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Uno sciopero desueto: i giornalisti del Corriere dopo l’età del piombo

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
01/10/2010

Screen shot 2010-10-01 at 8.45.16 AMFerruccio de Bortoli è una persona mite e ragionevole che ha scritto una lettera mite e non irragionevole ai suoi giornalisti.
Chiedendo una cosa forte: di rinunciare ad una serie di prerogative contrattuali e di accettare di vivere in un mondo nuovo in cui il senso dell'informazione è cambiato perché sono cambiati i media che veicolano l'informazione traguardandola verso l'opinione pubblica.
Pare una richiesta assolutamente normale e di ragionevole ovvietà: il contratto dei giornalisti è fermo all'età del piombo, è legato alla tecnologia di Quarto Potere e deve essere aggiornato ad uno scorrere delle notizie che viaggia sempre più sulla rete e che ha un prezzo marginale ben al di sotto della remunerazione dei giornalisti.
Il punto è esattamente questo.
Nel momento in cui la rete consente di prezzare un articolo pochi euro, è ancora possibile tenere fermi i privilegi salariali della categoria dei giornalisti professionisti?
E' economicamente sostenibile?
De Bortoli sostiene, senza dirlo esplicitamente nella sua lettera, di no.
Chiede di rinegoziare, di trovare delle soluzioni che consentano ai giornalisti di svolgere il proprio lavoro in un tessuto economico che non permette alla loro indipendenza di poggiare su desuete garanzie salariali.
Se oramai chiunque scrive in uno spazio aperto al pubblico, in fondo e nella sostanza, è un giornalista e può anche essere molto più bravo di tanti giornalisti professionisti, hanno ancora senso le garanzie di un ordine professionale arroccato in una giurisprudenza che assomiglia a Fort Alamo?
La società dell'informazione oggi è diventata liquida ed in una società liquida i giornalisti dell'età del piombo somigliano ad ancore. Ancore che rischiano di portare a fondo il proprio giornale.
In questa società, l'art. 21 della Costituzione impone di ripensare lo status di giornalista e di elaborare un corpo di principi che valgano per chiunque acceda all'opinione pubblica, senza pensare che un ordine professionale possa essere sufficiente ad assicurare la pluralità dell'informazione e, in fondo, il presupposto della democrazia nel sistema.
I giornalisti del Corriere dovrebbero cominciare a prendere atto che oggi fra Splinder ed il loro giornale non c'è troppa differenza e che se il loro giornale non raccoglie la sfida che Splinder e le altre piattaforme di "net talking" sta lanciando – magari più il vecchio Splinder che non quello di oggi – è destinato a morire per consunzione.
Esattamente come i partiti politici che non si accorgono della novità di un Renzi che sfrutta le tecnologie per parlare direttamente alla società o, in termini più pericolosi e sottili, di una America Talks che si immette ferocemente nella politica del partito repubblicano con lo slogan: Love your country but fear your government, let us take our nation back.
Il mondo cambia e i giornalisti del Corriere potrebbero ricordarsi che nessun uomo della pietra ha scioperato per tornare sugli alberi.

Meno male che c’è la mano morta

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/09/2010

fini_berlusconiIl Primo Ministro ha compiuto gli anni.
74.
In una giornata che ha donato al Parlamento.
Con un discorso degno di un emerito di diritto costituzionale.
Nell'assoluta indifferenza di sensi con il Presidente della Camera.
Sono due uomini diversi.
Il Presidente del Consiglio si è espresso con lucida padronanza dagli scranni del Governo che occupano il centro dell'emiciclo parlamentare.
Il Presidente della Camera lo ha ascoltato masticando una matita dagli scranni dell'Ufficio di Presidenza che stanno al di sopra dei banchi del Governo.
E' interessante questa geografia: il Governo è al centro dell'attenzione del Parlamento, ma il Parlamento è al di sopra del Governo.
Una perfetta immagine della funzione di indirizzo politico e della centralità assegnata all'assemblea nella forma di governo costruita dalla Costituzione.
Una immagine alta e parecchio sprecata per un dibattito che mostrava due diversi modi di intendere la fica in età non più giovane.
Da una parte, il premier priapico che farebbe uso di un gran numero di signorine con aria da bagno turco e remunerazione da nababbo tirchio, secondo quanto svelato dalla signorina Patrizia.
Un modo di intendere le donne estremamente prudente: se le pago per usarle, le pago anche per non avere nessun motivo di restare dopo che sono state usate.
Il modello Pay per use.
Dall'altra parte, lo speaker sfigato: se una donna che è una bella donna si "innamora" di me e mi considera l'inventore dell'attrezzo maschile che nega di avere conosciuto prima di avermi sfilato le bretelle, non posso più fare a meno di lei, non posso più paragonarla alla madre dei miei figli che magari è stata una bella donna ma per la quale – dopo un certo numero di anni passati a vederla dormire russando e con la camicia da notte della nonna – è difficile provare un singulto di orgoglio erettile.
Il modello Pay to be used.
Difficile scegliere fra i due.
Per fortuna, resiste Bossi, che in punto di mano morta è davvero un campione.

