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Archive for category: profstanco

Il collare di Bocca di Rosa

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
23/08/2021

Se io sapessi scrivere canzoni, trasformare in musica i miei pensieri e trovare le parole delle note, avrei voluto scrivere una canzone come Bocca di Rosa.

La mia Bocca di Rosa non sarebbe vissuta in un paesino come Sant’Ilario, non avrebbe fatto l’amore per passione, ma per gioco e noia in una città di provincia, senza il profumo del mare o l’ombra puzzolente dei carrugi.

La mia Bocca di Rosa non lo avrebbe chiamato amore e lo avrebbe coltivato con la perfezione dissoluta della sua passione per il gioco, azzardo di sentimenti, gioia di spalle larghe, compianto di miopi.

Avrebbe stupito per la sua incapacità di affezionarsi e per l’assolutezza dei suoi addii, i suoi baci non avrebbero avuto altro prezzo che la distanza: avrebbe baciato con l’apparenza della passione perché solo così si sarebbe sfamata di inestinguibile solitudine.

Avrebbe indossato un collare la mia Bocca di Rosa perché senza si sarebbe sentita nuda e non avrebbe mai detto di chi era il collare che portava al collo: i segreti sarebbero stati vino per il suo piacere e vetriolo per il cuore dei suoi amanti.

Né l’uno, né l’altro sarebbe stato il suo incedere perché tutte le Bocche di Rosa, alla fine, vanno via e quello che lasciano sono cicatrici che deformano i sentimenti.

Per fortuna, non so scrivere canzoni e dove finiscono le mie dita inizia solo una tastiera che indago con sempre maggiore timidezza.

La telefonata più bella

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
21/07/2021

Bimba grande, che è anche Bimba bella ed è ancora Bimba indisponente, è partita per le vacanze con le sue amiche.

La prima volta in campeggio.

Con tutti i rumori del campeggio.

Con tutta la fantastica gioia di essere per la prima volta da sole, responsabili di fare la spesa, senza nessuno che controlla quando ritornano, ragazzine che sono libere di fare quello che vogliono.

Lo merita. Assolutamente.

E’ partita come si parte per una vacanza che si è atteso per tutta la vita ed è stato bello, bellissimo, osservarla partire, come è stato bello, bellissimo, insegnarle a guidare la vespa, come è stato bello, bellissimo, osservarla dal primo giorno in cui il suo sorriso, pacato e maturo, è uscito dalla pancia di sua madre.

Ma più bello di tutto è stato un messaggio di WhatsApp:

Babbolone, ti posso chiamare?

 

ti chiamo io, appena finisco una riunione

Aveva solo voglia di parlare con me.

Solo voglia di parlare con suo padre e di raccontare la sua vacanza.

Io non l’avrei mai chiamata, non avrei mai voluto disturbare la sua vacanza.

Ma la sua chiamata mi ha riempito il cuore.

Lei mi riempie sempre il cuore.

La prima legge dell’energia

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
12/07/2021

La prima legge dell’energia, per un fisico mancato, è che l’energia, alla fine, trova sempre l’uso più efficiente che se ne può fare.

La morte, in questo prisma, è una conseguenza della prima legge dell’energia: a un certo punto, un essere vivente non rappresenta più un uso efficiente dell’energia e arriva il momento in cui il sistema gli chiede di restituire, sotto forma di decomposizione, ciò che è diventato inutile.

I figli sono una delle materializzazioni più evidenti della prima legge dell’energia perché sono un uso più efficiente dell’energia dei loro genitori e lo sanno perfettamente.

Uno dei momenti in cui la prima legge dell’energia applicata ai figli viene in evidenza con maggiore sollecitudine è la partenza di un figlio per le vacanze.

Succede, in questo caso, di pagare la vacanza e questo è assolutamente naturale e doveroso.

Capita anche di passare la notte in bianco perché l’aereo parte da Roma alle sette del mattino e anche questo è ragionevole e giusto.

Infine, vi è una frase che un padre non dovrebbe mai pronunciare: Mi scrivi quando sei arrivata?

Perché non scrive e non risponde ai messaggi.

