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I pensieri scomposti di una Bimba Piccola (Ciao, nonno)

9 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
07/09/2009

BimbaPiccolaFra le maggiori caratteristiche di Bimba Piccola, vi è quella di essere incoativamente sarcastica.
E del tutto incapace di stare zitta.
Se vede un tizio, sui cinquanta anni, vestito di pelle, adagiato su una Harley Davison.
Un incrocio fra James Dean e Mickey Rourke a Monte_Domini.
Malato degli anni che sono passati, ma soprattutto della incapacità di rendersene conto.
In mezzo ad altri tipi come lui.
Accaldato nel mostrarsi ad una tizia con una ventina di anni in meno.
Lo guarda più o meno innocente attraverso gli occhiali antinfortunistici.
Lo fissa e si sofferma.
Apre la bocca, fissandolo e soffermandosi:
–> Ciao, nonno
Gli dice.
E va via.
Angelicamente incurante.
Tanto dello sguardo sperso del tipo, che del ridere sguaiato della tipa.
Mentre il padre accellera domandandosi fino a quanto riuscirà a non essere menato portando a giro una figlia che dovrebbe essere vietata per decreto legge.

Sentieri tatuati

7 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
04/09/2009

tatooEstate.
Spiaggia, scogli, ovunque: persone ricoperte di tatuaggi.
Tutti hanno almeno un tatuaggio, ad eccezione dei professori di diritto costituzionale e dei vu_cumprà.
Strani tatuaggi.
Sincretici.
Stile giapponese, maori, tradizionale.
Uno aveva un divieto di circolazione sul groppone (stile codice della strada?).
Molti, il nome in caratteri gotici nell’avambraccio o sullo stinco.
Apparentemente una moda priva di senso.
Per tanti, senz’altro una moda priva di senso: inutili graffi su epidermidi incapaci di intendere e volere.
Per qualcuno, sono dei sentieri.
Strani sentieri che cercano la loro continuazione.
Amori che diventano sentieri del corpo cercando altri sentieri da percorrere.
Sentieri che diventano horror vacui quando finisce l’amore che li riempiva.

Forse no

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
03/09/2009

vignetta-costituzione-berlusconiBerlusconi ha citato in giudizio L’Unità e La Repubblica, ritenendo l’esposizione delle sue presunte frequentazioni femminili lesiva della propria dignità.
Gli intellettuali hanno fatto quadrato intorno ai due giornali.
Affermando che la loro citazione in giudizio sarebbe un grave attentato alla libertà di stampa.
Forse no.
La libertà di stampa incontra dei limiti costituzionali piuttosto significativi quando ha a che vedere con la vita privata delle persone.
Berlusconi ha il pieno diritto a adire un giudice per sentire se questi limiti sono stati rispettati.
E’ un diritto tutelato dalla Costituzione, esattamente come la libertà di stampa: Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi.
Un diritto sacrosanto e tipico di ogni Stato di diritto.
Non sembra davvero giusto negare al cittadino Berlusconi la possibilità di avere giustizia, se vi ha diritto, esattamente come qualsiasi altro cittadino.
Negare questo diritto significherebbe ammettere che la giustizia in Italia è una giustizia politica e questo, sia pure con tutte le problematiche che caratterizzano il funzionamento dell’ordine giudiziario, non sembra davvero possibile.
Parlare di fascismo a proposito di una citazione in giudizio non è bello.
Il fascismo agiva sulla stampa attraverso la necessaria iscrizione dei giornalisti al partito nazionale fascista, la censura preventiva, la centralizzazione della produzione delle notizie nella agenzia Stefani.
Non certo rivolgendosi alla magistratura per sapere se l’articolo apparso su quel determinato quotidiano era o meno lesivo della dignità del Primo Ministro.
Sotto questo aspetto, Berlusconi si comporta esattamente come Max Mosley e chiede alla magistratura di stabilire se la sua dignità è stata lesa.
Sta alla magistratura adesso dare una risposta seria alla domanda di giustizia del cittadino Berlusconi.
Ma c’è anche un altra domanda a cui la magistratura dovrebbe dare una risposta.
Gli scandali sessuali, veri o presunti, del Capo del Governo hanno incrinato il prestigio del Governo ed il prestigio del Governo è tutelato dall’art. 290 del Codice Penale: Chiunque pubblicamente vilipende la Repubblica, le Assemblee legislative o una di queste, ovvero il Governo o la Corte Costituzionale o l’ordine giudiziario, è punito con la multa da euro 1.000 a euro 5.000.
Questo è il vero problema, anche se in questa fattispecie il soggetto attivo della condotta criminosa sembra essere lo stesso Capo del Governo, che con le sue feste e le sue frequentazioni ha pregiudicato il senso dello Stato ed il suo prestigio interno e internazionale.
I giornali accusati non dovrebbero, forse, lamentarsi di una citazione in giudizio con cui il cittadino Berlusconi intende tutelare i propri diritti.
Dovrebbero presentare un esposto perché il Primo Ministro Berlusconi sia costretto a rispondere delle sue azioni.
In questo modo, la pregiudiziale penale bloccherebbe l’azione civile e Berlusconi sarebbe costretto a rinunciare all’ombrello del Lodo Alfano.

