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Archive for category: profstanco

Facciamo finta di essere all’università

1 Comment/ in profstanco / by Gian Luca Conti
15/04/2015

Lezione.
Ragionevolmente complicata.
Il presidente della repubblica nelle mutazioni indotte alla forma di governo dalla sentenza che ha dichiarato incostituzionale la legge elettorale.
Discorsi un tantino dogmatici e potenzialmente noiosi.
Lo vedo.
In terza fila.
Distratto.
Stanco.
La testa che penzola.
Cambia posizione.
Si alza.
Lo guardo interrogativo.
Dice, uscendo: Se non prendo un caffè cado per terra…
Senza capire che sta dicendo che io (il suo professore con cui non ha ancora superato l’esame) addormenterei un toro durante una corrida.

Chi vince, quando vince l’astensionismo?

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
24/11/2014

Ci si chiede da ieri sera, chi vince quando a vincere è l’astensionismo.

Molti dicono che Renzi ha perso.

Molti non perdono occasione per cercare di sostenere che Renzi stia perdendo.

In questo caso, avrebbe perso perché l’Emilia Romagna, regione da sempre rossa come poche altre, ha disertato le urne come mai aveva fatto.

Ad avere memoria, si potrebbe osservare che chi ha perso, chi ha davvero perso in Emilia, è stato chi ha consegnato Bologna a Guazzaloca o Parma ai 5 stelle.

Ma sarebbe scortese: non si dice mai a una donna che porta male i suoi anni.

La verità è che l’astensionismo, lo insegnano le elezioni europee, è un dato costante delle democrazie mature, in cui è fallace il mito kelseniano della democrazia maggioritaria, di una rappresentanza che è democratica perché fondata sulla schiavitù del voto.

Oggi, non si governa con il voto. Si governa con la fiducia, che è molto più intangibile e molto meno distante di un popolo sovrano per pochi istanti allo scadere della legislatura.

Votano in pochi: coloro che sanno di godere del favore del principe e coloro che vogliono destabilizzare il sistema.

Gli altri, la maggioranza silente che sta con il principe, non vota, guarda le urne e si muove dal proprio salotto solo quando pensa che il proprio principe rischi di perdere il consenso della maggioranza.

E’ un modello che suscita interrogativi, ma che non può essere discusso sbrigativamente.

Renzi lo sta interpretando senza subirlo: non cerca il consenso di cooperative rosse che non esistono più, o di un socialcomunismo libertario che ha già subito tre operazioni alla prostata. Cerca la fiducia degli astenuti, una fiducia che può non essere ostentata in elezioni dal risultato scontato ma che non è mancata quando il risultato era molto più combattuto.

Sono tempi di post democrazia e continuare a pensare l’Italia nel prisma del 1946 non aiuta nessuno.

Interiorità maligne

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
18/09/2014

Cena di avanzi.

Fra gli avanzi, prosecco sgasato per il padre e coca cola, sgasata, per le bimbe. Il padre trattiene, ma non troppo, una sonorità interiore. Bimba Piccola la riproduce con vigore degno di Ovo Sodo. Bimba Impertinente, no. Lei è già grande, siede come una signora e mantiene il tono cortese di conversazione che ha una signora astemia mentre partecipa a un aperitivo di alcolisti. Finalmente, ha un sussulto, appena percettibile: la coca cola ha fatto effetto anche su di lei. Arrossisce. Il padre osserva che il suo non è stato nulla e che può fare molto di meglio. Lei lo guarda interrogativa. Il padre replica Bimba Piccola che ride tutta contenta. Bimba Impertinente chiede come si ottengono questi risultati, il padre e Bimba Piccola spiegano la tecnica respiratoria necessaria a questo fine. Bimba Impertinente prova. Il primo tentativo fallisce. Il secondo è un successo.