Ed è giusto così: ha capito la prima legge dell’energia, utilizzando ciò che era efficiente e abbandonando il padre_motore non appena questo ha cessato di essere efficiente perché quello che doveva fare lo aveva fatto ed il resto non dipendeva più da lui.

C’è amarezza in tutto questo?

No, solo il ragionamento di Gibran sui figli come frecce visto con gli occhi di Volta.

Risacca

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
08/07/2021

Scrosci di risate, pianti e orgasmi su di una risacca di incubi.

L’amore è una risacca. Ogni onda trova la sua forza nella sabbia. Ogni onda cerca di arrivare alle montagne e le manca. Inesorabilmente. Ogni onda segue l’onda che l’ha preceduta. Torna indietro e in avanti. Ha il cuore di Sisifo dentro ogni sua cellula.

L’amore è una risacca. Non si vuole arrendere. Vuole tornare dove le montagne erano più vicine. Meno distanti. Ma, di nuovo, è vinto. Sisifo è ancora sconfitto. Risale dove precipiterà e precipita laddove risale.

L’amore ha il sapore di sale della risacca, quando torna verso il profondo immoto della solitudine marina e quando ambisce al cielo delle montagne.

Lo stesso sapore di sale delle lacrime.

 

 

I pensieri di un’adolescente innamorata (il cavaliere azzurro e i belgi)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
05/07/2021


Bimba Adolescente si è innamorata ed è bello vedere i suoi occhi diversamente luminosi.

Ha l’età in cui i fidanzati sono cavalieri azzurri e le fidanzate principesse.

Il padre la guarda con la domanda di ogni padre: ma i cavalieri azzurri hanno i brufoli?

Bimba Adolescente è entusiasta di tutto, del sushi con il cuoco cinese, dei pomeriggi sulle panchine dei giardinetti, persino della cena per il compleanno della madre del cavaliere azzurro.

Ed il padre la guarda felice della sua gioia che gli ricorda un’estate fino a ieri più lontana dei dinosauri, ma anche preoccupato: gli amori adolescenti sono cime da cui è facile precipitare in abissi.

Finalmente Bimba Adolescente torna a casa un po’ meno felice del solito e anche un po’ prima del previsto buttando un viso deluso sul divano del televisore.

Ha visto Italia – Belgio insieme agli amici del cavaliere azzurro e nemmeno una principessa delle fiabe riconosce il suo cavaliere azzurro quando alla televisione c’è la nazionale e lui si comporta come se fosse in campo.

Il padre, che ha passato la serata con Netflix, tira un sospiro di sollievo. Il cavaliere azzurro si sta finalmente togliendo l’armatura per mettersi la canottiera d’ordinanza.

Il ritorno di Ulisse in Patria (alternative take)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
28/06/2021

Ulisse quando esce dalla caverna di Circe prende fiato
Respira profondamente il marinaio bugiardo perché il mare ha l’odore di un telaio lontano
Ulisse sa che Circe potrebbe chiamarlo indietro
Che basta una sola sua parola a fargli dimenticare per sempre il rumore della spola
Ma Circe tace
Tace su un talamo che non le appartiene e non le è mai appartenuto
Si lava selvaggiamente dello sporco che sente dentro di sè
Di quell’ano tante volte dilatato ma mai così violentato come da un ritorno a casa
Circe sa che Ulisse si allontana e lo lascia andare
Non vuole più essere violentata,
Non così,
Vuole tornare a essere chi desidera
Una regina capace di generare oblio
e una donna capace di annientare la memoria scompare con la resurrezione dei ricordi.

Il ritorno di Ulisse in patria

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
28/06/2021

Ulisse viaggia un mare che non esiste più, il mare di tutto ciò che ha vissuto da quando ha lasciato Itaca iniziando un viaggio verso l’inferno, l’inferno di una figlia d’altri chiesta come sacrificio per una dea falsa, l’inferno di una guerra nella sabbia tempestosa dei Dardanelli, l’inferno di un ritorno in Patria che non finiva mai, di una nostalgia affamata di emozioni.

Ulisse viaggia per tornare a casa perché una guerra non si dimentica facilmente, è compressione dell’anima, abitudine all’odio, al sapore di sangue su denti che vedono le vittime colpevoli d’ispirare la pietà della morte.