I pensieri politicamente scorretti di una bambina impertinente (Non fare il bellino)

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
31/08/2009

BimbaImpertinenteBimba Impertinente comincia ad assumere toni polemici.
Alla richiesta di smettere di giocare perché è ora di colazione, risponde:
–> Non fare il comandino
Oppure interrompe una dotta spiegazione sulla natura delle stelle cadenti, da lei sollecitata, dicendo:
–> Non fare il maestrino
Da ultimo, è entrata in bagno cogliendo il padre che faceva pipi, ed osservando l’utensile nel colmo di una scrosciante minzione, ha esclamato, prima di uscire saltellando:
–> Non fare il bellino
Attimi di imbarazzo, prima di comprendere che, dal suo punto di vista, fare la pipi in piedi costituisce un’autentica prodezza.
Non diversamente dai palloncini con il chewing gum o le acrobazie dello yo yo.

Di santa ragione

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
26/08/2009

papalstatebisDI SANTA RAGIONE è il titolo del Manifesto di oggi.
Che plaude al presidente del pontificio consiglio dei migranti, mons. Antonio Maria Veglio ed al suo segretario, mons. Agostino Marchetto.
Quest’ultimo ha avuto modo di affermare che il peccato originale della legge sulla sicurezza è l’introduzione del reato di clandestinità: Se non sono d’accordo con noi, non sono d’accordo con l’insegnamento della Chiesa ed è un controsenso che si dicano cattolici se non accettano la dottrina sociale cattolica.
C’è da applaudire?
Forse no. La Chiesa ha ritenuto di prendere posizione su un affare politico ledendo il principio per cui lo Stato, inteso come Repubblica, e la Chiesa sono ciascuno nel proprio ordine indipendenti e sovrani.
Non diversamente dalle prese di posizione ecclesiastiche su aborto, eutanasia, trattamento di fine vita.
Dispiace leggere un plauso strumentale in un giornale che continua a professarsi comunista.
Non è inutile ricordare che fu Togliatti a definire – in Prima Sottocommissione – il testo dell’art. 7, Cost. e che (Atti Ass. Cost., Prima Sottocommissione, 18 dicembre 1946) questo articolo ha come proprio fondamento il principio per cui la Repubblica deve garantire a tutti il diritto di professare e praticare la propria religione e, per questo motivo, non può avere una religione.
Quanto un alto prelato chiede ai rappresentanti del corpo elettorale di seguire i dettami della dottrina sociale della Chiesa nella propria attività politica viola apertamente questo principio e la laicità non può essere invocata solo a favore del diritto all’aborto o ad una morte pietosa.
Riguarda anche le posizioni della Chiesa sui migranti.
Che possono essere discusse e condivise ma a condizione che si prescinda dalla loro sostanza religiosa.

