La primavera dei morti (Seconda)
Accompagnati nell’ultimo Sole d’autunno dalla spinta distratta di un badante.
Respirano.
Rampicanti stretti contro la luce, lo struggersi di una stella.
Accompagnati nell’ultimo Sole d’autunno dalla spinta distratta di un badante.
Respirano.
Rampicanti stretti contro la luce, lo struggersi di una stella.
Gli amici possono scomparire.
Possono scegliere molti modi per farlo.
Una moglie insopportabile è abbastanza tipica.
Un figlio rumoroso e manesco, pure.
Ovvero ci può essere un cambiamento di città che rende sempre più difficile vedersi fino a dilatare l’amicizia in un sentimento di struggente mancanza che riguarda una persona che non esiste più.
Soprattutto possono tradirti.
O meglio tradire l’immagine che avevi di loro.
Che assomiglia molto a tradire se stessi dal tuo punto di vista.
La cosa più terribile degli amici scomparsi è che facebook te li riporta davanti.
Lo dovrebbero vietare.
Per decreto legge.
La pubblicità è divertente.
In ventisei anni, quindici milioni di coppie hanno usato una golf per i loro amplessi a motore.
Il problema è l’algoritmo.
Il corriere, che ha sempre ragione, dice che dal 1976 ad oggi sono state vendute ventisei milioni di golf.
Perché su ventisei milioni di golf vendute, quindici milioni (né quattordici né diciassette) abbiano visto gli amplessi del loro proprietario non è dato comprenderlo.
In astratto, non sarebbe una percentuale da disprezzare: una golf dà il 57% di possibilità di fare l’amore.
In pratica, puzza di pubblicità ingannevole.
Dal 1982 al 1997 – sulla tenuta della macchina, nulla da dire – ci ho fatto l’amore al massimo un paio di volte.
E spero che mio padre non abbia tenuto la vettura in linea con le prestazioni promesse dal signor Volkswagen.
Immaginare il quintalotto di mia madre attacchinato in una macchina fa venire i brividi.
Forse, però, non dovrei immaginare mia madre …
Stazione.
Urla.
L’Onda è entrata in stazione.
Si è adagiata sui binari.
Interruzione di pubblico servizio, nel linguaggio del codice penale.
Due ore come un idiota.
Difficile vincere la tentazione di ricordare i volti dei propri studenti in vista dei prossimi esami.
Molto difficile.
Ma non impossibile.
In fondo, sono un costituzionalista.
Mattina presto, treno.
Normalmente saturo di odori più o meno umani.
Si trova uno spazio apparentemente libero.
Ci si siede.
Stendendo la giacca in modo da non entrare in contatto con il sedile.
Pisseri. Maledettamente pisseri.
Computer.
Testa dentro il computer.
Grugno che sconsiglia la seduta nei pressi.
Tipo.
Sudato,
Grasso.
Un adipe che fa corpo con il sudore.
Si siede, sorridente: Così ci facciamo compagnia.
–> Sgrunt.
Il suo odore si fa strada.
Senza nessuna pietà.
Lezzo.
Laido.
Un odore di sonno lavato poco e male.
La testa scende ancora di più dentro il computer.
L’olfatto che cerca pietà dentro al golf.
Si scende: Scusi?
–> SGRUNT
Mi permetta di consigliarLe di pulirsi le scarpe. Temo che abbia pestato una cacca.
E va via tutto soddisfatto.
Evangelicamente soddisfatto (Luca 6,41-45).
Bimba Impertinente e Bimba Piccola viaggiano ancora in carrozzina.
Modello slitta da neve per Iditarod.
B.I. sta in piedi su una pedana e B.P. sta seduta nel seggiolino.
Babbo fa il cane, ovviamente.
Il tutto attira gli sguardi degli anziani, che inesorabilmente si avvicinano.
Vecchiaccia, con testa dentro la carrozzina, rivolta a B.P.:
–> Ma che bel bambino
B.I., con voce roca: E’ una bambina.
Vecchiaccia:
–> Ma che bella sorellina, non sei contenta di una sorellina così graziosa?
B.I., con aria angelica: Si, mi piace un sacco. E’ morbidissima…
E la addenta tutta soddisfatta.
Cena.
Amici.
Tutti sanno, enciclopedicamente, tutto di tutti.
Tipa tradisce Tipo, ricambiata.
Entrambi con un amante molto più giovane del compagno.
Reciprocamente ignari, si dice, non senza scetticismo.
Tipa interrompe i chiacchiericci.
Un tono che sembra il tintinnare della forchetta contro il calice.
Ieri mi hanno raccontato una barzelletta.
Aggancia gli occhi di tipo.
Inizia a raccontare.
Gli occhi fissi nell’altro come due soldati dentro Paolo Uccello.
Il marito: Sai, dice alla moglie, ho una amante. Perdonami. Ho perso la testa. E’ giovane, molto giovane, ventisette anni [maligna precisione anagrafica di Tipa].
La moglie. Ti ringrazio. Non sapevo come dirtelo. Anche io ho un amante. Molto giovane: ventiquattro anni.
