Altrove
Semplicemente il Sole di inverno.
Il vento come una preda che fugge.
Occhi curiosi che imparano il freddo calore di un timone.
Semplicemente?
Semplicemente il Sole di inverno.
Il vento come una preda che fugge.
Occhi curiosi che imparano il freddo calore di un timone.
Semplicemente?
Il compagno De Siervo e la Banda dei quindici, ovvero la Corte costituzionale, hanno dichiarato incostituzionale talune parti della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento.
Non è chiaro se sia trattato di una incostituzionalità secca, e quindi della abrogazione delle disposizioni impugnate, ovvero di una sentenza interpretativa, e quindi di una interpretazione "vincolante" delle disposizioni impugnate in termini tali da assicurare che le norme ricavate dalla stessa non siano in contrasto con la Costituzione, ovvero di una qualche forma di sentenza manipolativa.
Le conseguenze non sono da poco per il referendum appena dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale, come da comunicato stampa di ieri.
Nel primo caso, è possibile sostenere che il referendum sia divenuto "improcedibile" perché il testo sottoposto alla consultazione popolare è diverso da quello oggetto della richiesta di consultazione, secondo i criteri fissati da Corte cost. 68 del 1978.
Nel secondo caso, è possibile che l'intervento della Corte non abbia toccato il testo della legge sottoposta a referendum, di talché la richiesta di referendum sarebbe restata procedibile.
Un tanto significa che in questo caso alla Corte costituzionale è toccato il ruolo del legislatore: ovvero del soggetto che intervenendo sul testo di una disposizione sottoposta a consultazione referendaria può impedire al corpo elettorale di esprimersi.
E' una singolare conseguenza del ruolo della Corte nel sistema.
Come giudice della ammissibilità dei referendum abrogativi giudica del conflitto fra democrazia diretta e democrazia rappresentativa.
Come giudice di costituzionalità giudica del modo in cui le leggi approvate dal Parlamento possono sopravvivere nel sistema.
Ed il modo in cui interpreta questa seconda attribuzione può nel caso concreto impedire alla democrazia diretta di esprimere il proprio giudizio sulla democrazia rappresentativa.
Tutto questo spiega le fughe di notizie di questi giorni.
La Corte costituzionale è stata al centro di potenti indiscrezioni da parte degli organi di stampa, soprattutto di centro destra e di interventi da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Le indiscrezioni facevano sapere che la Corte sarebbe stata orientata a maggioranza per una sentenza interpretativa di rigetto, ovvero una sentenza che, per un verso, sanzionava l'incostituzionalità della legge sul legittimo impedimento e, per altro verso, consentiva la consultazione referendaria.
Far uscire una indiscrezione su di una sentenza di un giudice significa orientare il giudice verso un risultato diverso, in modo da evitare che si possa pensare che l'indiscrezione era fondata, ovvero che quel giudice si lascia sfuggire notizie che dovrebbero restare coperte dal segreto della camera di consiglio.
Di conseguenza, la stampa ha orientato la Corte verso la incostituzionalità "secca" della legge sul legittimo impedimento, ovvero la sua abrogazione parziale, quindi verso il risultato che impedisce lo svolgimento della consultazione referendaria.
Ma di chi è il vantaggio politico di questa operazione?
Solo ed esclusivamente del Presidente del Consiglio dei Ministri, che sa benissimo che il referendum sul legittimo impedimento è, in realtà, un referendum sulla sacralità della sua persona.
Di qui, la consueta retorica naif di Di Pietro, che citando le scarpe grosse indossate dalla madre, ha voluto affermare che in nessun caso l'incostituzionalità della legge sul legittimo impedimento potrebbe essere di ostacolo al referendum.
La verità è un'altra.
Adesso si tratta di capire se la Corte ha fatto il giuoco di Berlusconi dichiarando l'incostituzionalità della legge o no.
Un giuoo davvero raffinato e costituzionalmente elegante: uso la Corte per realizzare un risultato che non potrei mai raggiungere con il Parlamento.
Poche cose sono tristi come le maschere veneziane lontane dalla laguna di Casanova.
Sono tristi a Venezia perché non le appartengono più.
Sono tristi nei mercatini turistici del resto di Italia perché assolutamente fuor di contesto.
Eppure non è possibile attraversare una città d'arte senza che qualcuno le venda.
Al pari di Torri di Pisa, Davidi di Michelangelo e amuleti vari.
Le maschere veneziane, però, sono un simbolo della glocalizzazione.
Del fatto che il mondo è un villaggio confuso, nel quale i segni dell'appartenenza locale sono gondole perse nei Sargassi.
Il referendum di Mirafiori è esattamente questo.
Un bancarellaio intelligente e spregiudicato, cittadino apolide del capitalismo di ventura, vuole essere autorizzato a vendere maschere veneziane davanti al Colosseo.
Opporsi pare impossibile.
Non per la real politik del partito democratico: meglio non scioperare che non lavorare.
Ma perché in un mondo sempre meno lontano, i confini dei diritti non seguono l'orizzonte costituzionale del magis ut valeat, ma sono inesorabilmente spinti verso il basso. Non è la Cina che viene verso di noi, ma noi che ci trasformiamo in cinesi.
Per questo, le maschere veneziane sono diventate indispensabili: nascondono un mondo in cui tutti hanno gli occhi a mandorla.
Nevica.
La città diventa diafana.
I passanti sono ombre di silenzio.
A non avere un cazzo da fare, sarebbe fantastico.
Altrimenti, è semplicemente un modo per cascare di bicicletta.
Rissa da strada.
Tassista superincazzato.
Scende dal taxi.
Si avventa su un vecchietto.
Che non si sa che cosa abbia fatto.
Ma non si tira indietro.
