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I pensieri disaggregati di due sorelle (Sbagliando si impara)

10 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
24/06/2009

SorelleBimba Impertinente ha una dote innata per la saggezza spicciola e le massime del piffero.
Se ritaglia un castello della Pimpa e intacca una torre, la guarda con aria da bonzo e dice, a se stessa ma a voce alta:
–> Sbagliando si impara
Le massime di BI normalmente non durano molto, ma nel periodo di efficacia vengono ripetute a distesa.
Come campane pasquali.
Non di rado, a sproposito: Bimba Piccola ha una passione per il free climbing casalingo.
Normalmente, si attacca con le braccia all’asta del piano superiore del letto a castello, porta le gambe dietro la testa e si dondola.
Normalmente, cade rovinosamente e urla come un gabbiano stuprato da ventotto pinguini.
–> Sbagliando si impara
E’ il serafico commento di BI, mentre si allontana del tutto – e non a torto – incurante per l’incolumità della sorella.

Finale di partito al Colle Bereto

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
23/06/2009

colle2-1Primo scenario:
Mattina presto.
Molto presto.
Ingresso secondario della Procura della Repubblica.
Avvocati che non si vedono normalmente su questi selciati.
Di un certo tono.
Che godono di una certa familiarità con la magistratura requirente.
Strano.
Un avvocato del genere se è qui e aspetta fuori è perché deve parlare con urgenza.

Secondo scenario
Si scopre che durante la notte molti studi professionali e abitazioni sono stati perquisiti.
Si scopre che sono stati messi i sigilli a quattro locali ben frequentati per eccessivo uso di cocaina nei privèe.
Si possono immaginare, senza crederci, naturalmente, le ragioni della presenza degli avvocati.
Quei locali erano ben frequentati.
In particolare, da certi politici molto legati alla Amministrazione comunale appena trapassata e dallo stesso Matteo Renzi che ci ha trascorso una non minore parte della sua campagna elettorale.
Strano che di una cosa che tutti sapevano e sanno, nessuno si fosse mai accorto, malgrado che due di essi si trovino nello stesso isolato della Procura della Repubblica.

Terzo scenario
Potrebbe essere iniziato un interessante finale di partita.
Magari adesso qualcuno scoprirà anche che sopra uno di questi locali c’è una casa di appuntamenti.
O c’era fino a pochi giorni fa.
Ma lì ci andavano davvero in troppi.

La repubblica dei referendum quindici anni dopo

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
23/06/2009

AstrazioniIl referendum elettorale non ha raggiunto il quorum.
Non è una novità: è dal 1997 che succede.
Sono passati quindici anni dalla stagione referendaria del 1993.
Quando Anna Chimenti definì la crisi del sistema parlamentare come repubblica dei referendum e i costituzionalisti concentravano i loro tomi sui limiti della ammissibilità del ricorso alla democrazia diretta.
Eppure la crisi del sistema parlamentare non è per niente finita.
Il sistema parlamentare si è evoluto in una sorta di regime dell’esecutivo con forti venature plebiscitarie o neocesariste, secondo la definizione di Azzariti (Il Manifesto del 18 giugno).
In questo sistema, il Parlamento si esprime con un voto che non è più sintesi politica, ma, per effetto dell’abnorme ricorso alla fiducia, espressione di un referendum sulla politica governativa.
Come dire: il voto parlamentare ha un senso nei sistemi parlamentari perché riesce a esprimere un indirizzo politico capace di mediare fra maggioranze e opposizioni attraverso una dialettica, fatta di complessi emendamenti e di attente discussioni. Nel momento in cui il Governo presenta al Parlamento testi bloccati dalla fiducia e sui quali l’unico voto possibile è un si o un no, il Parlamento assume un ruolo referendario circa l’indirizzo politico di maggioranza che viene ad essere espresso solo dal Consiglio dei Ministri e dal Capo del Governo, in particolare.
Probabilmente, i tre referendum elettorali sono falliti anche per questo: gli elettori si rendono perfettamente conto che il loro ruolo è ormai del tutto marginale e si riespande, se così si può dire, solo nella competizione politica nazionale, per poi scomparire del tutto.
In questo schema, il referendum popolare è del tutto inutile perché la funzione referendaria è divenuta la principale attribuzione del Parlamento.
Eppure, l’omino di latta bendato con solo la bocca per parlare è una discreta immagine del referendum: al corpo elettorale in una democrazia parlamentare resta solo il referendum per inviare i propri messaggi al sistema della rappresentanza politica.
Rinunciare a questa attribuzione ammantando di inutilità l’istituto attraverso l’astensione non sembra una buona idea.
Soprattutto se il referendum aveva per oggetto una disciplina elettorale più che discutibile e del tutto coerente con il movimento neocesarista che sta lentamente invadendo il tessuto costituzionale.

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