I pensieri politicamente scorretti di una Bambina Impertinente (La battaglia di placenta)

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
29/09/2010

BimbaImpertinenteBambina che canta.
Piacevole alla maniera di un gabbiano isterico:
=> C'era un bel dì la battaglia di Placenta … Cavalli e cavalieri …
Bimba Impertinente osserva in silenzio.
Un sorriso schiaffato nel muso come un dito altrove.
La bambina finisce di cantare e si allontana.
Il padre di B.I.
–> Ma tu lo sai che cosa è la placenta ?
–> Un pezzo di mamma
–> Perché non glielo hai detto ?
Lascia rispondere il sorriso.
Punto gentile.

Un palazzo avvelenato

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
28/09/2010

Corte costituzionaleIl Corriere della Sera di oggi tace una notizia importante.
Non si parla di Lele Mora e Fabrizio Corona e della loro relazione intima.
Di quella  parla eccome.
Non poteva uscire con un buco del genere.
Si parla della Corte costituzionale a margine del convegno milanese sull'autonomia e l'indipendenza della magistratura.
Si parla degli inquinamenti generati dalla cd. P3 sul funzionamento del tetto della nostra democrazia.
I fatti sono semplici.
Due giudici della Corte costituzionale hanno partecipato ad una cena assai politica prima di pronunziarsi sulla legittimità costituzionale o meno della legge che concede l'immunità al capo del governo.
Non è stato elegante.
Oggi pare che la Corte costituzionale si sia spaccata sulla possibilità di revocare questi giudici costituzionali.
Non è mai accaduto dal 1956 ad oggi che un giudice della Corte costituzionale sia stato rimosso dal suo incarico.
Può avvenire solo con una decisione della stessa Corte costituzionale "per sopravvenuta incapacità fisica o civile o per gravi mancanze nell'esercizio delle loro funzioni" (art. 3, primo comma, legge cost. 1 del 1948).
Questa decisione deve essere presa a maggioranza dei due terzi dei giudici presenti all'adunanza (art. 7, legge cost. 1 del 1953).
Ma la Corte costituzionale non è stata convocata per giudicare se Luigi Mazzella e Paolo Maria Napolitano avessero commesso una grave mancanza nell'esercizio delle loro funzioni cenando con Alfano, Letta e Vizzini nell'imminenza della camera di consiglio sul lodo Alfano.
Non è stata convocata perché mancava la maggioranza per deliberare la loro rimozione ed una camera di consiglio da cui questi giudici fossero usciti confermati avrebbe rafforzato assai la loro posizione all'interno del collegio, che invece era indebolita dallo scandalo che li ha travolti.
Forse, però, la maggioranza non mancava.
I giudici della Corte costituzionale sono 15. Sei hanno votato a favore del Lodo Alfano. E' lecito immaginare che siano gli stessi che avrebbero votato contro la rimozione di Napolitano e Mazzella. Di conseguenza, la maggioranza dei due terzi mancava solo se Napolitano e Mazzella potevano partecipare alla camera di consiglio chiamata a giudicare su di loro e di questo è possibile dubitare. Senza loro due, la fronda interna alla Corte avrebbe contato 4 membri che sono meno di un terzo di un collegio composto da 13 membri.
Il vero problema è chi deve decidere quali giudici della Corte costituzionale vengono convocati in camera di consiglio e come si contano i voti espressi.
E' il Presidente della Corte.
Che però non ha avuto la forza necessaria per affermare l'indipendenza dell'organo da lui presieduto.

