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Duplice violenza a Venezia

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
05/09/2023

Il comandante dei vigili urbani di Venezia, commendatore del sovrano ordine militare di san Giovanni di Gerusalemme, Rodi e Malta e grande ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica italiana, è stato invitato a una sfilata di moda organizzata nella Tesa dell’Arsenale da Giorgio Armani.

C’è andato indossando per l’occasione l’uniforme di gala e per ben cinque volte è stato palpeggiato da un giovane sconosciuto che fra i quattrocento invitati della festa ha prescelto l’alto ufficiale come oggetto della sua deprecabile abilità manuale.

Il malcapitato comandante ha avvertito del proprio disagio il direttore generale del Comune ed è tornato a casa, senza denunciare l’evento, sarebbe stato difficile provarlo in un eventuale giudizio penale, e senza sfidare a duello il fellone, forse non gli è venuto in mente e comunque è vietato dal codice penale, per non disonorare l’uniforme.

Una volta arrivato a casa ha scritto un post su Facebook per denunciare l’accaduto e manifestare la propria comprensione nei confronti delle vittime di violenza sessuale.

E’ stato sommerso di commenti sarcastici ed ha ritenuto di sopprimere il post rivolgendosi alle agenzie di stampa che hanno dato ampio risalto all’evento evidenziando come il poveruomo fosse stato vittima di due violenze: la prima da parte del giovine che lo aveva palpeggiato nelle parti intime e la seconda dei lettori dei suoi post che lo avevavano sbeffeggiato non ritenendo che un uomo, un comandante di polizia locale, un commendatore e un cavaliere potesse essere vittima di violenza e degradando l’episodio a innocente goliardia degna di esser narrata da Pietro l’Aretino piuttosto che dal Boccaccio o da Casanova.

La tentazione di fare ironia è forte: il richiamo di una delle barzellette meno politicamente corrette degli anni ottanta in cui un vigile viene appellato Uvbano da un omosessuale che gli chiede informazioni stradali e lo minaccia di pubblica sottomissione, Uvbano, Uvbano era il ritornello della storiella da intonare in falsetto, l’idea del vigile urbano a Venezia che dirige il traffico con la ciambella e la paletta fra gondole e vaporetti, la stessa immagine del perfido giovinastro che tasta il deretano del grand’ufficiale al merito della Repubblica come estremo gesto di scherno verso la pubblica autorità, o di un gruppo di sghignazzanti vitelloni che lo circonda attentando all’onore della sua uniforme e quando si gira sdegnato agita il dito disegnando cerchi per aria a chiedere vediamo se capisci chi è stato, sono tutti spunti che animano spontaneamente e perfidamente la tastiera.

Ma, fermo lo sdegno per l’accaduto, per il duplice accaduto, e la solidarietà verso il disonorato comandante, siamo davvero sicuri che in questo caso il silenzio sia omertà e non piuttosto rispetto per la divisa che si indossa, il giuramento che si è fatto, le funzioni che si è chiamati a svolgere?

Perché forse il comandante dei vigili urbani di Venezia, il cui curriculum fa bella figura nelle pagine internet del Comune, non ha letto il passo di Hobbes in cui il filosofo scrive che il Re tutto può tranne che rendersi ridicolo e questo, in una democrazia, come in uno Stato assoluto, vale per ogni funzionario, anche se ha ragione di rivendicare la propria dignità ferita denunciando che persino un pingue uomo di mezz’età può essere vittima di violenza sessuale perché questo è l’accaduto e non vi deve essere spazio per alcuna ironia.

La multa di Bimba Piccola (Così impari a portare jella)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
19/07/2023

Bimba Piccola ha una visione del servizio pubblico decisamente radicale.

Non ritiene che si debba pagare una ulteriore tassa per un servizio che è sostenuto dalla fiscalità generale.

Ovvero ritiene che non pagare il biglietto sia ragionevole nella misura in cui non lo si è pagato abbastanza volte da ripagare l’eventuale multa.

Il tutto si rivela nella mascherina che indossa per salire sull’autobus.

Solo per salire sull’autobus.

In casa, lo sappiamo tutti e la madre, vedendole prendere la mascherina con un piede già fuori casa, la ferma chiedendo se ha preso anche i soldi per il biglietto.

Lei risponde come risponde un adolescente che non vuole essere fermato quando sta uscendo dalla prigione che i suoi genitori si ostinano a considerare una casa.

Poi chiama la madre.

“Mi hanno fatto la multa”

“Porti una bella sfiga”

“Ma io avevo la mascherina e ho dato il tuo nome…”

La piccola criminale si porta dietro la foto dei documenti di tutta la famiglia.

Ecco, se non fosse simpatica e adorabile, sarebbe solo terribile.

Il gobbo (Lo sguardo del malocchio)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
19/07/2023

Lo vedevo quasi ogni mattina.

Curvo lungo il marciapiedi.

Puntuale da rimetterci l’orologio: vederlo mi diceva quanto ero in ritardo per il treno.

Mi ha sempre fatto venire in mente il vecchino delle cento lire che aveva lo stesso problema alla schiena ed era costretto a guardare in terra, sicché mia madre, che non era particolarmente versata nel politicamente corretto, lo aveva soprannominato così: come se cercasse una monetina sfuggita di tasca a uno sconosciuto passante.

Un ricordo tenero, perché tenera era mia madre e ogni volta che la ricordo mi sembra di sentire il suo profumo.

L’ho ammirato incondizionatamente perché ogni mattina, qualsiasi tempo ci sia, esattamente alla stessa ora, fa il suo giro: carne, frutta / verdura, pane.

Finché, una sola volta, ha alzato gli occhi da terra, ha incontrato il mio sguardo e lo ha trafitto.

Mai avevo visto occhi così intensi, vivi e malvagi.

Lo sguardo del malocchio.

Da quel giorno, non l’ho più visto ma una sottile malinconia ha iniziato a curvare le mie spalle.

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