E sai? Il ventiquattro entra nel quarantacinque molte più volte che il cinquantuno nel ventisette.
Fine della barzelletta e silenzio.
Lei lascia cadere gli occhi del marito nel piatto.
Nella ironica pietà della padrona di casa che chiama la cameriera perché porti dell’altro vino.
Milano.
Liceo del centro.
Molto borghese.
Diciamo fra via dei Giardini e il Circolo della Scherma.
Ragazzina.
Quinta ginnasio, ottima famiglia di buona nobiltà industriale, con una qualche allure resistenziale.
Carina, come è carina una bimba cresciuta in un mondo nel quale tutti sono carini.
Nel quale essere carina assomiglia a un dovere sociale.
Quasi una questione di buon gusto.
Esattamente come l’intelligenza sensibilmente nevrotica della madre.
O gli abiti di buon taglio genovese del padre.
Smette di studiare.
Va a scuola senza portarci il cervello.
Mangia sempre di meno.
Si svuota.
Si svuota dal di dentro.
Il nonno si preoccupa.
La madre si preoccupa.
Il padre non c’è, naturalmente.
La madre trova un diario.
Agghiacciante.
Notti passate in gare fra ragazzine a chi si faceva sbattere da più uomini.
Con testimonianza via sms e autoscatto.
Interi pomeriggi a sniffare eroina, perché ha un prezzo compatibile con la paghetta e iniettarsela fa troppo tossici.
Un mondo di ragazzini svuotati.
Guidati da ragazzotti svuotati.
Pochi ragazzotti che esercitano uno strano carisma su molti ragazzini.
Lei, che è orgogliosamente fragile, cade nelle stanze buie di una noia rubata dal dolore dell’adolescenza.
Cade dentro il carisma oscuro dei più grandi.
Che sono tutti di ottima famiglia, figli di amici dei genitori, carini e intelligenti.
Forse, le classi separate dovrebbero essere per loro.
Anche se parlano benissimo in italiano.
Gli esami sono una scocciatura immane.
Per il disgraziato che deve rispondere alle domande e per l’infelice che deve ascoltare le sue lezioni straziate dai ricordi del disgraziato.
Si può vedere un Polluter pays che diventa Polluter piss[es].
Etc.
I libretti sono un vaso di Pandora.
La cortesia ne impedisce l’apertura prima della formulazione del voto.
Si dice per impedire il pregiudizio che deriverebbe dalla consapevolezza della carriera accedemica già svolta.
In realtà, non si aprono per evitare di scoppiare a ridere.
Sembrano il gonnellino di Eta Beta.
Ci si possono trovare:
– santini di Padre Pio e Madonne varie con prole e pugnali;
– residui organici più o meno recenti (dalle caccole alle macchie di caffè);
– quadrifogli, coccinelle e oggetti degni della cucina del Mago di Palermo;
– quadrelli di fumo;
– fotografie della fidanzata in versione figlia di Fantozzi…
Una leggenda metropolitana narra dei diciotto in giardino. Il docente svolge l’esame senza pietà e al termine chiede: Preferisce tornare o si accontenta di un diciotto in giardino? Allo sguardo incuriosito degli astanti, replica compilando il verbale, firmando il libretto e lanciandolo dalla finestra. Si racconta anche della reazione eroica del candidato che afferra i verbali e li lancia dalla finestra dicendo: Almeno facciamo le scale assieme…
La verità, secondo me, è che dentro il libretto c’era un gommone usato e il lancio era una reazione naturale alla orrida sorpresa.
P.s.
La foto è di http://talleyrandnet.wordpress.com/
Bimba Impertinente: Babbo mi racconti una fiaba?
Quale?
B.I. –> Ariel, voglio che tu mi racconti di Ariel
[Brivido di terrore: Ariel, la sirenetta, Acc., non mi ricordo un piffero]
Allora, un giorno, molti anni fa, in un mare in tempesta, correva un vascello …
B.I. –> Si, e la sirenetta?
Nuotava accanto al vascello ….
[La sirenetta salva il principe che stava per affogare, si innamorano, vorrebbero sposarsi, ma la sirenetta non può vivere nel mondo del principe e il principe non può vivere nel mondo della sirenetta. Acc. non ricordo davvero che cosa succede dopo]
Alla fine, il principe e la sirenetta andarano da Maguffo
–> Chi è Maguffo?
Il Mago Buffo, un mago potentissimo che ha sempre una soluzione. Maguffo dopo avere ascoltato attentamente la sirenetta – il principe non era bravissimo a spiegarsi, era un po’ bietolone – preparò una pozione magica e in questo modo la sirenetta poteva vivere con il principe e il principe poteva vivere con la sirenetta. Un po’ nel mondo della sirenetta e un po’ nel mondo del principe…
–> Ma, babbo, la fiaba non finisce così
No, la fiaba vera finisce così, me la raccontava sempre la mia nonna, solo che è un segreto. La mia nonna lo ha raccontato a me come io l’ho raccontato a te.
–> Babbo, mi racconti la fiaba finta?