Ride, Bimba Impertinente. Ride contenta. Ride libera. Ride, come raramente il padre l’ha vista ridere. E pensa, il padre, fra sé e sé: si è lasciata andare, è felice perché è riuscita a lasciarsi andare e l’immagine che ha in mente è una nobildonna vittoriana che assaggia la fettunta in una merenda di contadini.

L’osservazione corretta, però, è di Bimba Piccola: Il male trionfa sempre, dice con aria banale.

Omosessualitezze

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
10/09/2014

Omosessualitezze sono le raffinatezze che solo un omosessuale può praticare impunemente ed equivalgono a quelle barzellette talmente sconce che solo pochi superuomini possono raccontare senza arrossire.

Il prof. ___, appassionato da sempre di didattica e di studenti, occhialetti dorati da fine del secolo, sudato e profumato nello stesso tempo, in giacca, cravatta e canottiera, incontra uno dei suoi laureandi per le scale del Dipartimento. La giornata è afosa. Anche il laureando, che ha capito perfettamente con chi ha a che fare, è sudato, anche se pare molto meno profumato e indossa dei pantaloni corti sulle gambe muscolose e depilate.

Il professore lo guarda con apparente spirito paterno: Carissimo, il caldo ti ha segnato…

Meravigliosa omosessualitezza, che potrebbe stare sia per Sei sudato come un maiale che per Voglio annusare tutti i tuoi odori.

Penso mentre mi allontano senza sorridere affatto.

 

I pensieri politicamente scorretti di Bimba Impertinente (Temo il paesaggio)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
26/08/2014

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Nuota come un pesce senza pinne.
Ma soprattutto senza maschera.
Ho paura di quello che chiama paesaggio: non vuole vedere il fondo del mare, il buio che scompare.
Come tutti.
E come molti non lo guarda.
Mio il compito di farle guardare la notte mentre nuota.
Anche se sempre meno penso che vivere con gli occhi aperti sia una buona idea.

Vuoto il tabernacolo

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
24/07/2014

Tabernacolo

Penso: vuoto tabernacolo è un corpo quando gli occhi, come candele al vento, si spengono,

Mentre mi avvicino, solo per un abbraccio, a un amico, per me più di un fratello

E so che il suo dolore non lo posso capire,

Perché non potrò mai sapere che cosa significhi perdere un padre che per tutta la vita ti è stato padre.

Di questo piango nel silenzio dei miei pedali,

Ancora una volta il dolore degli altri serve solo a risvegliare il nostro.

50 sfumature di grigio (Come il piccolo bretone)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
14/07/2014

Lucien_Mazan

Non sono cinquanta le sfumature di grigio che ha visto il piccolo bretone nella sua breve vita.

Sono molte di più.

Ha corso e percorso la Francia, il Belgio e l’Italia.

Piegato sulla sua bicicletta, pesante come un cancello.

Ha bevuto vino e ruttato pioggia.

Riprendendo sempre a pedalare, sinché le gambe non sono diventate di piombo.

Lì dove le Ardenne sono state l’inferno di una generazione.

Si pedala fissando l’asfalto, diceva.

Non si alza la testa.

Non si guarda la vetta.

Si evita lo sgomento del panorama.

Si pedala fissando l’asfalto e aspirandone le sfumature.

Come gli eschimesi la neve o i polinesiani il mare.

Si intuisce dalla terra la forza di ogni singola pedalata.

Non si contano quelle che mancano.

Non si perde coraggio nella consapevolezza dei giorni che devono ancora venire.

Si prende coraggio dal presente di ogni spinta verso il basso e dal futuro del calcagno che torna verso l’alto.

E’ qui il senso di tutta la giornata.

In questa gamba sinistra che scende e in questa coscia destra che sale, mentre gli occhi traguardano il suolo oltre il manubrio e le sue strette corna, senza mai guardare il cielo.

Ma è così anche la vita.

La vita dei poveri abituati alla fatica della terra, al sonno pesante della notte alla dolorosa stanchezza dell’alba.

