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Archive for category: Senza categoria

Oggi, tesi (Il professore di costituzionale e l’economia aziendale)

7 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
26/11/2010

laureaLe tesi sono una rottura di scatole.
Lo sono nella tua materia.
Ancora di più nelle materie degli altri.
Difficile sopravvivere al torpore.
Difficile essere sottratti al calore della sciarpa in un dì di termosifoni guasti.
Ci riesce un tipo che si laurea in una qualche materia aziendalistica.
Titolo della dissertazione: L'applicazione del modello Toyota alla Centrale del Latte …
Il modello Toyota si chiama just in time e significa che le autovetture vengono prodotte solo su ordinazione e che il fabbricante evita i costi di magazzino.
Lo stesso modello sarebbe applicato in termini mirabolanti da questa Centrale del Latte che produce latte fresco.
Ma, domanda idiota di un professore di diritto costituzionale, cosa c'è di strano?
Un magazzino di latte fresco è una contraddizione in termini.
Nella riforma Gelmini dovrebbe essere aggiunto un capitolo del genere: Le tesi non possono essere idiote.
E anche questo meriterebbe una protesta spettacolare.
Magari senza Bersani.
Sul tetto della Sapienza sarebbe più di scena GiuliAnone.

Baroni e Vicere (La Gelmini contro gli studenti e Bersani sul tetto)

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
25/11/2010

lavagnaChi scrive ha una certa esperienza di vita accademica.
Ed anche una discreta frequentazione con il potere accademico.
Quel potere che la ministra Gelmini intende abbattere e che dice essere difeso da una protesta strumentalizzata dal ceto baronale.
Può darsi che abbia ragione.
Nel senso che la sua riforma sposta il potere del reclutamento dai Baroni dei settori scientifico – disciplinari ai Vicere delle università.
I due appartengono a due insiemi completamente diversi.
Il Barone di settore scientifico disciplinare è un professore che frequenta i colleghi del suo stesso raggruppamento e che è da loro stimato, vuoi per la preparazione scientifica, o – più probabilmente – per le capacità di magheggio accademico_concorsuale.
Il Vicere di Università è uno che sta tutto il giorno in facoltà, che frequenta i colleghi della sua università e che ha una buona stampa politica locale.
Insomma, il primo è un brigante di settore ma con rinomanza nazionale, il secondo è un manigoldo generalista di rilievo locale.
Difficilmente le due figure coincidono perché sono espressione di attitudini completamente diverse: il primo legge Sole 24 ore e Corsera, il secondo Gazzetta e Tirreno.
La storia del reclutamento dei professori di prima e seconda fascia è questa:
– meccanismo tradizionale: le singole università indicano i posti vacanti, il ministero bandisce un concorso unico nazionale per tutti i posti vacanti, i commissari di concorso sono eletti dall'intero settore scientifico disciplinare, le singole università chiamano gli idonei che sono esattamente lo stesso numero (non di più, questo è il punto) dei posti vacanti, sicché le università sono costrette a chiamare coloro che sono stati considerati idonei dal settore scientifico disciplinare di riferimento e quindi dai Baroni;
– meccanismo Berlinguer: le singole università organizzano concorsi locali, le commissioni sono composte di 5 membri, 4 eletti dal settore scientifico disciplinare, 1 nominato dall'università che bandisce il concorso. In questi concorsi, si organizzano le elezioni in maniera tale che le commissioni siano ritagliate sui candidati che devono vincere e vincono due candidati, uno interno che viene chiamato dall'università che ha bandito il posto ed uno esterno che deve essere chiamato entro due anni da un'altra università;
– meccanismo Gelmini: un unico concorso nazionale, cui può partecipare chiunque e che dichiara l'idoneità. Le università che hanno posti vacanti scelgono un idoneo qualsiasi fra quelli dichiarati tali dal concorso nazionale.
Tutto questo che cosa significa?
Che il sistema tradizionale funzionava a favore dei Baroni, che governavano il settore scientifico disciplinare ed imponevano alle università i loro candidati, mentre il sistema Berlinguer imponeva ai Baroni dei settori scientifici di confrontarsi con i Vicere delle università perché gli uni avevano bisogno degli altri per avere il concorso locale, mentre gli altri avevano bisogno dei primi per organizzare le elezioni della commissione.
Al contrario il meccanismo Gelmini svuota i Baroni di ogni potere (una idoneità che non è a numero chiuso non si negherà a nessuno e non sarà certo un certificato di eccellenza scientifica), e aumenta a dismisura il potere dei Vicere locali che decideranno con una sovranità assoluta chi deve essere chiamato.
Ma fra Baroni e Vicere chi è meglio?
La non scarsa esperienza accademica di chi scrive davvero non saprebbe chi scegliere: per un eterosessuale la scelta fra prenderlo nel culo o in bocca è davvero complicata.

