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Le bugie hanno le gambe corte anche quando portano il cappello

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
23/11/2016

compagnolenin

Dibattito referendario, le ragioni del Si e del No senza lamenti né proclami.
La presentazione della riforma procede lungo binari senza fretta, il relatore del Si spiega i motivi della riforma ed il più che ragionevole relatore del No contrappone i valori della stabilità costituzionale.
Il tutto senza scossoni né colpi di scena.
Finché non appare uno strano vecchio, infagottato in un maglione a collo alto, color vinaccia e con un buffo cappello da capitano di marina che assomiglia vagamente a quello indossato da Lenin.
L’ometto si lancia nel suo intervento: la riforma non si dovrebbe votare perché il senato non sarebbe più un senato ma uno iuvenato (sic), la riforma introdurrebbe dei vincoli a favore della legislazione europea del tutto ignoti al testo costituzionale in vigore, etc.
La prima obiezione è una sciocchezza. Dell’organo importano le funzioni, non certo l’età dei suoi membri e sarebbe bello se questo non fosse un paese per vecchi.
La seconda deve avere un suo perverso fascino perché è la quarta volta che ci inciampo.
È una profonda idiozia perché il vincolo del rispetto della legislazione dell’Unione europea da parte della legislazione regionale è stato introdotto dalla riforma costituzionale del 2001 e il nuovo testo non cambia nulla sul punto.
Però è preoccupante sentirla ripetere. Dà la sensazione di una sorta di catechismo del No che viene diffuso da qualche spregiudicato scribacchino e ripetuto più o meno a pappagallo da un buon numero di persone che prima di oggi non avevano mai incontrato la Costituzione.
Quelli con il cappellino non sono i più simpatici, ovviamente.

Il superamento del bicameralismo paritario e il contenimento dei costi della politica

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
20/11/2016

I banchi semivuoti dell'Aula del Senato dopo l'abbandono dei senatori del M5s e della Lega Nord, Roma, 01 Agosto 2014. ANSA / LUIGI MISTRULLI

Nel dibattito referendario, la questione del superamento del bicameralismo paritario in rapporto al contenimento dei costi della politica è dibattuta con una approssimazione che merita di essere oggetto di qualche piccolo chiarimento.

Il costo del Senato si ricava dal rendiconto delle entrate e delle spese del Senato nel 2015 adottato dal Consiglio di Presidenza il 19 luglio 2016 (XVII Legislatura, Doc. VIII, n.  7).

Le spese del Senato sono state nel 2015, a consuntivo, Euro 512.786.632,03 , ovvero 513 milioni di Euro. Di cui:

 

Spesa corrente obbligatoria

 

471.200.914,22

Spesa di funzionamento in senso stretto

40.407.137,86

Spesa in conto capitale

 

1.178.579,95

TOTALE

512.786.632,03

L’abolizione del Senato determinerebbe sicuramente la soppressione delle spese di funzionamento in senso stretto e delle spese in conto capitale, che secondo la relazione dei Questori sono tutte le spese sostenute per l’erogazione dei servizi e forniture di supporto al funzionamento del Senato, quali le prestazioni professionali per l’Amministrazione, il costo del personale che fornisce servizi in Senato, le spese per l’attivita` delle Commissioni, i costi per i servizi informatici, di comunicazione, assicurativi, di ristorazione, di trasporto, di locazione, delle pulizie, ecc. (spese di funzionamento in senso stretto) e le spese per l’acquisto di beni mobili inventariati, delle spese di manutenzione straordinaria, nonche ́ di quelle di acquisto e conservazione del patrimonio della Biblioteca e dell’Archivio storico (spese in conto capitale).

Non avrebbe invece un impatto apparentemente significativo sulla spesa corrente obbligatoria, che si compone dei costi per i Senatori, ex-Senatori, personale di ruolo, personale in quiescenza, personale estraneo all’Amministrazione nonché di tutti gli oneri collegati quali quelli fiscali e previdenziali.

Non è così. La tabella 5 predisposta dai Questori indica il contenuto della spesa corrente obbligatoria e il suo andamento fra il 2013 e il 2015:

Tabella 5 – Quadro riepilogativo finale della spesa obbligatoria

Spesa corrente obbligatoria Riepilogo per aggregati funzionali

Bilancio 2013

Bilancio 2014

Bilancio 2015

Risparmi da versare al Bilancio dello Stato

12.520.000,00

19.498.543,64

16.949.968,11

Senatori e Gruppi parlamentari

99.387.456,42

98.415.145,98

98.637.961,96

Ex-Senatori

80.893.600,57

80.381.632,96

78.686.611,63

Personale addetto alle segreterie istituzionali

11.107.147,69

9.602.850,87

10.048.631,41

Personale dipendente in servizio

123.493.965,73

119.309.859,85

102.445.428,04

Personale in quiescenza

115.135.780,29

119.900.000,00

138.153.607,71

Oneri previdenziali e fiscali a carico dell’Amministra- zione

32.018.644,18

28.690.760,92

26.278.705,36

Totali

474.556.594,88

475.798.794,22

471.200.914,22

Le spese inevitabili di questa tabella anche nel caso di soppressione del Senato sono quelle a carattere previdenziale (Euro78.686.611,63 per gli ex senatori e Euro138.153.607,71 per il personale in quiescenza), ovvero circa 216MlnEuro, che però sono destinati a ridursi progressivamente per effetto della inevitabile letalità che caratterizza anche gli ex senatori e i loro dipendenti in quiescenza.

Per il resto, le spese per i senatori (Euro98.637.961,96), il personale delle loro segreterie (Euro10.048.631,41), i risparmi da versare allo Stato (Euro16.949.968,11) sono destinate a cessare: ai senatori non sarà versata alcuna indennità, il personale delle loro segreterie viene naturalmente a cessare, i risparmi da versare allo Stato sono una conseguenza del fatto che il bilancio del Senato è alimentato tramite un fondo di dotazione che ovviamente sarebbe soppresso.

L’ultima questione riguarda il personale (Euro102.445.428,04, per gli stipendi; Euro26.278.705,36, per gli oneri fiscali e previdenziali a carico dell’Amministrazione). Il personale è destinato a confluire nei ruoli dell’altra Camera sicché non vi sarebbe alcun risparmio per questa voce.

E’ vero solo se non si tiene conto che si tratta di personale di altissimo livello che potrebbe essere incentivato a migrare in altre amministrazioni che potrebbero ricevere un vantaggio davvero straordinario dalla loro professionalità.

Sulla base di queste considerazioni si può dire che l’obiettivo del contenimento dei costi è piuttosto centrato. Vengono meno 167MlnEuro di poste comprese fra gli stipendi dei Senatori e quelli del personale delle loro segreterie, più le spese di funzionamento in senso stretto. A questi si deve aggiungere che il costo previdenziale del Senato è di circa 217MlnEuro, su cui non si può fare nulla, se non implorare la previdenza di fare il suo corso, e che sottratti dal costo complessivo del Senato le spese risparmiate e le spese previdenziali restano solo le spese per il personale attualmente in servizio (circa 128MlnEuro) su cui valgono le considerazioni che si sono espresse.

Tradotto in percentuale, il superamento del bicameralismo paritario determina un risparmio del 33% e al netto delle spese previdenziali del 57%, che comunque non è poco.

Nella stanza accanto

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
18/11/2016

C’è il liscio. 

Qui la riforma costituzionale. 

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