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Vicino al nulla

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
07/11/2007

Mi è capitato di trovarmi davvero molto vicino al nulla.
E’ stato molto tempo fa.
Una giornata di inverno, mare formato, vento teso.
Buia, come sono le giornate di inverno, quando non conoscono il sole e le nubi si accavallano l’una sull’altra.
Ero in barca.
La barca correva, come sa correre in una andatura portante, bassa sull’acqua, alta sull’onda.
Indossavo una cerata scura: non ho mai amato le cerate vivaci. Le trovo stancanti. Lo so, se cadi in mare, ti vedono meglio, ma a me piace andare in barca da solo e se cado in mare comunque nessuno può vedermi.
Quella volta non ero da solo.
Decisi di lasciare il timore per regolare meglio la rotaia del genoa che si era incastrata.
Mentre cercavo di regolare la vela, in equilibrio precario, un’onda più birbante delle altre mi ha fatto cadere in mare.
Ho cercato di riprendere la superficie prima possibile, appena ho tirato fuori la testa dall’acqua, ho subito cercato la barca.
Ma era già lontana.
Vedevo solo l’albero.
E sapevo che nessuno, di conseguenza, mi poteva vedere.
Mi sono guardato intorno.
Il nulla del mare di inverno.
Nemmeno la costa.
Ho provato a nuotare ma non era facile.
La corrente mi portava ancora più al largo.
Mi sono lasciato trascinare, nuotando il minimo per restare più o meno dove ero.
Senza punti di riferimento.
Il tempo ha iniziato a scorrere.
Nella consapevolezza, assoluta, che nessuno mi avrebbe potuto recuperare prima che il freddo facesse il suo mestiere, donandomi il sonno.
Ed ho cominciato a pensare.
Un unico pensiero: si è fermato il tempo, non riesce a passare, qui rischia di durare davvero a lungo.
Si, ho pensato solo che sarebbe durato una infinità di tempo.
Finchè non ho intravisto la barca che stava tornando indietro.
A vela.
Un bordo dietro l’altro.
Come deve essere per coprire il maggior arco possibile di mare.
Si avvicinava.
Mi hanno visto.
Hanno fatto un bordo, e dopo un altro, per passarmi sotto vento in cappa, quasi immobili.
Ho alzato un braccio.
Afferrato una cima.
Mi sono issato a bordo.
Tremante.
Infreddolito.
Un sapore nuovo in bocca.
I miei amici che piangevano: nessuno pensava che sarebbe riuscito a ritrovarmi.
Era passata mezz’ora.
Mezz’ora fatta di nulla.
Mezz’ora accanto al nulla dura davvero molto a lungo.

L’amico del convegnista

2 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
06/11/2007

Il convegnista si è fatto un amico.
Ha trovato un potente sponsor.
Si tratta del prof. Finocchietti.
La sua caratteristica essenziale è di essere il protagonista assoluto dei cessi maschili.
Dove campeggia – da anni, risorgendo dopo ogni mano di bianco – un "Finocchietti, nano malefico" delle dimensioni di Guernica.
E’ straordinariamente basso, nelle sue dita una merit diventa un avana. Indossa una copia del manifesto, come se fosse una armatura. Incedeva con uno stuolo di assistenti degno di Alberto Sordi.
Narrano che il padre abbia voluto festeggiare la sua nomina a professore di prima fascia con una cena pantagruelica, al termine della quale un sommellier si è avvicinato ai commensali con un carrello di distillati ed ha iniziato a magnificarli, pedante come tutti i sommellier, ed il padre a voce molto alta, senza tenere conto del luogo, ha chiesto una coca cola: "Che così almeno ci faccio un bel rutto"
Il prof. Finocchietti è meno famoso per le sue disavventure giudiziarie.
Pochi ricordano che è stato sospeso dall’insegnamento per avere violentato una studentessa e riammesso solo dopo che questa ha confessato di essere stata conseziente e che a lei in fondo quei segni sul viso piacevano.
Quasi che andare a letto con una studentessa possa essere considerato ammissibile, anche se la studentessa è conseziente (e non lo era, la conoscevo e non lo era per nulla).
Adesso il convegnista ha deciso di darsi al Finocchietti.
Ed è stupito delle attenzioni che riceve.
Non si rende conto, l’idiota, che nessuno tocca il Finocchietti, nemmeno se vi è costretto da una pistola con la canna mozzata.

Il gioco del mago

4 Comments/ in Senza categoria / by Gian Luca Conti
06/11/2007

E’ sempre il solito ragazzino dolcemente pestifero.
Quello della sciampista perfetta.
Ed è sempre uno dei suoi splendidi dialoghi con il suo affascinante padre.
Il padre:
"Come stai?"
Il figlio:
"Bene, ma è un periodo in cui mi sento molto solo. Credo sia perché ho esagerato con il gioco del mago"
Il padre, stupito:
"Il gioco del mago?"
Il figlio, con il tono di chi risponde ad uno che non sa veramente nulla:
"Si: conosci una e le dici, senti facciamo il gioco del mago: io ti scopo e tu, dopo, scompari"
Dopo qualche tempo, nuova telefonata.
"Come stai?"
"Benissimo, una cosa fantastica. Ho conosciuto una ragazza stupenda. Più grande di me. Bellissima. Mi ha invitato a casa. Mi ha aperto tutti i suoi segreti e dopo mi ha lasciato andare via, senza nemmeno darmi il suo numero di telefono"
Silenzio imbarazzato: "Ma, babbo, secondo te, lei non ha mica fatto il gioco del mago con me, vero?"

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