Ogni giorno, una pedalata che fissa l’asfalto, mai gli occhi al cielo.

Perché anche oggi c’è qualcosa da fare, qualcosa di urgente, qualcosa che se si alzasse gli occhi al panorama non si farebbe, presi dallo sgomento del futuro, dal bisogno del cielo stellato e dei suoi universi.

Finché questi occhi piagati di asfalto, come la cataratta di un pescatore, non sono sordi al pianto di un bambino sotto pelle e lì, in quel momento, diventa inutile continuare a correre.

Perché si corre per quel bambino e se si perde l’istante in cui ha bisogno di noi, meglio lasciarsi cadere, che nulla è peggio del raggiungere il traguardo e rendersi conto che le miglia di asfalto che hanno consumato i nostri occhi hanno anche dimenticato la nostra vita.

Una legge contro l’omofilia?

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
03/07/2014

equalpeple1

Una legge contro l’omofilia sarebbe davvero opportuna di questi tempi.

Non contro chi prova una immotivata, irragionevole e tutto sommato scortese avversione per gli omosessuali.

Ma contro chi, immotivatamente, irragionevolmente e tutto sommato con scortese repentinità, si schiera a favore del movimento LGBT.

La settimana passata, Berlusconi, la sua giovane “fidanzata”, Vittorio Feltri.

Questa settimana, Angiolino Alfano.

Tutti hanno scoperto di essere un pochino gay, lesbica, bisex e persino transgender.

Soprattutto, hanno scoperto che gli omosessuali possono essere di destra, conservatori e bacchettoni e hanno deciso di cercare apertamente il loro voto, considerandoli come una lobby, oscura e potente come una loggia segreta.

Il che è un atteggiamento apertamente omofobico, perché nulla è più disumano che considerare l’omosessualità come il tag di una razza diversa, l’indizio di una specialità tribale.

Gli omosessuali sono, se li si vuol guardare bene in viso, né più né meno uomini e donne comuni (ordinary people) e, di conseguenza, possono essere di destra o di sinistra, cattolici, ebrei e musulmani, di razza caucasica, afroamericani, indiana e a strisce rosse e gialle.

Taggarli, anche solo per dire sono d’accordo con loro, è dannatamente offensivo.

Anche se, in fondo, sono proprio gli omosessuali a cercare una specialità differenziante, in cui l’identità politica e sociale, forse anche religiosa, segue il ritmo dell’outing: L’ho detto e niente sarà più come prima, perché ho detto che io sono diverso da tutti loro e che sono orgoglioso della mia diversità.

Insomma, se Berlusconi è frocio, anche i froci sono berlusconiani…

La camicia di Berlinguer (note a margine delle elezioni di Livorno)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
13/06/2014

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A Livorno, il M5S di Filippo Nogarin, ingegnere aerospaziale e cittadino di Castiglioncello, ha vinto le elezioni comunali.

La città, la città che conta, la città degli affari e dei traffici, è sgomenta.

L’altra città, la città che ha votato al ballottaggio, la città che ha vissuto questi anni di lenta trasformazione del PCI, che si è disaffezionata alle proprie bandiere, molto meno.

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Lo sciopero della Rai dal punto di vista della maculopatia

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
04/06/2014

TestAmsler

Vi è una singolare assonanza fra la protesta dei dipendenti Rai e lo scandalo della maculopatia.

La protesta dei dipendenti Rai e, in particolare, dei suoi giornalisti, ma anche delle sue firme più prestigiose, riguarda la decisione del Governo di collocare sul mercato alcuni asset aziendali per ripianare almeno in parte la posizione debitoria dell’azienda.

In questa protesta, suona forte l’indignazione per un Governo incapace di strategie di lungo respiro circa il futuro di questa azienda pubblica e, nello stesso tempo, estremamente arrogante nella propria tattica comunicativa.

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