Napolitano ed i decreti legge (A proposito di Veline e Vajasse)

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/11/2010

carfagna-berlusconiNapolitano ha polemizzato con la presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il Consiglio dei Ministri del 18 novembre 2010 ha approvato un decreto legge per la soluzione dell'emergenza rifiuti in Campania.
Ieri, 23 novembre, non era ancora arrivato sul tavolo del Presidente della Repubblica che ha il compito di firmarlo, con il valore di una emanazione.
Perché?
Cinque giorni per spostare un foglio da Palazzo Chigi al Quirinale sono tanti.
Troppi.
Il problema è che il Consiglio dei Ministri non approva i decreti legge.
Approva una carpetta che dovrebbe contenere il testo del decreto legge, ma che spesso è vuota.
In modo da lasciare al Presidente del Consiglio il compito di riempire la carpetta – di scrivere il decreto legge – prima di inviarlo al Capo dello Stato per l'emanazione.
Questa volta, l'accordo sul decreto legge è stato più faticoso del solito, perché l'oggetto del testo normativo era l'attribuzione dei poteri sugli inceneritori campani, ovvero l'oggetto vero della lotta di potere all'interno del PdL campano fra la Mussolini e la Carfagna.
Una guerra di vajasse che diventa impedimento all'attività di governo.
Comico impedimento.
Prontamente segnalato dal Capo dello Stato, con un intervento che suona più o meno Si sa che approvate solo carpette, ma almeno non fatelo vedere troppo.
Inutile osservare che se i decreti legge sono una torsione della centralità del Parlamento imposta dall'emergenza, ciò dovrebbe essere giustificato dalla collegialità dell'azione di governo.
Che invece viene meno.

I pensieri politicamente scorretti di Bimba Impertinente (Muto)

9 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
18/11/2010

BimbaImpertinenteBimba Impertinente ama Zorro.
Quello Zorro in bianco e nero da merenda con pane burro e zucchero.
L'amico di Zorro è muto.
–> Babbo, non parla
–> E' muto
–> Cosa vuol dire?
–> Che ha una lesione nella parte del cervello dove sta il linguaggio
–> Allora non sa parlare?
–> Probabilmente è anche sordo
–> Ma quando non sappiamo cosa dire siamo muti?
Si.
Spesso siamo muti.
Dentro.

Disabile si offre a donne lesbiche

7 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
25/10/2010

Screen shot 2010-10-25 at 10.05.55 AMTizio.
Spastico dalla nascita, per un asfissia al momento del parto.
Assessore alla cultura, ma con un qualche problema di ortografia ("Conto" per "Contro, nella home page del suo sito) e con dei problemi di linguaggio, come riconosce lui stesso.
Sale agli onori delle cronache, offrendo il proprio liquido seminale.
Non nel freddo della provetta.
Ma nel calore della tradizione.
Suscita alcune questioni di carattere etico: è giusto, non è giusto? Il figlio così generato che rapporti potrà avere con il padre? Etc.
Le risolve citando Machiavelli.
Ma soprattutto una riflessione di carattere pratico: se è nei desideri di gran parte della popolazione maschile mondiale essere soddisfatti da due donne che si soddisfano a vicenda, soddisfarlo non è da tutti e, soprattutto, può essere complesso per una persona che ha dei problemi fisici non indifferenti.
Basta dirlo, però.
Il fine giustifica i mezzi non solo per le donne che vogliono avere un figlio, ma anche per il Tizio che vuole donarsi nel calore della tradizione.

