• Follow us on Twitter
  • RSS
Un altro giorno da descrivere close

ProfStanco

  • Home
  • Blog

Una stagione all’inferno (Apocatastasi)

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
13/06/2022

La Musa non è sempre stata una musa

inconsapevole e profonda come un cielo stellato che contiene tutti i miti e li narra all’intelligenza di chi li scruta

capace di donare i baci della Venere Celeste, puri come l’amore di Venere Pandemia, di una puttana che sa fare il suo mestiere con coscienza di avvocato e scrupolo di ragioniere, che ci mette passione perché la sua professione non è l’amore ma l’illusione dell’amore

capace di essere puro amore di amore, capace di pensare di poter essere viva come una proprietà, proprietà di un cielo stellato, ma quando l’amore è un mestiere anche chi è amato vuole essere gratificato come un cliente che considera merce il cielo stellato

Musa ha divorato il cielo stellato dentro di sé, ha ingoiato tutte le sue stelle come sperma, lo ha dimenticato lasciando che il suo corpo fosse scempio e meraviglia, facendo diventare quello scempio e quella meraviglia piacere e vendetta, cercando chi sapeva essere più crudele nello stupro dello stelle

Godendo ogni volta che moriva una stella, piangendo nell’attimo del piacere, come se fosse normale, cercando ogni volta più crudeltà per saccheggiare il proprio cielo stellato, come quelle bande di norreni che sapevano che dopo il primo saccheggio chi si era nascosto usciva e si allontanavano per poter infierire oltre nella beffa dello sterminio

poi le stelle sono finite, sono morte in un nero di Kapoor, non sono sopravvissute a uno scempio ancora più terribile degli altri, e, finalmente, Musa ha trovato la notte senza ombre, si è lasciata attrarre dalla sua assenza di luce, come una calamita d’anime in un libro di Lovecraft o un maestro della notte in una canzone della PFM

ha consumato tutte le stelle, si ferma. Si deve fermare. Senza stelle non ci possono essere più stupri e Musa aveva fatto dello stupro il proprio diario sentimentale fino a morirne dentro come una figlia violentata davanti al padre nel pennello cinicamente disperato di Picasso

chi ha divorato tutte le sue stelle, può di nuovo cercare un manto che copra i suoi segni, un manto di Madonna del Beato Angelico?

Apocatastasi, grida nella notte d’Alessandria un lontano monaco castrato: nessuno ha diritto di essere lasciato lontano dalle stelle, neppure il demonio, neppure colui che ha passato la sua vita a lasciar stuprare le stelle da chi non sapeva leggervi i miti che l’undicesima musa aveva ricamato.

Non c’è stagione all’inferno senza apocatastasi, grida il lontano monaco castrato, mentre la sua notte si illumina di un faro.

Impenetrati silenzi

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
09/06/2022

Il silenzio sfinisce

Addolora le mani il silenzio della Musa e dei suoi fardelli

Addolora il pianto e trascina i piedi mentre il vento è una furia che scuote la mente

Il dannato osserva la sua Musa mentre tace

Ne assapora il silenzio, si lascia condannare dal suo nascondersi, lo vive come un harmattan

Oramai conosce il colore dei deserti e trova la sua strada nella sabbia

Strada di sete e naufragi

Il silenzio è sfinita sabbia mentre il dannato sa che la sua sete si può dissetare dal suo grembo

Quel grembo che è stato madre e amante e nel quale la sua anima si unisce al corpo dissecandosi

Questo silenzio che è vergine come le latrine di un postribolo.

Fuori di gabbia

0 Comments/ in profstanco / by Gian Luca Conti
08/06/2022

E’ la stanchezza dell’ora d’aria con cui si incammina nella luce spaesante della libertà

Ha vissuto dentro la propria condanna che sapeva ingiusta

Ci ha vissuto dentro abituandosi a considerarla giusta: non aveva commesso il fatto per cui era stato condannato ma si impara presto dallo stesso odore delle mura e delle lenzuola che nessuno è innocente, che tutte le condanne sono giuste. Mai e sempre

Quella sentenza è stata riformata o, forse, è stato graziato

La notizia lo colpisce come lo aveva colpito la notizia della condanna, aveva imparato ad amare la luce sporca della prigione, la rassicurante assenza di libertà, la quieta serenità di una condanna senza fine

Adesso cammina, sfiorando il calore della libertà sul muro di cinta della prigione, accarezzandola come un bambino che cerca la mano della madre per addormentarsi e per camminare, cammina verso la fermata dell’autobus. Per addormentarsi e camminare

Adesso la sua condanna è riconoscere il colore del Sole, a ogni alba e a ogni tramonto. E qui non c’è grazia

Page 24 of 422«‹2223242526›»

Ultimi Tweets

  • https://t.co/f3p1xGFuox Se Rousseau vota Draghi, M5S si divide e Meloni non è più sola per Copasir etc. 13:09:42 12 Febbraio 2021

Archivi

Segui @ProfStanco

RSS

  • RSS – Articoli

Articoli recenti

  • Il Maestro e il perfetto citrullo
  • Sorelle A Tebe
  • Il porto (Esisto)

Categorie

  • jusbox
  • profstanco
  • Senza categoria
  • Uncategorized

Interesting links

Besides are some interesting links for you! Enjoy your stay :)

Pages

  • Blog
  • Welcome

Categories

  • jusbox
  • profstanco
  • Senza categoria
  • Uncategorized
© Copyright - ProfStanco - Wordpress Theme by Kriesi.at