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Lacune laiche

8 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
04/08/2009

PreteTre notizie di questi giorni sono legate da un filo rosso: la commercializzazione della pillola abortiva RU486, che ha suscitato le proteste del Vaticano; la sentenza della Law Lords del 31 luglio 2009 sul caso Debbie Purdy, che ha stabilito che non vi è alcuna ragione di procedere contro un marito che assiste la moglie che – malata incurabile – ha liberamente scelto di morire; con ordinanza iscritta al registro della Corte costituzionale al n. 177/2009, il Tribunale di Venezia ha dubitato della legittimità costituzionale delle norme che vietano il matrimonio fra persone dello stesso sesso.
Tutte queste vicende pongono lo stesso problema: in che misura il diritto, e soprattutto il diritto costituzionale, può intervenire nelle scelte fondamentali di una persona?
Non può farlo per ragioni etiche.
La struttura del diritto è la stessa struttura del linguaggio.
Il diritto è una grammatica che consente il dialogo fra persone che possono avere posizioni etiche molto diverse.
Vi è nel diritto, nelle singole norme che lo compongono, una struttura assiologica che è molto simile al "giudizio" inconsapevole delle norme linguistiche: un giudizio di giustizia che si aggancia al bisogno di comunicare con le altre persone e che parla per consuetudini irrazionali.
Una persona non ha bisogno di riflettere per trovare la giusta consecuzione fra i verbi: i verbi suonano bene o suonano male per ragioni che nella loro esatta formulazione grammatica sono spesso ignorate da chi parla.
Così è delle norme giuridiche.
Quando le norme giuridiche si collegano ad istanze etiche, la proposizione cogente che ne risulta perde questo connotato: diventa un qualcosa che può suonare bene a taluni, ma che suona inevitabilmente male per altri.
In questi casi, si smarrisce la radice naturale di ogni norma: è proibito perché l’esercizio di questa libertà turba il principio di eguaglianza.
Così, nell’aborto, vi sono dele scelte consolidate dalla legge 194 del 1978. La sostanza di queste scelte non cambia a seconda del meccanismo scelto per provocare l’interruzione della gravidanza. La scelta del meccanismo è solo un problema farmacologico e utilizzarla per riaprire il dibattito sulla liceità dell’aborto è solo un artificio retorico.
Intimamente scorretto.
Nel suicidio medicalmente assistito, che è cosa assai diversa dalla interruzione di cure necessarie per il mantenimento in vita, il problema è se lo Stato può costringere a vivere e se ha un interesse a considerare socialmente pericolosa la persona che decide di non poter non accompagnare la propria moglie che ha deciso di porre fine alla propria vita e che non vorrebbe restare sola in quel momento.
Nel matrimonio fra persone dello stesso sesso, il punto, il vero punto, è in che misura due persone che decidono di unirsi in matrimonio, anche se omosessuali, possono essere di pregiudizio per la società? Che cosa leva la consacrazione giuridica nella forma del contratto nuziale del loro affetto agli altri cittadini? Che diritto hanno gli altri cittadini di violare il principio di eguaglianza per ragioni di carattere esclusivamente genetico?
Naturalmente, questa è la sostanza giuridica delle scelte.
La sostanza etica pone interrogativi molto diversi.
Ma quella appartiene a ciascuno.
Non allo Stato.

I pensieri politicamente scorretti di una bambina impertinente (Lui è povero)

5 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
31/07/2009

BimbaImpertinenteMattina: colazione con rassegna stampa.
Si parla di Obama e del suo piano per la sanità.
Bimba Impertinente ascolta distratta:
–> Babbo cosa vuol dire?
–> Vuol dire che in questo paese lontano si vuole fare in modo che siano curati anche i poveri
–> Non ho capito
–> Vedi, se un povero perde una gamba, ha bisogno di una gamba di legno, ma non la può comprare, sicché rimane senza una gamba. Invece, il Presidente degli Stati Uniti vorrebbe che anche lui potesse avere una gamba nuova
Silenzio.
Qualche giorno dopo: semaforo con slavo senza una gamba:
–> Babbo, lui è povero?
–> Perché non ha la gamba?
–> No, perché non ha la protesi.

Orologi inversi

0 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
30/07/2009

Istanbul: i bazar-60_2Il tempo conosce molti orologi.
Il suo tempo conosceva molti orologi.
Conosceva una giacca in bicicletta con il Sole 24 ore e la Gazzetta dello Sport.
La fatica di due ginocchia battute una contro l’altra dall’artrite che piega la schiena.
L’EstaThe degli zingari sotto un portico di chiesa nel primo sole del mattino.
Ogni mattina vedeva tutto questo e tutto questo gli diceva che era puntuale.
Allineato con la sua agenda rossa.
Preciso.
Quel tempo si è fermato.
Con uno strano ingrossamento dello stomaco.
Con il peso che non ha bisogno di diete per diminuire.
Con una operazione.
Grave_molto_grave.
Si è fermato nei suoi capelli che sono diventati secchi.
Fragili.
Che cadono.
Il viso che diventa appuntito.
Le mani che si squamano e sanguinano.
Gli abiti che diventano sempre più larghi e tornano sempre più indietro nel tempo rincorrendo taglie di quando era poco più che ragazzo.
Non si ferma.
Fa finta di nulla.
Solo uno sguardo di vetro dal barbiere.
Poche parole sedute sulla poltrona del barbiere, l’uomo che taglia gli ultimi capelli, una ragazza che cerca di mettere ordine fra le mani.
Un ricordo di infanzia ai Gesuiti. Di qualcuno che aveva detto che si doveva vivere come se si sapesse che si sarebbe morti il giorno dopo. Parole che escono dallo stomaco quando i medici ti dicono che devi mettere ordine nelle tue cose. Parole che in fondo non significano nulla:
–> Vede, Oliviero, vivere come se si dovesse morire il giorno dopo … No, non è così che si deve vivere … Si deve vivere come se non si dovesse morire mai, ma come se si sapesse che chi ci è accanto, le persone che amiamo, ma non solo loro … anche le persone che potremmo amare … che in fondo sono tutti o quasi tutti … come se loro dovessero morire il giorno dopo.
Fa finta di nulla il barbiere.
Non sono sue quelle parole.
E le scansa.
Come resto d’un cane su marciapiede.

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