–> IO che sono IO non sopporto chi fa il furbo …
Chissà chi cazzo è IO.
Si scalmanano sbavando.
Esce il pacificatore di professione.
Si mette nel mezzo.
–> Ma che fai? Ti rovini …
Ridda di luoghi comuni con duplice quesito:
Ma nessuno mette le mani sul viso al pacificatore?
Ma se due si vogliono sfogare, rovinare, ammazzarsi, etc. chissenefrega.
E' solo un vantaggio previdenziale per la nazione.
Le aule stanche di Palazzo Montecitorio celebrano uno spettacolo triste.
Un Presidente del Consiglio mastica caramelle e invoca l'unità dei moderati come patrimonio inestimabile del paese.
Come se un partito che candida l'on.le Mussolini potesse essere considerato moderato.
Il Paese si interroga (ma si interroga davvero? A qualcuno interessa) sul voto della Siliquini e di tal Scilipoti, che spiegherà il proprio comportamento ai figli.
Di Pietro corre in pretura per denunziare un reato che non esiste (se i voti sono insindabili, non è possibile indagare sulle ragioni che conducono al voto), nascondendo il fatto che la fiducia al Governo può dipendere da candidati che provengono dalle sue liste.
Ma la vera tristezza è l'unità dei moderati.
Essere moderato è diventato un grande pregio.
Lo raccontava Vespa sul Corsera di qualche giorno fa, lamentando di avere subito una aggressione a causa della sua moderata pacatezza.
Due osservazioni.
La prima è politica: in questo sistema essere moderati non può essere un pregio, perché il meccanismo elettorale che premia i moderati è il proporzionale puro, quello che ha retto l'Italia del dopoguerra. Se si deve salvaguardare l'unità dei moderati, si deve tornare al proporzionale ed alla democrazia cristiana.
La seconda è di carattere umano: essere moderati non è un pregio.
E' spesse volta un vizio, il vizio di chi rinuncia a cambiare le cose.
E la politica dovrebbe segnare un minimo di volontà di cambiamento.
Vivere nel paese in cui Vespa è un patrimonio inestimabile fa venire i brividi.
Anzi, i bordoni.
Bimba Impertinente oramai è grande.
Va in bagno da sola.
Si pulisce da sola.
Si lava da sola.
Con qualche sgommata, ma in termini tutto sommato soddisfacenti.
Lo annuncia solennemente:
–> Babbo, vado in bagno
E dopo un po' torna con la faccia soddisfatta.
Non oggi.
Oggi, ha iniziato a urlare:
–> Aiuto, aiuto, mi si è incastrata la cacca nel culetto
In effetti, un pezzetto di cacca denso come la ghisa si era bloccato a mezzavia e non voleva abbandonare la posizione.
Poco male.
Un bidet ha risolto il dramma.
–> Perchè continui a piangere?
–> Perché lei non smette di ridere …
La risposta di BI.
In effetti Bimba Piccola non ha più smesso di ridere per tutto il pomeriggio.
Ripetendo, con una certa soddisfazione:
–> A me, la cacca non rimane incastrata nel culetto …
In questi giorni, abbiamo appreso che l'arabo è una lingua piena di sfumature.
Di dialetti.
Di modi di dire e di pronunciare le stesse parole.
Per cui, uno che dice Allah mi perdoni non l'ho uccisa io, poteva dire, come pare che abbia effettivamente detto, Allah, ma come mai il telefono squilla e nessuno risponde?
I commenti dei giornali, Tirreno, La Nazione, Corsera, Repubblica si sono tutti concentrati su questo aspetto.
Banale.
Meno banale, forse, sarebbe stato chiedersi come mai una persona normale viene intercettata, senza altro indizio che non l'intercettazione stessa.
Ancora meno banale, sarebbe chiedersi come si possa intercettare uno che non parla a telefono, ma semplicemente aspetta che dall'altra parte si risponda alla sua telefonata.
Due aspetti che sono passati sotto tono.
Troppo sotto tono.
E dispiace ammettere che non danno per nulla torto a Berlusconi in punto di intercettazioni e tutela della privacy.
Mostrano un mondo in cui i telefono possono essere sempre sotto controllo.
Perfino quando non si parla.
Fini vede nelle sue stanze Montezemolo, Casini e Rutelli.
La Gelmini schiuma il rinvio della votazione sulla sua riforma dell'Università.
Berlusconi è definito come un citrullo giovanilista dall'incaricata di affari americana a Roma.
Le Camere si apprestano ad un voto delicato su tre distinte questioni di fiducia, come se la sfiducia al Governo potesse cambiare a seconda delle argomentazioni.
Sarebbe ancora possibile un accordo.
Forse un Berlusconi bis.
Forse un governo di garanzia affidato ad un Letta.
E Pisanu officia i riti dell'estrema unzione come un prete spretato su una nave da crociera assaltata dagli zombie.
Ma qualcosa di originale?
Tipo un deputato, un senatore, un politico qualsiasi che sbuccia le banane con il culo?
Mario Monti occupa il fondo del Corsera di oggi.
Lo occupa con un articolo interessante che propone di risolvere i problemi delle speculazioni sui titoli di Stato attraverso l'emissione in comune di titoli in Euro (E Bonds).
Ma questo è il tema apparente del suo articolo.
Il messaggio vero è fra le righe, quando dice che l'idea non è nuova, risale a Jacques Delors ed è stata ripresa "tra gli altri, autorevolmente, da Giulio Tremonti".
Fra gli altri, autorevolmente, suona come un ramoscello di ulivo al ministro dell'economia con cui l'establishment autorevolmente rappresentato dal Corsera ha avuto più occasioni di attrito.
Suona male per Berlusconi.
Parecchio male.
Soprattutto se la riforma Gelmini slitta al Senato.