitarie. Ed e’ la prova che l’attuale governo non puo’ rappresentare il paese e’ un ammasso di soggetti che nulla hanno reciprocamente da dirsi.

Cambiano

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
15/11/2007

Per noi, la televisione era ancora questo:

Adesso, invece, è questo:

Difficile non dire che palle.

Cavalcando lo spogliatoio

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
15/11/2007

Essere uomini significa anche frequentare gli spogliatoi degli uomini.
Sono spazi divertenti.
Abbandonati all’incuria o tenuti benissimo restano luoghi in cui gli uomini tornano bambini.
Degli spogliatoi, fanno parte:
le scritte da spogliatoio: il rugby è meglio della fica, pallino bucaniere, etc.
le chiacchere da spogliatoio: improponibili avventure erotiche con la parrucchiera della moglie, con morali sul genere se una pipa è sempre una pipa non tutte le pipe sono uguali
la pipi dentro la doccia
E molto altro.
Se si ha l’abitudine di giocare a tennis di mattina, gli spogliatoi diventano luoghi semideserti.
Le chiacchiere sono più tristi: Oggi, non c’è più verso di morire, la mi’ mamma è dieci anni che me la tengano in casa con le flebo, Ma che è vita fissare l’armadio?
E via a raccontare la propria vita ad un perfetto sconosciuto
Che chiedeva solo di restare tale.

Ci sono mattine che iniziano male

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
15/11/2007

Ma poi:
–   un demente con i sandali che ti cammina davanti pesta il prodotto del sedere di un cavallo,
–   una disgraziata in bicicletta perde l’equilibrio e si schianta contro un muro di giapponesi che fotografa le porte del Battistero,
e allora diventa possibile entrare al Chiosco degli Sportivi, chiedere un caffé e rispondere al buongiorno con un Grazie, le mie giornate sono sempre fantastiche.

De André per la mia generazione

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/11/2007

La mia generazione non ha fatto il sessantotto.
Non è nemmeno stata in piazza durante il settantasette.
La mia generazione è stata giovane negli anni della pantera, che a Firenze è un modo di dire non troppo elegante e si usa per alludere che è bionda ma ce l’ha nera.
Però abbiamo avuto De Andrè.
E ci ha portato in tutti i luoghi che non abbiamo vissuto.

Stefano, i suoi pensieri (la vita è un globale bisogno di affetto)

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/11/2007

Dobbiamo difendere la nostra identità. E’ facile distruggere l’identità di un popolo e di una civiltà con il turpiloquio cattolico delle illusioni, della demagogia, sintesi retorica per negare i fatti della storia, demagogia è guerra, strage, questo è il problema fondamentale dell’anima umana.  Infatti l’identità, i processi affermativi dell’infanzia e degli emarginati, risulta essere la crisi più terribile di un popolo nelle affermazioni di se stesso. La vita negata sul muro del pianto, è poi una vita che nega e distrugge se stessa. E’ la guerra bisogna cercare di difendere l’identità culturale e storia dei fatti al di là del bene e del male… rimanere nei fatti per non morire. E’ lupanara più terribile e diabolica che ci sia la realtà proibita per secoli e secoli e tutt’oggi dall’inquisizione. Il processo affermativo dei processi reali è diabolico e il più difficile che ci possa essere: tutti negano. Nessuno sa nulla. Non si puòò negare la storia. E’  la mancanza di affetto come devastante ignoranza dei principi reali se si pensa che la vita è un globale bisogno di affetto. In fondo volersi bene è la cosa più diabolica che ci sia.

Gatto (essere fiorentini a Livorno)

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
14/11/2007

Essere fiorentini a Livorno non è mai divertente.
Occorrono anni prima di sentirsi dire: Dé, se’ proprio ‘n bravo bimbo, non pari nemmeno fiorentino.
pec_inTestaDalberoMa ci sono occasioni in cui potrebbe passare un secolo e si resterebbe fiorentini lo stesso.
Così è successo ad un disgraziato che aveva una barca ormeggiata in pieno Molo Mediceo.
Il suo albero si era incatagnato: le drizze non scorrevano ed era praticamente impossibile armare il genoa, che sarebbe la vela di prua.
Il disgraziato prova a salire in testa d’albero.
Non è facile e non ci riesce.
Naturalmente, come comincia i suoi tentativi la folla dei marinai sfaccendati (il marinaio livornese è uno dei più grandi lavoratori del mondo, basta convincerlo a lasciare il muro cui è appoggiato e nulla è meglio di un fiorentino al lavoro per farlo smuovere) comincia a guardarlo con interesse: Dé prova a salì ‘n testa d’arbero, cinque a uno ‘he batte ‘na grugnata da rammentà.
Il fiorentino si avvede di essere diventato (doventato, direbbero i marinai) uno spettacolo degno di attenzione.
Scende dalla barca, si avvicina al nostromo e gli chiede: Ti dispiacerebbe darmi una mano? Dé, ti ci posso salì io ma datti ‘na mano umme lo poi chiedé, se t’ingrugni ‘n terra doventa corpa mia e unn’ho proprio voglia di portatti all’ospedale.
Il fiorentino si mette da parte e accetta l’offerta.
Il nostromo comincia a prepararsi a salire e fa al fiorentino: Sono cento euro, ‘Un tu vorrai mica che m’arrapini gratisse amore dei?
Il fiorentino risponde che cento euro sono troppi, che lui ci mette un giorno intero a guadagnalli, che ha un amico che fa il  pompiere e lo chiamano gatto per quanto è svelto.
Il nostromo scende dalla barca, con calma.
E la scena finisce qui.
Il finesettimana successivo arriva gatto.
Una febbre invade il porto: C’è gatto che sale in testa d’albero dal fiorentino, venite a vedere.
Gatto è un giovinastro atletico.
Biondiccio.
Si spoglia a mostrare i bicipiti ed i pettorali: Dé, fava, lasciati la maglietta che ti graffi tutto.
Comincia a salire: Dé briahi, l’avete assicurato con la drizza di rispetto che se Gatto vola in giù, batte ‘na bella romba.
E Gatto ritorna sulla coperta per assicurarsi meglio.
Finalmente comincia a salire.
Una bracciata dietro l’altra, non lo chiamano Gatto mica per ridere.
Rallenta.
Dapprima impercettibilmente, poi arranca in maniera sempre più evidente.
La folla: Dé Gatto ‘un ti sentirai miha male?
Gatto impallidisce. Ma si sforza di sorridere.
Arriva un’onda, un’altra onda e la barca beccheggia.
Gatto si abbraccia all’albero, bianco come un lenzuolo: Dé ci more_No ‘un pòle morì_E’ un gatto.
Gatto si abbraccia sempre più forte, guarda verso il basso e giù un ombrellata di vomito che sembra un diluvio.
Il fiorentino se la vede arrivare in pieno viso, cerca di ripararsi come meglio può, molla la drizza e Gatto vola di sotto, spezzandosi malamente una gamba e devastando il tambuccio.
La folla si allontana sghignazzando: Po’ero Gatto, ‘un li doveva bé tutti que’ ponci.

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