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Pisesi (Morandi)

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
02/04/2009

acquaspecchiogiratoPisa è lontana da Firenze.
Prima di tutto, perché è vera.
A Pisa ci sono i pisani e anche qualche pisese.
In piazza delle Vettovaglia si trova un pesce che non cammina come un bimbo di tre anni mentre a Firenze, i banchi del lampredotto vendono anche gli hot dog e aggiungono le patate fritte sulla trippa.
Poi, arrivando a Firenze da Pisa si trova una fortezza.
La fortezza con cui i fiorentini dominavano i pisani puntando i cannoni dentro alla città: una città non può essere vicina al paese che ha dominato.
In fondo l’unica cosa buona che i fiorentini hanno mandato a Pisa è stato Galileo.
L’ultima cosa nuova che si è sentita a Firenze sono stati i Litfiba di Pelù negli anni ottanta, mentre i pisani hanno i Gatti Mezzi.
I Gatti Mezzi non sono facili né da capire né da interpretare.
Suonano un mood.
Un modo di vedere il mondo da una periferia sdraiata su un arioporto low cost e una stazione in cui ritarda anche il treno da Livorno.
Un’atmosfera che puzza di acciughe fritte e canottiere sparate su ascelle pelose.
Un jazz pieno di brillantina come in una balera.
Ma che sa piangere la morte di un barbone chiamato Morandi in una canzone che parla dello stesso paradiso di cui narrava Roth nella leggenda del santo bevitore.

P.s.
http://www.myspace.com/igattimezzi

La prossima settimana, esami (Il figlio di un mio carissimo amico)

17 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
31/03/2009

laureaPrima degli appelli, suona sempre il telefono.
Numero sconosciuto.
–> Sono il prof. _____
Uno importante.
Uno che si scatta sugli attenti quando telefona.
–> Buongiorno, professore
–> Come stai, carissimo? Ma non mi dare del Lei, diamoci del tu, siamo colleghi [Mai dato del tu, sempre un osservantissimo Lei, come tutti peraltro] Domani, ci possiamo vedere?
–> Certo, Professore, ne sono onorato. Quando posso venire da Lei?
–> Carissimo, passo io da te. Dimmi quando ti dò meno fastidio…
[Orpo, questa volta la devo avere fatta grossa: un antico barone che si scioglie con l’ultimo dei cretini è cosa che non può non preoccupare l’ultimo dei cretini se non è del tutto e completamente cretino]
Il giorno dopo.
Non è buona regola far aspettare un antico barone.
L’ultimo dei cretini, perciò, è davanti alla sua porta da ben prima che lui sia arrivato.
Felice di leggere il compiacimento nel suo sguardo quando arriva.
Consuete schermaglie di cortesia e attenti arrocchi.
Dopo avere discusso della congiuntura economica (praticamente ha preso il posto del tempo), avere sfogliato le conoscenze comuni (un modo per trovare legami e per dimostrare di non essere figli di una qualche divinità estinta), si arriva al nodo:
–> Senti, carissimo, tu la prossima settimana hai esami?
–> Si, certo
–> Il figlio di un mio carissimo amico deve sostenere con te l’ultimo esame prima della laurea
–> Non devi aggiungere altro, capisco la tensione dell’ultimo esame. Cercherò di metterlo a suo agio
–> Non devi pensare che io ti stia chiedendo qualcosa
–> Non oserei neppure pensarlo. Conosco bene la tua serietà e spero che tu non pensi che io possa pregiudicare la dignità del nostro ufficio
La fine è davvero misera.
L’antico barone chiama il figlio del suo carissimo amico che appare come se abitasse nei cardini della porta.
–> Vi posso presentare?
–> Certo, grazie
Se fossi una persona seria, in forma di consigli per il ripasso, avrei dovuto passare le domande d’esame.
Ma non lo sono.
Elenco i testi per l’approfondimento.
Un complicato Mortati di annata.
Così da mortificare la sua vita sociale fino all’appello.
Dopo, si vedrà.

I pensieri politicamente scorretti di bimba impertinente (Ma che cazzo)

11 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
28/03/2009

BimbaImpertinenteBimba Impertinente ha una frequentazione con il turpiloquio che talvolta lascia sbalorditi.
Gioca.
Tranquilla.
Con la sua amichetta preferita.
Colorano.
Arriva Bambino Terremoto.
Così definito perché del tutto incapace di esprimere emozioni e dotato della sagace brillantezza di una trota salmonata l’ultimo giorno prima di essere ritirata dal banco frigo di un ipermercato e avviata allo smaltimento in discarica.
 –> B.I. perché non fate giocare anche B.T.?
–> Babbo, sono stanca …
–> Via, B.I., è così carino e brillante …
B.I. tace e lascia che B.T. cominci a colorare al suo tavolino.
B.T. colora il tavolino.
Con stolida persistenza.
B.I. lo guarda con indifferente ostilità, gli mette il foglio sotto i pennarelli e innocente:
–> Ma che cazzo …
Il padre è sollevato.
L’ultima volta aveva detto Pocca Madonna.

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