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Author Archive for: profstanco

Ragni e zecche

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
08/12/2020

Ancora abbastanza attraente da provare gusto a umiliarti

Senziente

Pensante

Un incrocio fra ragno e zecca chi ti ha aiutata a essere prigioniera di te stessa

Ti osservo adorando la tua morte

Pensando che, senza ragni e zecche, avresti potuto essere una regina

Cui prostrarsi quotidianamente

Monoliti ideologici ci hanno portati dove siamo.

La morte di Caravaggio

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
22/11/2020

Caravaggio è morto nella febbre di una spiaggia, vicino a Porto Ercole.

E’ morto guardando il Sole, cercando di annullare il suo sguardo nella luce, di trasformarlo in calore, nel freddo sudato della febbre.

Solo di tutte le notti che aveva dipinto, cercando una luce che non mostrasse le unghie sporche di Bacco, un ragazzo di taverna che gli aveva trafitto il cuore mentre lui gli trafiggeva il culo.

La bellezza di Caravaggio aveva le unghie sporche anche quel giorno come ogni altro giorno che aveva vissuto e la febbre non era una malattia, era il suo modo di vedere, si faceva trafiggere dalla luce fino a trovare l’ombra della bellezza.

Bacco era su quella spiaggia a Porto Ercole e osservava la febbre di Caravaggio.

Da lontano, indeciso se salvare quello sguardo, accarezzarlo ancora una volta, accettarlo dentro di sé o se scappare lontano perché ci sono sguardi che attaccano la febbre, ci sono dei mal di vivere talmente belli che non si riesce a non star loro vicino fino a che non si comprende che il prezzo di quella vicinanza è lo stesso mal di vivere.

Caravaggio lo osservava, con i soliti occhi che trovano la notte della bellezza, sperava in un abbraccio che lo salvasse dal freddo della rena gelida di rugiada, che lo portasse vicino al Sole. Ma era troppo bella quella solitudine. Era troppo bello il quadro che la sua morte stava dipingendo.

I ritorni straziano il cuore e l’unica cosa che Caravaggio, Rimbaud e Casanova possono fare quando tornano è morire prima che le loro vite smettano di bruciare, consumarsi prima di essere fiamme che si spengono di consunzione invece di lasciarsi soffocare dal vento.

Non ti ho mai voluto così bene

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
22/11/2020

Ti guardo dimagrire in questo incubo di gambe magre che è il tuo ventre piatto e il collo dalle vene che si cominciano a intravedere.

Ti ascolto mentre mi dici che finalmente ti piaci, che sei contenta della tua magrezza.

Non ho orecchie abbastanza forti per non soffocare le lacrime quando dici che non è facile avere tredici anni, non è facile non essere più la bambina che nessuno è mai riuscito a non amare, non avere più quelle  battute pronte così infantili e profonde che facevano voglia di avere la tua età per poter giocare te guardandoti negli occhi esattamente dalla stessa altezza.

Non ho occhi abbastanza ciechi per non vedere tua sorella che mi guarda con uno dei suoi silenzi pieni di linguaggio come una fanfara e dice che anche se sta zitta non è perché non ha problemi, con il suo spirito di soldato scozzese, di brigante alla guerra dei cento anni, di junker e poeta.

Tutto questo nel nostro mare, in quell’Altrove che è solo nostra, come può esserlo una barca che ci ha accompagnato per oltre cinquemila miglia ed è lucida come sono lucide le barche preparate per la tempesta. I marinai lo sanno che le barche possono diventare tombe e che lo splendore del loro funerale è la loro pulizia e ordine.

Questa tempesta, amori miei, non l’ho saputa prevedere. Stavolta vostro padre non è stato il capitano che vi aveva promesso di essere, le sue mani non hanno saputo tenere il timone, c’era troppa tela a riva e una strapoggia non si ferma sino a che l’albero geme sulle sartie e gli arridatoi  si strappano dalla coperta.

Non vi ho insegnato a naufragare, amori miei. Non ci sono riuscito e non ci ho nemmeno pensato.

Ma io so che se voi adesso siete così: occhi pieni di lacrime e un collo di cui si vedono le vene, è solo colpa mia, di un padre cui avete perdonato tutti i tradimenti, persino di essere il vostro angelo della morte.