Una complessa questione di fiscalità (Il culo dei parlamentari)

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
27/09/2010

locandinaIl Vernacoliere di questo mese solleva una importante questione di fiscalità.
Pare che i deputati non paghino l'Iva sulla vendita del culo.
In realtà, da tempo, la conferenza dei capigruppo ha interessato della questione l'ufficio studi della Camera.
Gli è che non si sanno decidere sull'imposta applicabile.
Notoriamente l'Iva presuppone operazioni che hanno un carattere di abitualità e di professionalità.
La vendita del culo parlamentare, però, ad avviso dei capigruppo, non avrebbe questa caratteristica, ma dovrebbe essere assimilata ad una vendita di azienda e cadere nell'ambito di applicazione dell'imposta di registro.
Difatti, per un qualsiasi deputato, il culo è l'insieme dei beni che questi coordina allo scopo di esercitare la propria impresa: si sa che i parlamentari votano con il culo e quando esprimono le proprie opinioni danno aria al culo.
Fini, che preferisce occuparsi di altri beni strumentali, non è stato in grado di offrire un chiarimento.
Lo farà, forse, l'ufficio di presidenza della Camera con il supporto dell'ufficio studi.
Vedremo.
Forse la cosa più corretta sarebbe considerare il culo dei parlamentari come un bene immobile di interesse culturale ed applicare unicamente le imposte ipocatastali.
Che il culo parlamentare sia un immobile è davvero impossibile da dubitarsi: il Parlamento ristagna dai tempi di palazzo Carignano e molto probabilmente potrebbe essere considerato anche come un bene di interesse culturale: è la testimonianza di una cultura che ha nel nostro paese uno delle massime espressioni mondiali.

Fischi macabri

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/09/2010

COL+MOSCHINUn soldato italiano del Col Moschin è morto.
Succede.
Dispiace, ma succede.
Gli ultras del Livorno hanno ritenuto di fischiare durante il minuto di silenzio in suo onore prima di una partita di calcio.
Sdegno ed indignazione da parte dell'intero arco costituzionale.
E' condivisibile?
Il Col Moschin è di stanza a Livorno.
La caserma della Folgore occupa una parte della città che, con un'ampia maggioranza, non apprezza questa presenza, malgrado un certo numero di nostalgici che non hanno dimenticato di essere concittadini di Galeazzo Ciano.
Un tanto giustifica i fischi.
Che non riguardano la morte del soldato, ma la presenza dei militari: tanto in Afghanistan che a Livorno.
Non diversamente dal corteo commemorativo di Porta Pia: dove sarebbe stato piacevole avere la Consulta della laicità a fischiare la coorte di Militia Christi ovvero la coorte di Militia Christi a fischiare la consulta della laicità.
La democrazia può vivere anche di fischi.
Persino di fischi macabri.

I pensieri scomposti di Bimba Piccola (Happy meal)

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
19/09/2010

SorelleCapita anche il Mac Donald.
Raramente, ma capita.
Happy Meal.
Che cosa bevi, bella bambina?
=> Acqua naturale
risponde perfetta Bimba Impertinente
=> Birra
la risposta scomposta di Bimba Piccola.

Lo dico / Non lo dico / Lo dico (Il presidente Aic Sindaco di Milano?)

