La ritrovo.
Al suo posto.
Un po' sporca ma pronta a partire.
L'accarezzo a lungo.
Con lo sguardo e con le spugne.
La conquisto di nuovo lavandola.
Ritrovo il ritmo di piccoli gesti quotidiani.
Il piacere di conoscere ogni vibrazione.
E finalmente dormo.
La stessa sensazione che si prova quando si riunisce di nuovo la famiglia.
Una barca non è mai solo una barca.
Il luogo è di perfetto e banale squallore.
Avvocati con gilet da caccia per nascondere le squame.
Segretarie carine come l'attesa di Godot.
E questa splendida tipa che indossa un guanto bianco che fa immaginare un romanzo d'appendice.
Ci vorrebbe Balzac per costruire una storia con questo guanto.
Lei, no.
Lei quando parla dice tutto su se stessa.
Ma soprattutto parla bene di sé solo quando sta zitta.
Penso tutto questo mentre fisso la punta delle mie scarpe e mi accorgo di essere fortunato ad avere un juke box di storie nel cervello che suona anche solo con un guanto bianco perché se capissi davvero dove sono e cosa faccio, non riuscirei a trovare così interessante l'oggetto del mio sguardo e sarebbe un problema.