Piazza Savonarola
Quadrata.
In quello che fu il quartiere ottocentesco degli artisti.
E che oggi è un frinire di banche, studi legali, famiglie borghesi, o più che borghesi.
Piazza Savonarola sono i bimbi che si arrampicano sulla statua del predicatore rompicoglioni.
Di quel predicatore che bruciava i dipinti del Botticelli e che fu bruciato, alla fine, da una città che non è mai stata fortunata per i santi.
Piazza Savonarola è una realtà a strati.
Anziani con i badanti.
Bambini malati cronici che vengono portati con le loro carrozzelle da un ospedale non lontano.
Domestici, di ogni genere e colore.
Professionisti, più o meno affermati.
Bancari e banchieri.
I figli di quella borghesia che vive qui dalla fine dell’ottocento.
E così via.
Tutti questi strati si ricompongono intorno ad un chiosco.
Dove una sudamericana – improbabile e completamente alcolizzata – mischia mojito dalle sette di sera alle sei del mattino, bevendo birra Heineken in continuazione.
Piazza Savonarola sono le mamme che accompagnano i bambini.
E che si fermano a bere un aperitivo, fingendo che sia troppo forte, affettando di non essere abituate a bere.
E’ la mamma di una splendida bimba del colore del cioccolato.
Una donna coraggiosa.
Che quando si è accorta di essere incinta (è piuttosto robusta e se ne è accorta verso il quarto mese) ha convocato tutti e tre i partner del periodo fertile per dire loro che aspettava un bambino, ma non sapeva chi fosse il padre.
E uno di questi si è convinto di essere riuscito ad avere un figlio.
Le è stato accanto per tutta la maternità.
Fino al giorno in cui la pancia infinitamente sterminata ha prodotto la bambina cioccolato.
Ed è andato via, direttamente dalla sala parto.
Senza più tornare.