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
17/09/2010

OnidaValerio Onida è un costituzionalista di vaglia.
Ha anche il dono di essere una persona simpatica.
E' stato un avvocato molto brillante, un avvocato da clienti importanti.
E' stato giudice della Corte costituzionale, dove ha fedelmente incarnato la Costituzione come relatore di alcuni importanti arrét in punto di immunità parlamentari, rapporto fra Costituzione e ordinamento comunitario, etc.
E' il presidente della Associazione Italiana Costituzionalisti.
Eletto nell'ultima assemblea, con una maggioranza abbastanza importante.
Adesso si candida alle primarie del centro sinistra per partecipare alle elezioni del sindaco di Milano.
Sono elezioni importanti e politicamente molto delicate.
Forse la sua candidatura non è opportuna.
Non è opportuno che un giudice della Corte costituzionale terminato il mandato partecipi attivamente alla vita politica del paese. E' come confessare una appartenenza politica che non può non avere influenzato l'interpretazione della Costituzione che come giudice ha portato avanti.
Nemmeno è opportuno che l'Aic sia coinvolta in una competizione elettorale: l'associazione comprende costituzionalisti di diverso orientamento politico e non può diventare l'associazione dei costituzionalisti di sinistra, perché la Costituzione non deve apparire di sinistra e, forse, non lo è neppure particolarmente.
Però fa riflettere.
L'idea di Onida è che la Costituzione abbia un'anima politica, che le norme costituzionali debbano parlare il linguaggio della politica ed inverare una precisa visione della società civile.
In questa visione ideologica, la scelta di partecipare ad una competizione elettorale può essere compresa perché si partecipa con una precisa visione "costituzionale" della politica.
Ma è una visione che non merita affatto di essere condivisa.
La Costituzione serve a costruire una casa comune e nel momento la si coinvolge in un gioco politico, la si estrania dalla casa comune che dovrebbe costruire, non è più una finestra attraverso cui inquadrare i conflitti politici ma una parte del conflitto politico.
Una Costituzione di questo genere è inevitabilmente una Costituzione a metà.

Tifosi della Lazio in Curva Sud

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
16/09/2010

tricolore cisalpinoDue/tre patrioti hanno sventolato la bandiera della Repubblica Italiana durante un raduno della Lega Nord e sono stati allontanati dalla polizia di Stato.
Si grida allo scandalo.
Vi sarebbe un sacro diritto alla bandiera e non si potrebbe sopportare che la polizia incaricata di salvaguardare l'insieme dei valori che la bandiera della Repubblica Italiana simboleggia non intervenga a garanzia di chi la agita.
Insomma, l'intervento della polizia a favore della Lega Nord e contro gli agitatori patriottici non sarebbe molto distante dal ruolo della Guardia di Finanza nel cannoneggiamento libico del peschereccio italiano di qualche giorno fa.
Fin qui, De Amicis.
Ma forse se ne può fare anche a meno.
Il valore costituzionale della bandiera è poco più che un omaggio alla tradizione, un segno di continuità con il passato, un intendersi legati sia alla decisione dei Savoia di usare il tricolore anziché la coccarda azzurra come bandiera dell'esercito durante le guerre di indipendenza, sia all'uso di questo simbolo da parte degli ambienti mazziniani durante il Risorgimento.
A volere osare di più, si potrebbe ricordare che la consegna del tricolore alla Repubblica Cisalpina avvenne ad opera di Napoleone ed aveva un intento chiaramente giacobino e rivoluzionario, sicché la costituzionalizzazione di questo simbolo vale anche ad indicare le nostre radici comunarde ed insurrezionaliste, molto più vicine alla Francia della Rivoluzione che a qualsiasi altro paese europeo.
Ma forse anche di questo si può fare a meno.
La verità è che se uno si mette ad agitare la bandiera italiana durante un raduno leghista mette a repentaglio la propria incolumità e quella di chi lo circonda, sicché la polizia fa bene ad intervenire.
Esattamente nella stessa maniera in cui dovrebbe intervenire se un citrullo si mettesse ad agitare la bandiera della Lazio in mezzo ai tifosi della Roma, in stile Bondi o De Sica in un qualche Vacanze di Natale di anni fa.

I pensieri scomposti di una Bimba Piccola (Inadeguato)

13 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
15/09/2010

15092010479Primo giorno di scuola materna.
Lei.
Come sempre, perfetta.
Con i suoi occhiali ortopedici.
Con la sua borsa di Hello Kitty.
Con tutto ciò che serve per essere una grande fica, a tre anni e mezzo.
Il padre.
Come sempre, tutto meno che perfetto.
Senza occhiali.
Senza borsa.
Inadeguato.
Ma soprattutto con quell'aria che in mezzo a bambini che piangono perché vengono lasciati, non gli dispiacerebbe una lacrimuccia di sua figlia.
Ma nulla.
Niente lacrime.
Lei lo guarda e si tuffa in mezzo agli altri.
Lei ride.
Ride sempre.
E lui pensa In fondo è una freccia lanciata verso il cielo.

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