Il Lodo senza lode

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
21/10/2010

molto-rumore-per-nullaFini ha accettato l'impostazione della maggioranza sul "quarto" Lodo Alfano.
Repubblica reagisce con due editoriali molto forti.
Carlo Galli sottolinea che l'immunità di un capo del Governo che appare designato dal voto popolare equivale a dotare il voto popolare di una forza taumaturgica che è estranea alle democrazie occidentali.
Alessandro Pace, che è il decano dei costituzionalisti e non ha mai fatto mancare le sue critiche al Primo Ministro, osserva che le leggi di revisione costituzionale sono sottoposte alla Costituzione e che la Costituzione non tollera una immunità dalla giustizia stabilita dopo che la giustizia si è messa in moto.
Come dire: è in astratto ipotizzabile una forma di immunità per il Capo del Governo, ma non è ipotizzabile un Parlamento che sottrae il Presidente del Consiglio ad un processo.
Soprattutto Pace osserva che vi è una certa confusione nell'accomunare sotto la stessa forma di immunità Capo dello Stato e Presidente del Consiglio, data la diversità di funzione delle due cariche ed il diverso valore che hanno nel sistema.
Ha ragione.
Ma, forse, per un motivo leggermente diverso. L'attuale forma di governo prevede che il Capo del Governo duri in carica una legislatura e collega la sua designazione al voto popolare che elegge quella legislatura.
Di conseguenza, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha una immunità che dipende dal voto della stessa maggioranza che ha fiducia in lui e l'immunità diventa una sorta di estensione in campo penale della fiducia parlamentare.
Al contrario, l'attuale forma di governo rende possibile, quasi inevitabile per le logiche dell'alternanza, che il settennato del Presidente della Repubblica inizi in una legislatura e finisca in un'altra dominata da una maggioranza diversa da quella che lo ha eletto.
Sicché mentre per il Capo del Governo l'immunità è il frutto della fiducia, per il Capo dello Stato l'immunità – o meglio la decisione di non concedere l'immunità – può essere facilmente strumentalizzata da una maggioranza parlamentare ostile ad un Presidente della Repubblica eletto in una precedente legislatura da un'altra maggioranza.
Ma queste sono chiacchiere di costituzionalisti possono davvero interessare a qualcuno?
O sono gli estremi riti di Bisanzio mentre fuori dalle mura l'assedio ottomano volge al termine?

Non è il bere, è il ribere

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
19/10/2010

people-watchingStoricamente non è il bere che fa male.
E' il ribere.
Il bere sul bevuto.
Ma è anche cosa si beve.
Il chiosco degli sportivi mostra una serie di personaggi inquietanti, sia sul bere, che sul ribere:
730 am: campari e vino
10 am: birra e sprite
11 am: vino bianco e spuma bionda
1130 am: fanta e lambrusco
Poi c'è il vecchino da caffé con la sambuca e il commesso tutto d'un pezzo scolpito nel teak da sambuca senza caffé.
Ma, più triste di tutti, la tipa da Ceres, che è h 24.
Pezzo di pizza ai Fiustel radioattivi che mangia con fatica e Ceres ingurgitata d'un fiato dopo averla centellinata con gli occhi sotto ciuffo di capelli unti in puzza di vino e marchette mal digerite.

I pensieri scomposti di Bimba Piccola (Ciao, Bella)

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
18/10/2010

15092010479Bimba Piccola ha un'aria perennemente stupita.
Un modo buffo di occupare il sedile posteriore della bicicletta.
Eretta.
Saluta tutti.
Con l'aria di un Lou Reed, alle Cascine, in una serata di agosto di tanti anni fa.
O di un Daolio, che saltella come un pazzo fino a rompere la cintura dei pantaloni.
=> Ciao, Bella
Le dicono tutti e lei continua a sorridere.
Finché non scende dalla bicicletta.
Guarda il padre con l'aria – se possibile – ancora più stupita e chiede:
=> Babbo, perché tutti mi dicono Ciao, Bella?
Bello che ancora non lo sappia.
Lo saprà presto e questo sapere sarà una delle sue arti più complesse.

