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I pensieri di Stefano

3 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
09/11/2007

La chiusura dei manicomi ha invaso la nostra quotidianità di pensieri diversi.
Si accumulano nella loro dolcezza in strani percorsi.
Il manicomio di Firenze si chiama San Salvi.
E’ un luogo splendido e terribile.
Un enorme giardino completamente recintato.
Uno spazio concluso, ma infinitamente dilatato.
Amo quel luogo ed amo i pazzi che continuano a percorrerlo.
Lo frequento ed alcuni di loro sono diventati amici, se così posso scrivere.
Soprattutto Stefano.
Stefano scrive libri continuamente.
Li scrive e me li dà, me li porta a casa, in cambio di una cena e di un intercalare di famiglia nella sua vita di vagabondo.
E’ terribilmente lombrosiano: enorme la testa, il viso butterato, lo stomaco prominente dell’alcolizzato cronico, gli odori della strada appiccicati addosso.
Fuma come un dannato.
Ma non beve mai con me.
Non beve a casa mia.
Solo acqua naturale.
Le bambine si sono abituate alla sua presenza ingombrante.
Arriva ad ore improbabili.
Spesso con un quadro sotto il braccio.
Il martello che esce dalla tasca interna della giacca, i chiodi in bocca e dice – sono le sei del mattino – Stanotte, ho dipinto per la camera delle bimbe, posso attaccare il mio quadro?
E diventa un natale sgangherato, anche se è novembre e piove forte, dolcemente.
Altre volte, porta i suoi libri ed inizia a leggere.
Legge, a voce alta, con un bellissimo tono baritonale, parole in libertà collegate da pensieri fissi (gli etruschi, la chiesa, le donne, la fica).
Alla fine, mi chiede sempre: quando mi porti all’università? Voglio leggere i miei libri, insegnare la mia dottrina…

Let’s get lost

1 Comment/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
08/11/2007

Semplicemente un uomo dai denti spezzati e dalle dite infrante che ascolta i suoi figli rispondere ad una domanda: "Dite qualcosa a vostro padre, cosa vorreste dirgli?", mettendosi a piangere.
Semplicemente un uomo che sa che è possibile dimenticarsi dei propri figli.
Ma che è impossibile farlo per sempre.
E decide di non poter più continuare a rinchiudere una sensibilità struggente in degli stivaletti da cantante di country.
E’ meglio spalmarla sull’asfalto di una strada di Parigi.

Chi li ha sciolti? (stivaletti)

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
08/11/2007

Fra le cose più orrende che si possano vedere, vi sono, senz’altro, gli stivaletti da uomo.
Quegli orrendi oggetti che si bloccano al principiare del polpaccio e che sono sostenuti ai lati da degli elastici.
Di solito, sono completati da orrendi calzini che li superano appena, al termine di un personaggio che comincia con dei capelli nati da un frantoio: il genere di capelli che torna comodo in questi tempi, quando il loro titolare può strusciarsi il pane in testa se vuole una bruschetta.

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