Ha vissuto il desiderio di tornare a casa come il solcometro di un sogno e la certezza che sarebbe svanito.

Ulisse che torna in Patria non è l’orgia delle frecce che uccidono come pioggia di fuochi e meteoriti. E’ il piacere di trovare un figlio, capire che questo figlio non sarebbe diventato re senza la tempesta di dardi scatenata dalla rabbia del padre. E’ anche il bisogno di tornare per mare perché un figlio di re diventa re quando il padre muore e la morte perfetta è quella di chi parte per oltrepassare le colonne di Ercole. Non per tornare da Circe o cercare il tempio di Ifigenia. Ma per dimenticare ogni nostalgia.

La nostalgia di Circe che ha ucciso Penelope e la nostalgia di Penelope che ha ucciso Circe.

 

I pensieri di Bimba Piccola (Fame di bellezza)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
25/06/2021

Bimba Piccola quando è diventata donna si è accorta di avere fame di bellezza.

Una fame assoluta e terribile

che ha iniziato a divorare i suoi arcobaleni

Lei lo ha chiamato disturbo:

Siamo in due a mangiare. Il mio disturbo ed io…

Fino a che non ha trovato il coraggio della consapevolezza e l’ha chiamata dispercezione.

Una parola molto vicina a disperazione,

perché anche dispercepire è percepire.

I pensieri politicamente scorretti di una ragazza impertinente (Buonanotte)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
22/06/2021


https://profstanco.com/files/2021/06/RagazzaImpertinente.jpg

Ragazza impertinente oramai è grande.

Passa ogni tanto su queste pagine.

Le piace ritrovarsi negli occhi di suo padre quando la osservava crescere.

Al padre, invece, piace rendersi conto che, adesso, è lei che quando torna a casa la sera, lo trova a letto e sente il bisogno di dargli la buona notte.

Gli piace e lo trova commovente.

Memoriale di via Giusti

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
05/04/2021

Via Giusti quando ho iniziato a studiare il diritto costituzionale prendendolo sul serio era un singolare ensemble di archetipi.

Paolo Barile aveva dato vita a una scuola che riuniva persone molto diverse.

Cheli non si vedeva quasi mai ma faceva sempre sentire il suo pensiero, con l’intelligenza della saggezza che sa di dover essere parca se vuole guidare uno stormo assai disordinato e inquieto.

De Siervo arrivava ogni mattina con un sorriso buono e la sua stanza era ordinata come se ci fosse sempre il Sole.

Caretti parcheggiava una cinquecento rossa arrampicandosi sulle altre macchine e la sua scrivania ribolliva di libri letti e da leggere.

Zaccaria faceva il presidente della Rai. Lo vedevo allo studio del prof. Barile quando era tempo di auguri. Glieli faceva sempre di persona. Con affetto. Con vero affetto romagnolo.

Grassi arrivava di corsa e si pagava sempre il telefono, anche se non lo usava mai. Aveva l’onestà del cattolico spaventato dalla facile disonestà di una fede abile a evadere sia dalla morte che dal sepolcro.

Merlini, che è morto ieri mattina, si vedeva poco. Lui era affascinante e dinoccolato. Le sue spiegazioni erano colte. Ragionamenti di storico oltre che di giurista. E appassionate. Pensieri di un uomo che leggeva la Costituzione come un documento politico prima che giuridico.

Ho imparato a conoscerlo in treno, accompagnandolo a Roma o trovandolo per caso sulla via di un qualche convegno.

Sempre mi ha trattato come un allievo del suo maestro, con spirito di fratello maggiore, e spesso mi ha donato una riflessione musicale, uno sguardo rapito nella bellezza, spesso demolendo le mie convinzioni, troppo ingenue e persino rozze.

Non abbiamo mai avuto molto in comune. Le sue idee politiche erano diversamente appassionate rispetto alle mie, avevano lo charme del cachemire sotto l’eskimo. Ma era questa la scuola del prof. Barile: persone diverse tenute insieme dal fascino del loro maestro.

E Merlini di Barile aveva carpito – più di ogni altro allievo – il fascino assoluto e amabile di un mondano ambasciatore fin de siecle.

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