La reazione anomala

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
10/09/2020

Le sperimentazioni del vaccino contro il covid sono state interrotte a causa di una reazione anomala.

Nessuno dice quale sia stata.

Nessuno tranne Spinoza che sostiene che Berlusconi abbia manifestato l’irrevocabile volontà di andare in Procura e confessare tutto, ma proprio tutto.

Fa venire in mente Panoramix e la sua pozione.

Il povero volontario (Previdentissimus?) che cambia colore in continuo.

Il bello della peste è che fa ridere i sani mentre si ammalano.

Uomini o pitbull?

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
09/09/2020

Il dibattito pubblico sui fatti di Colleferro, un ragazzo è stato picchiato a morte da altri ragazzi che non hanno avuto nessuna pietà di lui, si disperde in mille rivoli.

I punti principali, però, sono due: è omicidio preterintenzionale l’uccisione di una persona che chiede pietà da parte di persone che sanno benissimo di praticare delle discipline che consentono loro di uccidere?

E due persone che riescono a uccidere una persona a calci per ragioni apparentemente futili sono davvero persone o assomigliano piuttosto a cani resi folli da un addestramento disumano?

Non credo che sia omicidio preterintenzionale. Non c’è niente di preterintenzionale. E’ omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla particolare crudeltà.

Non credo nemmeno che chi è capace di trasformare la testa di un ragazzo in una palla da football sia una persona.

Assomiglia a un pitbull, a un pitbull senza controllo.

Ma il codice penale prevede pene per i pitbull?

La cosa 3

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
16/08/2020

Una delle vocazioni più profonde del partito comunista italiano era il principio maggioritario: l’idea che la volontà della maggioranza correttamente espressa attraverso gli organi di partito e le procedure previste a questo scopo fosse indiscutibile.

Una impostazione ingenua, forse, ma nobilmente laica: nessuno può imporre la propria volontà agli altri e nello stesso tempo nessuno si può sottrarre alla volontà della maggioranza del partito al quale appartiene.

L’idea che questa tradizione abbia intrapreso un dialogo costruttivo diretto allo sviluppo di convergenze trascendenti con riferimento alle ideologie ma convergenti per quanto riguarda i valori – se si sono ben comprese le dichiarazioni di Zingaretti e Di Maio, criptiche come una risposta della sibilla cumana a un quesito sul compromesso storico – con il post movimento fa riflettere.

Riflettere, naturalmente, è un eufemismo.

Il post movimento fonda le proprie decisioni su una visione massimalista del principio maggioritario. I suoi organi indicono una consultazione: decidono quando si terrà e quale sarà il quesito su cui gli elettori dovranno esprimersi con un si o un no. A quel punto decide il voto di chi c’è c’è malgrado la formulazione del quesito influenzi non poco la risposta mentre la decisione sul tempo della consultazione influenza la partecipazione.

Si tratta di un plebiscito indistinto che rammenta il processo a Socrate piuttosto che l’assoluzione di Barabba.

E’ tutto qui il problema? Se questo fosse il problema, si potrebbe osservare che l’autonomia dei partiti politici organizzare diversamente la propria democrazia interna e che è nella logica della firma di governo parlamentare vedere soggetti ontologicamente diversi stringere alleanze che talvolta possono risultare particolarmente solide.

La questione riguarda il tipo di politiche che il non movimento può elaborare. Una logica referendaria di costruzione del consenso è nemica di politiche di lungo respiro che hanno bisogno di elite ben radicata nella loro legittimazione politica ed ideologica.

La Repubblica della ricostruzione post pandemica per ora non ha visto altro che slogan, provvedimenti normativi incomprensibili anche per gli addetti ai lavori e un diluvio di finanziamento a pioggia assolutamente insensibili al merito dei beneficiati.

È la naturale conseguenza di un sistema di costruzione del consenso che parte dal basso e l’alleanza fra un partito democratico mai corso orfano di ideologie e carisma e il non movimento degli scontenti incontentabili non è in grado di fare molto di più di quello che ha fatto sinora.