Convertiti

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
25/08/2009

l05novIn una intervista a Jovanotti, Lapo Elkann si dichiara pronto a convertirsi all’ebraismo.
Minaccia di entrare in politica con Valentino Rossi.
Tranquillizza l’azionariato Fiat, spiegando che l’azienda non è pronta per le sue idee.
Forse è questa l’unica cosa interessante.
Del resto si poteva fare tranquillamente a meno.
La fede è un fatto privato.
La politica come spettacolo di prime donne non fa certo notizia.
Ma che Lapo stia lontano dalla Fiat non può che far bene ad una seduta di borsa fiaccata dal caldo e magari Marchionne ha stimolato l’esternazione per favorire il take over su Opel.

Quattro palmenti

6 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/08/2009

QuattroPalmentiTipa.
Magra come un campo di sterminio.
Tipo.
Stolido frigorifero in polo di Ralph Lauren.
Ristorante.
Lei non tocca cibo.
Qualche foglia di insalata con molto pepe e aceto.
Per non sentire fame.
E subito si alza per andare in bagno.
Il cameriere continua a inondare il tavolo di pietanze.
Lei lo guarda.
Lui mangia.
Si versa nel piatto il cibo che era nel piatto di lei.
Come se nulla fosse.
Senza rendersi conto di essere il rinforzo del pepe e dell’aceto.

Lacune laiche

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
04/08/2009

PreteTre notizie di questi giorni sono legate da un filo rosso: la commercializzazione della pillola abortiva RU486, che ha suscitato le proteste del Vaticano; la sentenza della Law Lords del 31 luglio 2009 sul caso Debbie Purdy, che ha stabilito che non vi è alcuna ragione di procedere contro un marito che assiste la moglie che – malata incurabile – ha liberamente scelto di morire; con ordinanza iscritta al registro della Corte costituzionale al n. 177/2009, il Tribunale di Venezia ha dubitato della legittimità costituzionale delle norme che vietano il matrimonio fra persone dello stesso sesso.
Tutte queste vicende pongono lo stesso problema: in che misura il diritto, e soprattutto il diritto costituzionale, può intervenire nelle scelte fondamentali di una persona?
Non può farlo per ragioni etiche.
La struttura del diritto è la stessa struttura del linguaggio.
Il diritto è una grammatica che consente il dialogo fra persone che possono avere posizioni etiche molto diverse.
Vi è nel diritto, nelle singole norme che lo compongono, una struttura assiologica che è molto simile al "giudizio" inconsapevole delle norme linguistiche: un giudizio di giustizia che si aggancia al bisogno di comunicare con le altre persone e che parla per consuetudini irrazionali.
Una persona non ha bisogno di riflettere per trovare la giusta consecuzione fra i verbi: i verbi suonano bene o suonano male per ragioni che nella loro esatta formulazione grammatica sono spesso ignorate da chi parla.
Così è delle norme giuridiche.
Quando le norme giuridiche si collegano ad istanze etiche, la proposizione cogente che ne risulta perde questo connotato: diventa un qualcosa che può suonare bene a taluni, ma che suona inevitabilmente male per altri.
In questi casi, si smarrisce la radice naturale di ogni norma: è proibito perché l’esercizio di questa libertà turba il principio di eguaglianza.
Così, nell’aborto, vi sono dele scelte consolidate dalla legge 194 del 1978. La sostanza di queste scelte non cambia a seconda del meccanismo scelto per provocare l’interruzione della gravidanza. La scelta del meccanismo è solo un problema farmacologico e utilizzarla per riaprire il dibattito sulla liceità dell’aborto è solo un artificio retorico.
Intimamente scorretto.
Nel suicidio medicalmente assistito, che è cosa assai diversa dalla interruzione di cure necessarie per il mantenimento in vita, il problema è se lo Stato può costringere a vivere e se ha un interesse a considerare socialmente pericolosa la persona che decide di non poter non accompagnare la propria moglie che ha deciso di porre fine alla propria vita e che non vorrebbe restare sola in quel momento.
Nel matrimonio fra persone dello stesso sesso, il punto, il vero punto, è in che misura due persone che decidono di unirsi in matrimonio, anche se omosessuali, possono essere di pregiudizio per la società? Che cosa leva la consacrazione giuridica nella forma del contratto nuziale del loro affetto agli altri cittadini? Che diritto hanno gli altri cittadini di violare il principio di eguaglianza per ragioni di carattere esclusivamente genetico?
Naturalmente, questa è la sostanza giuridica delle scelte.
La sostanza etica pone interrogativi molto diversi.
Ma quella appartiene a ciascuno.
Non allo Stato.