Corvi a Pisa

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
02/10/2010

Pisa-Palazzo_alla_Giornata-facciataL'Università di Pisa è squassata dalla tornata elettorale per diventare rettore.
Ci sono due candidati in corsa.
Da una parte, il prof. Paolo Miccoli che rappresenta medicina e chi sa quello che si deve sapere sa che non si diventa rettori senza l'appoggio di medicina.
Dall'altra parte, il prof. Massimo Augello che rappresenta una cordata eterodossa che aveva già tentato la scalata quattro anni fa, quando era capitanata dal prof. Emilio Vitale, il quale, purtroppo, ha avuto un terribile incidente e da oltre due anni è in coma.
I toni della campagna elettorale sono accesi.
Uno dei candidati alla carica, la prof. Nicoletta De Francesco, già prorettore alla didattica e che rappresenta ingegneria, ha rinunciato a confermare la propria candidatura per la seconda tornata di votazioni appoggiando esplicitamente il prof. Augello.
I due hanno scritto assieme una lettera in cui affermano di credere in dei valori comuni e si impegnano a collaborare nel caso di vittoria: l'uno come rettore e l'altro come prorettore vicario.
La lettera ha scatenato un certo numero di dissensi: si è sostenuto che non è di buon gusto perché la De Francesco ed Augello avrebbero trattato gli elettori della De Francesco come pedine da spostare dopo avere organizzato una sostanziale campagna civetta.
Machiavellismi di politicanti.
Ettore Bergamini, che è un decano di medicina, li ha scoperti con ironia.
Dice che i due si sono uniti perché hanno scoperto di credere negli stessi valori ("il potenziamento  della ricerca, dell'interdisciplinarietà, del trasferimento tecnologico, della semplificazione amministrativa e della pubblicità degli atti; basato su valori di trasparenza, apertura al dialogo, progettualità,  valorizzazione della qualità e del merito, riconoscimento delle attività effettivamente svolte; e condotto con una comune ispirazione a un forte senso istituzionale e dedizione esclusiva al bene dell'Ateneo") e domanda, senza avere ricevuto nessuna risposta, se i due candidati ritengono che vi sia un solo professore universitario che possa chiamarsi tale senza fare propri questi valori.
Ha dannatamente ragione Bergamini.
Ma la domanda vera è un'altra: se il mio mestiere, il mestiere che amo, è essenzialmente composto di due parti: ricercare ed insegnare, perché mai dovrei fare il rettore?
La verità vera è che se uno vuole fare il professore universitario, se uno ama la ricerca e l'insegnamento, non ha nessuna voglia di chiudersi nelle stanze del Palazzo alla Giornata ad occuparsi della politica accademica.
Che con la ricerca e l'insegnamento non ha proprio niente a che fare.
La verità vera è che in questa tornata elettorale i programmi dei candidati, compreso quello del candidato Miccoli, hanno davvero poco a che fare con la ricerca e si occupano semmai di didattica.
Ma di quella didattica deteriore che ha al proprio centro gli studenti intesi come clienti di cui ricercare una assurda "customer satisfaction".
Sono vuoti i valori indicati da Augello e dalla De Francesco.
Ma soprattutto è vuota l'università.

Uno sciopero desueto: i giornalisti del Corriere dopo l’età del piombo

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
01/10/2010

Screen shot 2010-10-01 at 8.45.16 AMFerruccio de Bortoli è una persona mite e ragionevole che ha scritto una lettera mite e non irragionevole ai suoi giornalisti.
Chiedendo una cosa forte: di rinunciare ad una serie di prerogative contrattuali e di accettare di vivere in un mondo nuovo in cui il senso dell'informazione è cambiato perché sono cambiati i media che veicolano l'informazione traguardandola verso l'opinione pubblica.
Pare una richiesta assolutamente normale e di ragionevole ovvietà: il contratto dei giornalisti è fermo all'età del piombo, è legato alla tecnologia di Quarto Potere e deve essere aggiornato ad uno scorrere delle notizie che viaggia sempre più sulla rete e che ha un prezzo marginale ben al di sotto della remunerazione dei giornalisti.
Il punto è esattamente questo.
Nel momento in cui la rete consente di prezzare un articolo pochi euro, è ancora possibile tenere fermi i privilegi salariali della categoria dei giornalisti professionisti?
E' economicamente sostenibile?
De Bortoli sostiene, senza dirlo esplicitamente nella sua lettera, di no.
Chiede di rinegoziare, di trovare delle soluzioni che consentano ai giornalisti di svolgere il proprio lavoro in un tessuto economico che non permette alla loro indipendenza di poggiare su desuete garanzie salariali.
Se oramai chiunque scrive in uno spazio aperto al pubblico, in fondo e nella sostanza, è un giornalista e può anche essere molto più bravo di tanti giornalisti professionisti, hanno ancora senso le garanzie di un ordine professionale arroccato in una giurisprudenza che assomiglia a Fort Alamo?
La società dell'informazione oggi è diventata liquida ed in una società liquida i giornalisti dell'età del piombo somigliano ad ancore. Ancore che rischiano di portare a fondo il proprio giornale.
In questa società, l'art. 21 della Costituzione impone di ripensare lo status di giornalista e di elaborare un corpo di principi che valgano per chiunque acceda all'opinione pubblica, senza pensare che un ordine professionale possa essere sufficiente ad assicurare la pluralità dell'informazione e, in fondo, il presupposto della democrazia nel sistema.
I giornalisti del Corriere dovrebbero cominciare a prendere atto che oggi fra Splinder ed il loro giornale non c'è troppa differenza e che se il loro giornale non raccoglie la sfida che Splinder e le altre piattaforme di "net talking" sta lanciando – magari più il vecchio Splinder che non quello di oggi – è destinato a morire per consunzione.
Esattamente come i partiti politici che non si accorgono della novità di un Renzi che sfrutta le tecnologie per parlare direttamente alla società o, in termini più pericolosi e sottili, di una America Talks che si immette ferocemente nella politica del partito repubblicano con lo slogan: Love your country but fear your government, let us take our nation back.
Il mondo cambia e i giornalisti del Corriere potrebbero ricordarsi che nessun uomo della pietra ha scioperato per tornare sugli alberi.

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