Tutto questo rammenta le discussioni fra D’Alema e Amato, Turco e Bertinotti intorno alla possibilità di costruire un soggetto dopo sinistra che potesse unificare la tradizione socialista che era stata appena spazzata via da una tempesta giudiziaria che andrebbe indagata con serenità di storici, i post comunisti in cerca di una identità come transgender a cui è stata sbagliata l’operazione e i vetero comunisti fermi al 1956 ma in realtà più nostalgici di un missino a Predappio.

L’unica cosa che so può imparare da quel periodo è che tradizioni diverse possono dialogare ma non confondersi. Il partito democratico però non può dialogare con un post movimento costretto a ricorrere gli scontenti incontentabili per non scomparire quando la rappresentanza del Parlamento sarà ridotta di un terzo di gioco elettorali assomiglieranno a una roulette per ipovedenti.

L’afa di scirocco

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
26/07/2020

Non afa di tramontana, freddo cono

o di maestrale, ipocrita piramide,

di ponente, stolido cubo,

di libeccio, vischiosa sfera, levante, astuto parallelepipedo

E’ patina di sudore che una borraccia di gin lascia sull’epidermide di un funebre pomeriggio

Ciascun vento lascia nella bonaccia l’impronta della sua morte

L’annusano inquieti silenti marinai, vi conoscono le storie di naufragi e sirene, destini divergenti, nostalgie perverse di inclinata ignominia

Perché in quel camminare di patibolo che ha il marinaio in terraferma c’è l’allegria delle burrasche passate e la nostalgia di quelle future.

Si muore bene solo in mare.

La fortuna di Violetta è la tisi

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
21/07/2020

Non c’è troia capace di risalire a lungo dall’inferno

Proprio non c’è

La signora delle Camelie, Violetta, Esther – la meravigliosa e piccola Esther di Balzac – sono tutte invenzioni da romanzo

Alla fine e nella realtà, torna sempre un’arsura di stupro che solo le rughe malcelate di un viso a luna piena

Le braccia con i primi segni di grinze

I glutei che cedono alla ferocia degli anni

I seni stanchi di bisturi

Le caviglie idropiche

Le gambe accavallate e scavallate con la grazia di uno specchio infranto

I piedi che è pietà distrarsi

possono, forse, cancellare.

Anzi, trasformare in nostalgia.

E’ inutile cercare sperando in quello che non c’è.

Perché non c’è niente quando si ignora che

volo di pigolanti passeri è la vecchiaia

Quando non ci si rende conto che l’amore che ama quelle braccia, quei glutei, quei seni, quelle caviglie, quelle gambe, quei piedi ignora l’arsura dello stupro, l’ansia dell’orgasmo.

La signora delle camelie non può risalire a lungo dall’inferno

La signora delle camelie, Violetta, Esther, come la si vuol chiamare, resterà sempre una troia

La sua fortuna è morire di tisi prima che il suo destino diventi un romanzo gotico pensando di essere ancora una novella erotica.

Ma questo è il romanzo, la vita si sa è sempre più grottesca.

La fine della crociera

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
08/07/2020

La fine della crociera sono due adolescenti che saltano sul pontile, neppure il tempo di finire di ormeggiare.

Corrono verso un treno che li porta dagli amici. E’ l’ultimo giorno prima delle vacanze, l’ultimo giorno in cui ci si vede. Un ultimo giorno di un tempo in cui si crede che ultimo sia davvero “ultimo” e non “purtroppo, ancora”.

Le osservo come le può osservare un padre e mi chiedo se dovrei essere arrabbiato o deluso.

No, sono orgoglioso. Come spesso mi accade.

Vanno via, devono andare via, sono programmate per andare via.

E’ già molto che siano state con me per una lunga settimana. Abbiano affrontato rade e porti, più conosciuti di casa, ma sempre rade e porti. Hanno armato, regolato le vele, timonato e piegato la randa alla fine di lunghe giornate. Nuotato come bambine che hanno fatto amicizia con i pesci da piccole e non hanno paura della profondità del mare.

Adesso devono andare via, voglio che vadano via. I loro approdi sono diversi dai miei. E’ bello che ogni tanto abbiano ancora voglia di condividere le mie rotte. E’ bello ed è abbastanza.

Case di sabbia

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
07/07/2020

Le parole sono case di sabbia.

Si consumano di attese.

Diventano nulla.

Rubate dal silenzio in cui sono cadute troppe volte.

Ogni volta facendosi più male.

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