I pensieri politicamente scorretti di una bambina impertinente (Lui è povero)

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
31/07/2009

BimbaImpertinenteMattina: colazione con rassegna stampa.
Si parla di Obama e del suo piano per la sanità.
Bimba Impertinente ascolta distratta:
–> Babbo cosa vuol dire?
–> Vuol dire che in questo paese lontano si vuole fare in modo che siano curati anche i poveri
–> Non ho capito
–> Vedi, se un povero perde una gamba, ha bisogno di una gamba di legno, ma non la può comprare, sicché rimane senza una gamba. Invece, il Presidente degli Stati Uniti vorrebbe che anche lui potesse avere una gamba nuova
Silenzio.
Qualche giorno dopo: semaforo con slavo senza una gamba:
–> Babbo, lui è povero?
–> Perché non ha la gamba?
–> No, perché non ha la protesi.

Orologi inversi

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/07/2009

Istanbul: i bazar-60_2Il tempo conosce molti orologi.
Il suo tempo conosceva molti orologi.
Conosceva una giacca in bicicletta con il Sole 24 ore e la Gazzetta dello Sport.
La fatica di due ginocchia battute una contro l’altra dall’artrite che piega la schiena.
L’EstaThe degli zingari sotto un portico di chiesa nel primo sole del mattino.
Ogni mattina vedeva tutto questo e tutto questo gli diceva che era puntuale.
Allineato con la sua agenda rossa.
Preciso.
Quel tempo si è fermato.
Con uno strano ingrossamento dello stomaco.
Con il peso che non ha bisogno di diete per diminuire.
Con una operazione.
Grave_molto_grave.
Si è fermato nei suoi capelli che sono diventati secchi.
Fragili.
Che cadono.
Il viso che diventa appuntito.
Le mani che si squamano e sanguinano.
Gli abiti che diventano sempre più larghi e tornano sempre più indietro nel tempo rincorrendo taglie di quando era poco più che ragazzo.
Non si ferma.
Fa finta di nulla.
Solo uno sguardo di vetro dal barbiere.
Poche parole sedute sulla poltrona del barbiere, l’uomo che taglia gli ultimi capelli, una ragazza che cerca di mettere ordine fra le mani.
Un ricordo di infanzia ai Gesuiti. Di qualcuno che aveva detto che si doveva vivere come se si sapesse che si sarebbe morti il giorno dopo. Parole che escono dallo stomaco quando i medici ti dicono che devi mettere ordine nelle tue cose. Parole che in fondo non significano nulla:
–> Vede, Oliviero, vivere come se si dovesse morire il giorno dopo … No, non è così che si deve vivere … Si deve vivere come se non si dovesse morire mai, ma come se si sapesse che chi ci è accanto, le persone che amiamo, ma non solo loro … anche le persone che potremmo amare … che in fondo sono tutti o quasi tutti … come se loro dovessero morire il giorno dopo.
Fa finta di nulla il barbiere.
Non sono sue quelle parole.
E le scansa.
Come resto d’un cane su marciapiede.

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